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economia

Ci sono paesi in cui la contraccezione è diminuita in 20 anni. Il legame è con i livelli di istruzione

 

Venticinque anni fa due eventi globali – la Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo e la Quarta conferenza mondiale sulle donne a Pechino – hanno formalmente riconosciuto che la salute e le scelte riproduttive delle donne non possono essere separate dal contesto sociale in cui vivono.  Parlare di aumento o diminuzione della contraccezione fra “le donne” non ha senso, se non iniziamo a distinguere i contesti specifici, culturali e politici.

L’emancipazione femminile corre – o cammina – a più velocità, e così è per i suoi singoli aspetti, incluso l’utilizzo di contraccettivi. Ci ha provato per la prima volta un ampia revisione pubblicata su The Lancet Global Health, che ha analizzato i trend dell’attività sessuale e la domanda e utilizzo dei moderni metodi contraccettivi in 74 paesi per un totale di  3 milioni di donne coinvolte (l’Italia però non compare), esaminando retrospettivamente sondaggi rappresentativi a livello nazionale, creando un unico set di dati.

I dati sono frutto della collaborazione fra la London School of Hygiene & Tropical Medicine e l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Risultato: nel tempo, le donne hanno maggiori probabilità di soddisfare la loro domanda di contraccezione moderna nei paesi in cui l’uguaglianza di genere e le loro opportunità educative migliorano. La richiesta di metodi contraccettivi moderni  per esempio, è fortemente correlata con i cambiamenti positivi nelle strutture sociali. Per ogni aumento di 0,1 punti dell’indice di sviluppo di genere di un paese, ha riscontrato un aumento del 6,7% delle donne sessualmente attive e che non volevano concepire. Fra queste donne, un ulteriore 13,5% utilizzava metodi moderni per prevenire una gravidanza.

Anche le aspettative sul diritto all’istruzione di ogni ragazza hanno fatto la differenza. Ogni anno di scuola in più  è correlato a un aumento del 4,7% nell’uso dei moderni metodi contraccettivi.

Nel complesso, in 34 dei 74 paesi esaminati –  cioè in circa la metà – la fetta di tutte le donne sessualmente attive, che non volevano concepire ma che non utilizzavano alcun moderno metodo contraccettivo, è diminuita nel tempo, segno che in questi paesi è migliorata la consapevolezza delle donne sulle diverse possibilità di scelta. Se volessimo tracciare una linea comune potremmo dire che i dati emersi da questi studio rafforzano le note tendenze globali: le donne sono sempre più sessualmente attive, aumentano le donne single, cresce il rinvio della genitorialità e il desiderio quasi universale di famiglie più piccole. Tuttavia, il cambiamento è stato modesto le variazioni da paese a paese sono molto ampie. Le donne single sessualmente attive sono aumentate nel tempo in soli 30 paesi su 74, in 42 è aumentata la richiesta di metodi contraccettivi, e in 37 di metodi considerati “moderni” secondo la definizione dell’Organizzazione della Sanità, quindi pillola, cerotto, anello.

In 14 paesi, la percentuale di donne che sono sessualmente attive ma non usano alcun moderno metodo contraccettivo è addirittura aumentata, e in 6 paesi (Benin, Burkina Faso, Ciad, Repubblica Dominicana, Mozambico e Nigeria), l’aumento della necessità insoddisfatta di contraccezione si è verificato nonostante gli aumenti nell’uso dei moderni metodi contraccettivi. Le probabilità dell’uso del metodo contraccettivo sono diminuite in sei paesi (Albania, Guinea, Giordania, Kirghizistan, Sudafrica e Stati Uniti) mentre si è registrato un un aumento della percentuale di popolazione che ha bisogno di contraccezione in tre di questi paesi (Sud Africa, Guinea e Albania).

 

Questo studio mostra come ogni donna deve negoziare la sua autonomia riproduttiva all’interno del quadro sociale in cui vive, abbattendo alle barriere e creando nuove opportunità di emancipazione“, chiosa la dott.ssa Lale Say, una delle autrici dello studio e capo unità presso l’OMS. “Sono necessari progressi significativamente più rapidi per garantire a ogni ragazza e a ogni donna l’accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva di cui ha bisogno.”