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cronaca

Giugno è il mese del Gay Pride. Tre grafici per ricordare le lotte della comunità e a che punto siamo

E’ cominciato il mese del Pride durante il quale si svolgono manifestazioni promosse dai movimenti che difendono i diritti delle persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali, queer e intersessuali. La scelta di giugno è legata agli scontri di Stonewall del 1969 quando la polizia di New York fece irruzione in popolare bar gay. Quella notte che diede il via a una serie di manifestazioni di protesta ma prima ci furono altri episodi di questo tipo come nel 1967 il raid della polizia in un bar gay di Los Angeles chiamato Black Cat e un anno prima la rivolta della Compton’s Cafeteria  a San Francisco.

 Come Info Data ecco tre grafici per provare a capire a che punto è la lotta per i diritti della comunità Lgbt (acronimo italiano di: LesbicaGayBisessuale e Transgender).

Dove l’omosessualità è illegale. Nel 2020, l’omosessualità è ancora punibile con la morte in diversi paesi e rimane illegale in almeno 71 altri. L’anno scorso, il Brunei ha recentemente provocato indignazione internazionale quando ha introdotto rigide leggi islamiche che hanno reso l’attività omosessuale punibile con la lapidazione. L’infografica sopra è di Statista ed è stata realizzata con i dati EQUALDEX e mostra dove l’omosessualità rimane illegale.

 

 

L’accettazione dell’omosessualità. Secondo l’ultima analisi del Pew Research Center, un centro di analisi indipendente che analizza le attitudini delle persone su un gran numero di temi diversi, in molte nazioni il numero di persone secondo cui l’omosessualità dovrebbe essere accettata dalla società è in aumento. Ma con importanti differenze nella nazioni fra cui proprio il modo in cui si è evoluta l’opinione degli italiani. Qui il post di Davide Mancino per approfondire.

 

Come si misura la comunità Lgbt? Cercare di capire quante sono le persone gay, lesbiche o bisessuali è sempre una questione delicata, soprattutto dove vengono discriminate di più. Non c’è da sorprendersi che nei luoghi in cui questi vengono considerati comportamenti immorali – quando non addirittura illegali – ci sia reticenza a dichiararsi per quello che si è.

Eppure, anche fra molte difficoltà, le stime disponibili ci dicono che si tratta di una fetta della popolazione tutt’altro che piccola. L’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo (OCSE), per esempio, nel suo ultimo rapporto Society at a Glance ha messo insieme diverse analisi accademiche per cercare di dare, nei limiti del possibile, qualche riferimento.

Un primo e più intuitivo modo per provare a dare qualche numero consiste nel chiedere direttamente alle persone se si identificano come bisessuali, gay o lesbiche. I risultati degli studi condotti in questo modo, su più di una dozzina di nazioni sviluppate, mostrano che in media circa il 2,7% della popolazione si definisce così – o per dirla in un altro modo “almeno 17 milioni di adulti” nei paesi menzionati.

Si tratta con tutta probabilità di una stima per difetto, anche perché a causa di dati incompleti non sono incluse le persone transessuali. Per approfondire leggere il post.