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economia

Misura l’impatto della pandemia sulla disoccupazione giovanile

Un calo tendenziale di 1,2 punti percentuali del tasso di occupazione tra i 15 ed i 24 anni, un aumento di quello di disoccupazione pari a 5,4 punti percentuali. Sono i numeri sull’occupazione giovanile aggiornati al marzo del 2021 rilasciati nei giorni scorsi da Istat. E tutto questo nonostante il blocco dei licenziamenti introdotto dall’allora governo Conte bis e prorogato dall’esecutivo Draghi fino al 30 giugno. I numeri dell’Istituto nazionale di statistica indicano la fascia degli under 24 come la più colpita in termini di aumento del tasso di disoccupazione dopo un anno di pandemia.

La mappa che apre questo pezzo fa invece riferimento alla variazione tra il 2019 ed il 2020 ed inserisce il discorso in una prospettiva europea. Il tutto grazie ai dati rilasciati nei giorni scorsi da Eurostat, scaricabili a questo link. E la notizia positiva, in un contesto che non lo è affatto, è che le regioni del Sud Italia sono tra quelle che hanno registrato un calo del tasso di disoccupazione.

Beninteso, i festeggiamenti è bene restino contenuti: il Molise, che con una riduzione di 6 punti percentuali è la regione che ha visto la maggior contrazione del tasso di disoccupazione giovanile, è scesa dal 45 al 39%. Da queste parti, per dirlo più chiaramente, ogni cinque giovani attivi sul mercato del lavoro, due non riescono a trovare un’occupazione. La strada per raggiungere la provincia autonoma di Bolzano, dove pure si è passati dall’8,4 al 9,3% dopo un anno di pandemia, rimane ancora lunga. Ma insomma, sempre meglio aver cominciato a percorrerla.

Tornando al quadro generale, i territori in arancione sono quelli che hanno visto un aumento del tasso di occupazione nella fascia 15-24 anni, quelli in azzurro quelli che hanno visto una contrazione. I territori non presenti sulla mappa, vedi il Regno Unito e alcune zone della Germania, sono quelli per i quali non sono disponibili dati. In alcuni casi, in mancanza del dato regionale (livello statistico Nuts 2), si è scelto di utilizzare quello superiore (Nuts 1). Succede ad esempio con la Valle d’Aosta, che riporta il valore relativo all’Italia Nord-Occidentale. In ogni caso il tooltip che appare cliccando su ciascuna regione riporta in una nota se c’è stata un’approssimazione di questo tipo.

Più in generale, le variazioni in aumento si registrano, oltre che nell’Italia meridionale e in alcune zone della Francia, anche nell’Europa dell’Est e in Turchia, non esattamente le zone più ricche del continente. Alla sociologia il compito di spiegare le ragioni di questo fenomeno, all’economia e alla politica quello di invertire la tendenza in quelle regioni che hanno registrato un calo.