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economia

I giovani, le eco-ansie e la precop26. L’Italia è un paese per vecchi?

L’Italia è un letto scomodo in una stanza bellissima. Lo penseranno i giovani di Fridays for Future Italia che hanno sottoscritto la lettera aperta a voi adulti, giovani di ieri e che hanno sfilato nelle piazze italiane il 24 settembre, partecipando allo Sciopero Globale per il Clima. Penseranno di peggio chi oggi 30 settembre è sceso in piazza a Milano per manifestare per il clima in occasione dell’apertura dei lavori del pre-Cop26, la pre-conferenza che chiamata a gettare le basi per la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 che si terrà in Scozia, dal primo al 12 novembre. Da tre decenni l’Onu riunisce quasi tutti i Paesi della terra per i vertici globali sul clima – chiamati Cop – ovvero “Conferenza delle Parti”. Questa volta, dicono gli esperti, dopo i ripetuti fallimenti potrebbe essere davvero l’ultima occasione per trovare un accordo sul clima.

Ecco perché lo sfogo nella lettera è rispettoso ma non senza remore: “non possiamo permetterci che la battaglia per il clima diventi l’ennesima battaglia persa di un’altra generazione di giovani”. Segue una richiesta precisa, senza condizioni: “fate la vostra parte finchè c’è tempo, insieme ai giovani di tutto il mondo. Senza la pretesa di cambiare le cose da un giorno all’altro, ma con la consapevolezza di essere dalla parte giusta, insieme. Il resto, poi, sarà Storia”.

È forse un segnale che il Bel Paese sia un Bel Paese per vecchi? Ma guardiamo ai numeri per contestualizzare il mondo che stiamo lasciando ai più giovani.

Alcuni dati per non dormire la notte

Non c’è da biasimarli. È difficile dormire in questo letto scomodo. Specialmente se si pensa che le nuove generazioni avranno meno coetanei. Secondo quanto dichiarato dal presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo: “i nuovi nati in Italia dal 2014 sono in forte calo. Nel 2020, l’anno orribile della pandemia, si è arrivati a quattrocentoquattromila, e secondo le mie valutazioni il 2021 si chiuderà entro un range di trecentoottantacinquemila o trecentonovantacinquemila nascite”.

 

 

Ricapitolando: le nuove generazioni vivranno nel nostro inquinamento e saranno più sole. Cosa manca in questo bel quadretto? Il fatto che saranno senza speranza.

Questo è quanto viene definito dallo Stanford Medicine Centre for Innovation in Global Health che ha pubblicato sulla rivista Lancet Planetary Health uno studio secondo cui il 45% di chi ha tra i 16 e i 25 anni soffre di eco-ansia – una forma di malessere prettamente legata al cambiamento climatico. L’analisi prende in esame diecimila persone provenienti da dieci paesi diversi e di questi il 60% ha attribuito l’eco-ansia ai propri governi – che secondo loro stanno tradendo le generazioni più giovani. E se credete che tutto ciò sia molto preoccupante, sappiate che il 56% ha persino affermato che “l’umanità è spacciata”. Una cosa che toglie il sonno, vero?