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Finals Nba: Lakers conducono 2-0, Miami ancora ko

 

Si mettono male le cose per i Miami Heat che nella notte italiana del 3 ottobre hanno dovuto incassare il secondo ko nella serie di finale in Nba, contro i Los Angeles Lakers al massimo della condizione. Il punteggio finale di 124-114 per i californiani non la dice tutta su quanto si è visto in campo, dove Lebron James ha dominato in lungo e in largo, sfiorando la tripla doppia (33 punti, 9 rimbalzi e 9 assist) insieme con Anthony Davis (32 punti e 14 rimbalzi).
Miami si è difesa come ha potuto, ha costretto moltissime volte al fallo gli avversari e guadagnato tanti tiri liberi utili a smorzare la corsa dei Lakers. Ma soprattutto Miami ha dovuto fronteggiare lo squadrone gialloviola senza le sue due stelle, Bam Adebayo e Goran Dragic che si sono infortunati nel corso della prima partita e la cui assenza è stata pesantissima. Il contrattacco degli Heat è caduto dunque sulle spalle di Jimmy Butler, autore di una grande partita, cavaliere solitario per una impresa impossibile, che ha messo il suo sigillo su ben 25 punti, 8 rimbalzi e 13 assist. Il tecnico Erik Spoelstra ha provato anche la carta della sorpresa, con il panchinaro Kelly Olynyk (24 punti e 9 rimbalzi) ma non è bastato. Troppo forti i Lakers sotto canestro e in tutte le zone del campo; la formazione di Lebron James si è portata in vantaggio subito nel primo quarto di tempo e si è fatta inseguire per tutta la gara.
Alla fine ha portato a casa il meritato successo. A Miami servirà un miracolo domenica notte per riaprire le Finals e continuare a sperare.

 

Scommesse e previsioni. Secondo i bookmaker, prima dell’inizio dei playoff i Lakers erano considerati i favoriti per la vittoria finale condividendo quasi a pari merito la quota più bassa con i Milwaukee Bucks (3,4 volte la somma giocata, contro i 3,5 della squadra del Greek Freak Antetokounmpo), mentre gli Heat venivano dati come potenziali noni in fatto di probabilità di vittoria finale, a fronte di un incasso pari a 31 volte la posta scommessa.

Se l’avanzata dei Lakers verso le Finals era tutto sommato pronosticabile, pur senza considerare il clamoroso stop dei cugini Clippers fermatisi alle semifinali di conference con i Denver Nuggets, il percorso degli Heat è stato un susseguirsi di conferme cominciato al primo turno con gli Indiana Pacers (4-0), conclamato con l’eliminazione dei Bucks nel secondo round (4-1) e consolidato con la vittoria della finale di conference alle spese dei Boston Celtics, sancendo quindi la fine del campionato per le due squadre maggiormente quotate sulla costa atlantica.

Si arriva quindi alla fase finale di questa stagione con una grande favorita sin dall’inizio (i Lakers) e con una piacevole scoperta (gli Heat) che puzza molto di “io lo sapevo” anche se, col senno di poi, analizzandone gli elementi presenti nel roster, stupisce fino ad un certo punto.

Le quote alla vigilia rispecchiano quindi la sensazione diffusa che sia più una questione di quante gare serviranno a Los Angeles per battere Miami, rispetto ad una serie veramente combattuta.
Scommettere sui Lakers come prossimi campioni NBA paga infatti solamente 1,22 l’importo giocato, mentre l’eventuale vittoria degli Heat restituirebbe 4,75 volte la quota scommessa.

Restando in tema di azzardo, anche sulla vittoria dell’MVP delle Finals i bookmaker sono piuttosto convinti che l’esito volgerà in favore dei californiani come dimostrano i numeri assegnati a LeBron James (1,91) ed Anthony Davis (3), decisamente meno redditizi rispetto agli altri quattro nomi con quote tutto sommato contenute, prima tra tutte quella di Jimmy Butler fissata a nove volte l’importo.

 

Chi è sceso in campo?

Le puntate precedenti

Volendo ripercorrere la strada che ha condotto fino a qua i Los Angeles Lakers ed i Miami Heat, bisogna fare un salto alla scorsa estate in cui di fatto sono state poste (o rinforzate) le basi per la solidità dei due roster che, in un certo senso, avevano già una loro identità, anche se per motivi opposti.

I Lakers chiudevano la loro prima stagione dell’epoca LeBron mancando l’accesso ai playoff (anche a causa di vari infortuni qua e là) e con una serie di rumor più o meno già anticipati che coinvolgevano l’arrivo estivo della superstar Anthony Davis, a condizione che i gialloviola fossero disposti a sacrificare quasi tutti i loro giovani dal futuro promettente.

Analogamente, anche a Miami il campionato si era concluso senza centrare l’obiettivo playoff e, sebbene l’impronta della dirigenza e dell’allenatore Spoelstra fossero sempre ben visibili, era chiaro che mancava qualcosa per fare un, se non “il”, salto di qualità.

Approfittando dell’eliminazione dalla post season subita dai Philadelphia 76ers, avvenuta per mano dei futuri campioni NBA di Toronto, e facendo leva sulla loro impossibilità di rifirmare due dei free agent che sarebbero andati in scadenza di contratto, gli Heat hanno fatto il loro All-in per convincere Jimmy Butler ad accasarsi in Florida, centrando l’obiettivo.

Cosi facendo, in un certo senso, entrambe le franchigie hanno aggiunto il pezzo mancante del puzzle per completare l’identità a cui poco prima si accennava: LeBron avrebbe avuto finalmente una seconda superstar con cui dividere il peso della tradizione gialloviola e gli Heat avrebbero consegnato le chiavi del loro futuro a Butler che, anche durante la stagione scorsa, aveva manifestato senza mezze misure la voglia di sentirsi considerato come un giocatore franchigia.

Sul finire dell’estate e nel corso della stagione 2019/20, le due finaliste hanno avuto evoluzioni diametralmente opposte: i Lakers, forti del duo di punta, sono riusciti a firmare un gruppo di veterani pronto uso, tra cui Dwight Howard e Danny Green, da buttare subito nella mischia, contribuendo al raggiungimento del primo posto ad Ovest; gli Heat invece, oltre al neo arrivato Butler, hanno fatto leva su due rookie (Herro e Nunn) e su un giocatore al secondo anno nella lega (Robinson) per cementare le basi poste nella passata stagione (Bam Adebayo su tutti), centrando il quinto piazzamento nella Eastern conference.