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economia

Coronavirus, quanti sono stati i contagi sul lavoro denunciati?

Al 30 novembre 2020 sono state 104.328 le denunce di infortunio sul lavoro a seguito di un contagio COVID-19 segnalate all’INAIL, che significa che ha riguardato il Covid una denuncia su cinque pervenuta da inizio 2020. In altre parole il 13% dei contagiati nazionali totali comunicati dall’ISS al 30 novembre ha fatto denuncia di contagio sul luogo di lavoro. I mesi più difficili sono stati marzo (il 27% delle denunce di infortunio professionale è stato per COVID ), novembre (il 26,6%), ottobre (il 20,3%) e aprile (il 17,6%), in pieno lockdown.

Precisiamo subito che sono inclusi in questo computo anche gli operatori sanitari che si sono contagiati facendo il proprio lavoro. Lo riporta la Scheda Nazionale Infortuni Covid-19 dell’Inail, aggiornata al 30 novembre 2020.

A queste si aggiungono 366 denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale a seguito di Covid-19 pervenute, che rappresentano circa un terzo dei decessi denunciati da inizio anno.

Attenzione: il contagio sul luogo di lavoro non è sempre facile da dimostrare in contesti non sanitari. Questi sono i dati sulle denunce. Per quantificare il fenomeno, comprensivo anche dei casi accertati positivamente dall’INAIL, sarà comunque necessario attendere il consolidamento dei dati, con la conclusione dell’iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia.

 

La seconda ondata è stata peggio della prima

La seconda ondata ha avuto un impatto più significativo della prima anche in ambito lavorativo. Nel bimestre ottobre-novembre si rileva il picco dei contagi con quasi 49mila denunce di infortunio (47%), cifra – precisa INAIL – peraltro destinata ad aumentare nella prossima rilevazione per effetto del consolidamento particolarmente influente sull’ultimo mese della serie.

Rispetto al monitoraggio effettuato alla data del 31 ottobre quando si contavano 66.781 denunce, in un solo mese si sono contate 37.547 denunce in più, di cui 27.788 riferiti a novembre e 9.399 ad ottobre. I restanti 360 casi – precisa il rapporto – sono riconducibili ai mesi precedenti (il consolidamento dei dati permette di acquisire informazioni non disponibili nei mesi precedenti).

Particolarmente vessati gli infermieri

Il 97% delle denunce riguarda il mondo dell’industria e dei servizi, che include il settore della sanità e assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili). Quest’ultimo da solo registra il 68,7% delle denunce. Il settore manifatturiero (addetti alla lavorazione di prodotti chimici, farmaceutici, stampa, industria alimentare) incide con il 3,3% delle denunce, le attività dei servizi di alloggio e di ristorazione con il 2,5%  e il commercio all’ingrosso e al dettaglio con l’1,9%.

Le pubbliche amministrazioni, inclusa la scuola, rappresentano nel complesso l’1,7% delle denunce, mentre l’agricoltura ha inciso con lo 0,3% delle denunce.

 Circa l’82% delle denunce relative a infermieri e infermiere. Seguono gli operatori socio-sanitari con il 18,6% (l’80,7% sono donne), i medici con il 9,5% (il 47,5% sono donne), gli operatori socio-assistenziali con il 7,6% (l’84,9% donne) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (ausiliario, portantino, barelliere) con il 4,7% (3 su 4 sono donne). Il restante 4,3% delle denunce in ambito sanitario è stato fatto da  impiegati amministrativi, il 2,2% da addetti ai servizi di pulizia e l’1,2% da conduttori di veicoli.

Una media sfasata da una prima ondata in cui eravamo impreparati? No.

La categoria dei tecnici della salute (prevalentemente infermieri) è passata dal 39,3% del primo periodo fino a maggio compreso, al 21,4% del trimestre giugno-agosto, per poi risalire al 38,6% nell’ultimo trimestre. Lo stesso andamento fra i medici: si sono registrate il 10,2% delle denunce nella fase di “lockdown”, il 3,7% in quella “post lockdown” per poi risalire al 9% nella “seconda ondata”.

Un’osservazione importante

Il rapporto lo precisa: “I dati sulle denunce di infortunio da Covid-19 che l’Inail mette a disposizione sono provvisori e il loro confronto con quelli osservati a livello nazionale dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) richiede cautele, innanzitutto per la più ampia platea rilevata dall’ISS rispetto a quella Inail riferita ai soli lavoratori assicurati”. Non sono oggetto della tutela assicurativa INAIL, ad esempio, una specifica platea, anche particolarmente esposta al rischio contagio, come quella dei medici di famiglia e dei medici liberi professionisti.

 

I dati della Lombardia

Quasi un terzo delle denunce – 31.870 su 104.328  – sono state fatte in Lombardia e il 39% a Milano. Il 76,2% delle denunce codificate per attività economica (Ateco) riguarda i settori della Sanità e assistenza sociale (74,6%, ospedali, case di cura e di riposo, ecc.) e degli organi preposti alla sanità, come le Asl, dell’ Amministrazione pubblica” (1,6%). Ma soprattutto  i decessi denunciati riguardano per un quarto il personale sanitario e assistenziale: infermieri, medici, operatori socio sanitari, operatori socio assistenziali, e rappresentano il 40% dei decessi denunciati a livello nazionale.