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politica

Ancora a proposito del Ddl Zan, proviamo a parlare della comunità Lgbt con i numeri. Parte 2

In un articolo precedente abbiamo mostrato qual è il contesto italiano in cui si discute del disegno di legge Zan, che fra le altre cose propone di estendere i reati previsti dal codice penale quanto a violenza o istigazione alla violenza anche alle discriminazioni basate su genere, orientamento sessuale, identità di genere o disabilità.

Pur nella difficoltà di quantificare esattamente una questione di questo tipo, un po’ tutte le analisi scientifiche che è stato possibile trovare mostrano di concordare su un punto generale: e cioè che in Italia la tolleranza espressa per le persone gay e lesbiche è fra le minori in Europa occidentale.

Come mostrano i risultati dell’ultimo European Social Survey, un’analisi accademica che attraverso una serie di interviste cerca di misurare le opinioni degli europei, per trovare un livello così elevato di atteggiamenti negativi verso questa minoranza bisogna in effetti spostarsi verso l’est Europa.

La stessa rilevazione, insieme a dati di fonte diversa, suggerisce anche che questo genere di idee non sono nuove in Italia, e anzi risultano diffuse nella popolazione più che altrove da diversi anni. Già restando alle statistiche fornite da European Social Survey si vede che la percentuale di italiani e italiane secondo cui gay e lesbiche non dovrebbero essere liberi/e di vivere come desiderano è molto maggiore che nel resto dell’Europa occidentale almeno fin dal 2012, che è il primo anno per cui questo studio fornisce dati confrontabili.

Uno studio ancora precedente è un Eurobarometro del 2006, che mostrava nuovamente l’Italia avere un basso supporto, sempre rispetto a diverse altre nazioni dell’Europa occidentale, nel consentire il matrimonio o le adozioni anche alle coppie omosessuali.

Per capire a quando risale questa differenza non è facile trovare analisi condotte ancora più indietro nel tempo, quanto meno che contengano in maniera specifica domande sulla percezione di minoranze come quella composta da persone gay o lesbiche. Esistono però ricerche relative ad altri gruppi come i musulmani, condotte dal centro Pew Research, che vanno indietro fino al 1991. Anch’esse in effetti mostrano un quadro simile, e cioè che gli abitanti dell’Italia tendono a esprimere verso di essi sentimenti molto meno tolleranti che altrove.

Per esempio nel 1991 circa il 30% degli italiani e delle italiane affermava di averne un’opinione molto negativa, e fino al 2015 questo atteggiamento sembra essere variato di pochissimo. Nel Regno unito sempre nel 1991 erano circa il 10% ad avere un’opinione negativa, e di recente in Francia e Germania sono stati anche meno. In Spagna viene segnalata una fetta di popolazione contraria più ampia, ma comunque inferiore al 20% e dunque ben minore che nel nostro paese.

Come per le unioni civili, approvate in Italia molti anni dopo che i loro equivalenti erano già legali da tempo altrove, anche la mancanza del matrimonio egalitario suggerisce che in Italia la sensibilità verso questo genere di diritti civili risulta per qualche ragione minore che nel resto dell’Europa occidentale, e in effetti da parecchio tempo.