Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
politica

Quanti sono i “furbetti del vaccino”? Gli errori nelle stime e la questione della “sesta dose”

Che ci siano stati in queste prime settimane di vaccinazione dei “furbetti del vaccino”, come sono stati definiti, cioè persone a cui è stato somministrato il vaccino ma che non appartengono alle categorie a rischio indicate dal ministero, è un fatto. Sono molte le storie di tentativi riusciti di farsi vaccinare “da esterni”, da nord a sud, e la cosa è gravissima. Se c’è un piano per proteggere i più fragili, in una prima fase, con poche dosi, va rispettato, anche perché non sappiamo ancora se il vaccino protegge solo noi dallo sviluppare la malattia, oppure evita le infezioni fra persone.

Altra cosa però è stimare le esatte dimensioni del fenomeno.

Da più parti si propone la stima che queste persone “fuori lista” siano nell’ordine di 100 mila. Il calcolo emerge sommando i dati sul numero di vaccinati indicati nelle tabelle del Ministero (e quindi conteggiati dalle regioni) che non rientrano né fra gli ospiti delle RSA né fra il personale sanitario o socio-sanitario, né fra gli over 80. Notiamo anzitutto una grande variabilità fra regioni circa il “peso” di questi “non sanitari” sul totale dei vaccinati.

Emergono però alcune questioni da chiarire:

 

  • anzitutto se si tratta di capire quante persone sono state vaccinate perché “mogli di”, “mariti di”, “amici di” persone aventi diritto, oppure se sono state autorizzate vaccinazioni a personale che lavora in strutture sanitario, ma non strettamente in prima linea (cuochi, amministrativi, ecc).

 

  • In quest’ultimo caso, bisogna capire se c’è una contravvenzione netta con le indicazioni ministeriali, oppure se le regioni avevano facoltà di farlo. Che professioni appartengono al “Personale delle Strutture Sanitarie”? Tecnicamente nei documenti ufficiali governativi si ritrovano in questa macro-categoria anche impiegati che lavorano nelle strutture sanitarie, cuochi, autisti, personale di vigilanza. Nel Piano Vaccinale si legge “Operatori sanitari e sociosanitari: Gli operatori sanitari e sociosanitari “in prima linea”, sia pubblici che privati accreditati”, per un totale di 1,4 milioni di persone, un numero più elevato di quanto riusciamo a sommare dalle statistiche ufficiali. Come conteggiavamo, gli operatori sanitari in Italia nel 2018 (questi gli ultimi dati che abbiamo trovato) sarebbero: 187.179 medici specialisti e 53.109 Medici di Medicina Generale, 49.552 odontoiatri, 16.807 ostetriche, 346.949 infermieri. A questi si aggiungerebbero circa 300.000 OSS più un numero di operatori di RSA e altre strutture per anziani che difficilmente riesce a calcolare con precisione, anche perché molti sono stati assunti in emergenza, altri sono assunti a tempo determinato.
  • Inoltre, il Ministero non offre i dati su quanti sono stati vaccinati nelle strutture sanitarie e quanti nelle RSA, dove si prevede la somministrazione dei vaccini a tutti i Residenti e al personale dei presidi residenziali per anziani.

 

  • Qualche giorno fa raccontavamo che circa l’82% delle denunce arrivate a INAIL di contagio sul luogo di lavoro, nel contesto sanitario, sono relative a infermieri e infermiere. Seguono gli operatori socio-sanitari con il 18,6% , i medici con il 9,5%, gli operatori socio-assistenziali con il 7,6% e il personale non qualificato nei servizi sanitari (ausiliario, portantino, barelliere) con il 4,7%. . Il restante 4,3% delle denunce in ambito sanitario è stato fatto da  impiegati amministrativi, il 2,2% da addetti ai servizi di pulizia e l’1,2% da conduttori di veicoli.

 

  • Come è stato possibile che così tanti operatori si siano sentiti sereni di far rientrare persone non autorizzate nelle liste ufficiali da inviare al Ministero?

 

Come sfondo a queste domande troviamo altre questioni da tenere presente con i dati così come vengono presentati dalla Dashboard governativa.

Anzitutto la questione della “sesta dose”, che numericamente è cruciale. Pfizer (e quindi il Ministero della Salute) ha conteggiato il numero di dosi consegnate alle regioni contando 5 dosi per ogni flaconcino. Ma in realtà qualche giorno dopo una nota dell’EMA (European Medicine Agency)   ha raccomandato l’aggiornamento delle informazioni sul prodotto di Comirnaty, per specificare che ogni flaconcino contiene 6 dosi di vaccino.

Per prelevare sei dosi da un singolo flaconcino, è necessario utilizzare siringhe e/o aghi a basso volume morto. Il volume morto dell’insieme siringa-ago a basso volume morto non deve superare i 35 microlitri. Se si utilizzano siringhe e aghi standard, la quantità di vaccino potrebbe non essere sufficiente per ricavare una sesta dose dal flaconcino.”

Insomma: a seconda delle siringhe che hai, puoi fare 5 o 6 dosi. Ma come riuscire a conteggiare quante strutture ogni giorno ne fanno 5 o 6 per flaconcino? Il dato complessivo sul numero delle dosi somministrate considera 5 e 6 dosi, quello delle dosi consegnate solo le 5 dosi, e pertanto la percentuale tramite cui misuriamo la “bravura” di una regione è fuorviante.