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cronaca

La globalizzazione delle mascherine: in Europa l’import è aumentato del 1800%

Un numero sul business delle mascherine protettive contro il Covid-19: il volume espresso in euro dell’import verso l’Europa per il primo semestre dello scorso anno si era attestato sugli ottocento milioni mentre, per lo stesso periodo, nel 2020 le cifre sono lievitate fino a 14 miliardi, per una crescita complessiva del 1800%.
La differenza abissale nel giro di affari nell’arco di dodici mesi ha avuto un impatto anche sul “chi” fossero gli attori attivi in fase di esportazione verso l’Europa e, sebbene i cambiamenti siano decisamente meno lampanti, va segnalato che se nel primo semestre del 2019 la Cina deteneva il 62,3% di market share, a cui poi facevano seguito Vietnam (8,2%) e Regno Unito (5,6%), a distanza di un anno la supremazia cinese è diventata quasi assoluta, arrivando ad una quota pari al 92,3%, relegando gli altri paesi degni di nota a valori residuali (Vietnam 1,9%; Hong Kong 1,2%; Regno Unito 0,7%).
Ma quindi, in Europa, quali sono state le nazioni maggiormente coinvolte nel giro di affari dell’import?
Per rispondere a questa domanda, ci siamo affidati ai numeri pubblicati da Eurostat con i quali, oltre a censire i valori assoluti dell’importazione espressi in euro, è stato possibile osservare anche un valore normalizzato in funzione del numero di abitanti, concentrandoci appunto sul valore pro-capite.

Nei grafici sopra sono riportati i totali per nazione corredati dal valore scalato sul numero di cittadini. Oltre ad una rappresentazione con istogrammi per le due metriche in questione, con lo stesso gradiente cromatico, sono state realizzate anche due mappe per avere un’idea della distribuzione geografica del dato.

Senza grosse sorprese, il valore assoluto dell’import è strettamente collegato al numero di abitanti e, non a caso, tra le primissime posizioni compaiono Germania (4401 milioni di euro), Francia (3431), Italia (1750) e Spagna (1148), tutte nazioni che hanno superato il miliardo di euro.
Come anticipato, avendo scalato i dati sul numero di abitanti, è stato possibile ricavare il valore pro-capite di ogni paese che, seguendo appunto logiche diverse, in alcuni casi ha sovvertito la graduatoria stilata sui valori assoluti.
Da questo punto di vista il primato assoluto appartiene al Lussemburgo che, con 121 euro a persona, figura infatti come unica nazione oltre quota 100 euro, con un valore ben più alo rispetto al doppio registrato dai paesi in seconda posizione, vale a dire Belgio e Germania appaiati sui 53 euro.
Il salto repentino del Lussemburgo, abbondantemente nella seconda della prima graduatoria, è in un certo senso bilanciato da alcuni “crolli” di paesi che in fatto di import complessivo compaiono nella parte medio-alta della classifica ma che invece finiscono decisamente più in basso per quel che riguarda il valore pro-capite, come nel caso di Spagna (24 euro a persona), Romania (14) e Polonia (8).
Osservando i numeri in ottica geografica, se i valori assoluti non presentano differenze di rilievo con la popolosità delle singole nazioni, pare invece che, fatta eccezione per qualche caso (Lituania), i paesi con dati più alti in termini di spesa pro-capite siano principalmente concentrati nella parte “centrale” dell’Europa considerando la zona ipoteticamente inscrivibile tra i vertici del triangolo Italia-Francia-Germania.