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economia

La popolazione sta diminuendo ma il consumo di suolo non segue la stessa direzione

In un articolo precedente abbiamo riepilogate gli ultimi dati sul consumo di suolo in Italia, secondo le ultime analisi del rapporto del Sistema Nazionale di Protezione dell’Ambiente (SNPA), trovando una crescita nazionale netta di 51,7 chilometri quadrati del suolo coperto in maniera artificiale dal 2019 al 2020.

 

Questo è un valore generale al cui interno si trovano enormi variazioni locali. Guardando per esempio a livello più dettagliato in 14 regioni il suolo consumato supera il 5%, con i valori maggiori in Lombardia (12,1%), Veneto (11,9%) e Campania (10,4). Seguono Emilia-Romagna, Puglia, Lazio, Friuli-Venezia Giulia e Liguria, con valori sopra la media nazionale e compresi tra il 7 e il 9%. La regione con la percentuale più bassa è la Valle d’Aosta, con il 2,1%, anche perché in ampia parte non edificabile data la sua geografia.

Nell’ultimo anno gli incrementi maggiori ci sono stati in Lombardia (+765 ettari), Veneto (+682 ettari), Puglia (+493), Piemonte (+439) e Lazio (+431), mentre in termini percentuali le regioni che risaltano di più sono Abruzzo (+0,5%), Molise (+0,4%), Sardegna e Veneto (+0,3%).

 

 

“In termini di suolo consumato pro capite”, segnala il rapporto, “i valori regionali più alti risentono della bassa densità abitativa tipica di alcune regioni. Il Molise presenta il valore più alto (576 metri quadri per abitante) oltre 200 metri quadri in più rispetto al valore nazionale (356 metri quadri per abitante), seguita da Basilicata (571 ) e Valle d’Aosta (559 ). Lazio, Campania, Liguria e Lombardia presentano i valori più bassi e al di sotto del valore nazionale. Limitandosi alla crescita annuale, Molise e Abruzzo sono le regioni che presentano valori superiori al doppio del dato nazionale sul consumo di suolo pro capite (0,87 metri quadri per abitante) mentre in Liguria si registra il valore più basso (0,22 metri quadri per abitante)”.

 

In un periodo storico in cui la popolazione italiana sta diminuendo, il consumo di suolo non segue invece la stessa direzione. Per questo regioni con elevati livelli di consumo di suolo e demografia in calo riflettono un minore livello di sostenibilità: è per esempio il caso di Veneto e Abruzzo. Valori positivi, in questo senso, si registrano soltanto nelle tre regioni in cui la popolazione è cresciuta nel 2020, ovvero Emilia-Romagna, Lombardia e Trentino-Alto Adige.

 

La Lombardia è per parte sua la regione con la maggiore estensione di aree urbane e ad alta densità di superfici artificiali, con oltre 174mila ettari e quasi il 20% del totale delle aree urbane nazionali. Segue il Veneto con poco meno di 100mila ettari e oltre l’11% delle aree urbane, e l’Emilia-Romagna con quasi 81mila ettari. Quasi ovunque, per quanto in misura diversa, si osserva una lenta trasformazione da aree rurali a aree urbane e suburbane.

 

Un’analisi della distribuzione in relazione alla dimensione economica regionale”, si legge ancora, “è effettuata attraverso il confronto del suolo consumato e del consumo 2018-2020 con il PIL regionale e il numero di addetti all’industria. Questa analisi evidenzia che il suolo consumato per unità di PIL ha una notevole variabilità tra le regioni, con i valori più elevati dell’indicatore in Molise (2,7 ettari per milioni di euro di PIL) e in Basilicata (2,45), più del doppio del valore nazionale (1,2) e di Trentino-Alto Adige, Liguria, Lombardia e Lazio che hanno valori sotto l’unità. Il consumo dell’ultimo anno vede in testa il Molise (101 metri quadri per milioni di euro di PIL), a seguire Abruzzo (75) e Sardegna (72). Calabria, Sardegna e Basilicata registrano i valori più alti di suolo consumato rispetto al numero di addetti impiegati nell’industria. Nella variazione annuale il Molise è invece al primo posto con 89 metri quadri di suolo consumato per ogni addetto, molto di più della media italiana di 13,6 metri quadri per addetto. Concentrando l’analisi solo sugli addetti nel settore delle costruzioni la situazione è simile con Molise, Sardegna e Abruzzo che registrano valori superiori al doppio della media nazionale (39 metri quadri di consumo di suolo tra il 2019 e il 2020 per addetto)”.

Dal punto di vista legislativo, enfatizza il documento, gli strumenti normativi finalizzati a favorire la rigenerazione urbana continuano a evolversi senza però un riferimento nazionale, con risultati piuttosto eterogenei e non sempre efficaci. Praticamente ovunque la definizione di consumo di suolo non è coerente con quella europea o nazionale, e comunque sono presenti eccezioni e deroghe che non rendono tecnicamente “consumo di suolo” anche attività che in effetti lo sono.

Un’analisi complessiva del quadro normativa regionale, svolta in collaborazione con ANCE, mostra  “un certo rallentamento delle evoluzioni del quadro normativo”, con per esempio alcuni disegni di legge in merito fermi sia in Piemonte che in Campania.