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finanza

Il lockdown ha inciso sulla voglia di sport degli europei? Se guardiamo le Borse la risposta è sì

Il lockdown ha inciso sulla voglia di sport degli europei? A guardare le Borse probabilmente sì, ma nel senso di averne ampliato le aspettative.

E quanto emerge dall’analisi di un portafoglio composto da 98 società europee che operano, a vario titolo, nel settore sportivo ed elaborata dall’Ufficio Studi e Analisi del Sole 24 ORE. Complessivamente considerato e con un peso relativo alla capitalizzazione di mercato, a partire dal 19 febbraio 2020 questo “indice” ha aumentato il proprio valore del 7% mentre, per un confronto, nel pari periodo lo STOXX600 (il riferimento continentale che rappresenta le principali 600 società quotate di qualsiasi settore) ha perso il 7,5% circa.

Elaborazione Ufficio Studi e Analisi Il Sole 24 ORE su dati Refinitiv-Datastream

Le aziende incluse non sono solo quelle direttamente coinvolte nel settore, come ad esempio la Juventus o altri club sportivi – dal Manchester United al Brondby – ma anche le imprese che operano in modo diretto nel business dello sport: dagli eventi alla costruzione di impianti, dalla produzione di attrezzature tecniche fino all’abbigliamento. Si è cercato quindi di considerare lo sport anche come pratica quotidiana e non solo come attività professionistica, anche se, dal punto di vista prettamente quantitativo, questa pesa in modo significativo. Basti pensare infatti che il 12% del campione considerato riguarda anche società di scommesse sportive, nella logica che il loro business prospera solo se gli eventi possono tenersi e vi è un interesse degli spettatori.

Dal punto di vista geografico, la presenza nell’indice vede primeggiare il Regno Unito con 16 aziende, seguito da Polonia e Germania con 11 e quindi la Svezia con 10.

La scelta dell’inclusione di una società nel paniere considerato è ovviamente opinabile, ma in assenza di un indice affermato è un tentativo di dare una misurazione concreta e attuale a quanto un settore sia florido, anche in un periodo che, intuitivamente, lo si poteva invece pensare come di grande difficoltà. E invece non solo sembra resistere, ma batte la performance del benchmark generale di quasi quindici punti percentuali.

Dal punto di vista storico, l’indice riscostruito sulla base di queste società ha visto una crescita pressoché continua dal 2010, quadruplicando il proprio valore in 11 anni. Nel corso del solo 2020, dopo una forte flessione nella prima parte dell’anno (a metà marzo stava perdendo l’8% rispetto allo Stoxx600 e oltre il 40% del valore complessivo, in un solo mese), si è assistito ad una ripresa più che rapida, mostrando lo sport come uno dei settori che meglio sembrano superare la crisi. Almeno quella in Borsa.