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cronaca

Un fumetto per dire ‘no’ alle previsioni sullo sviluppo della pandemia.

Ha previsto la vittoria di Obama nel 2008 e nel 2012, ma non ha intenzione di fare previsioni rispetto all’epidemia di Covid-19. Per spiegare ai lettori del suo blog FiveThirtyEight.com perché, Nate Silver ha scelto di affidarsi ad un fumetto. Intitolato «Viaggio nel selvaggio mondo dei modelli della pandemia», è in realtà una sorta di trattato di epidemiologia.

Il punto di partenza è molto semplice: possibile che con tutti i dati sull’andamento dell’epidemia non sia possibile definire un modello predittivo che dica quando sarà finita e quante persone moriranno? Perché da una parte il Center for disease control afferma che nell’ipotesi migliore verranno a mancare 200mila americani mentre l’Imperial College di Londra dice che, se non cambieranno le proprie abitudini, gli Stati Uniti potrebbero contare fino a 2,2 milioni di vittime? Che, giusto per dare le proporzioni, sono tanti quanti i residenti in Friuli e in Trentino Alto Adige. Perché, insomma, c’è tutta questa incertezza?

Il fatto, spiega il fumetto, è che il numero dei morti dipende dalla popolazione di suscettibile, dal tasso di infezione e da quello di letalità. Conoscere con precisione questi numeri, però, è tutt’altro che semplice. Intanto non tutti i Paesi del mondo raccolgono i dati alla stessa maniera e, soprattutto, non tutti stanno effettuando i tamponi alla stessa maniera. In un contesto ideale, tutte le persone sarebbero sottoposte a questo semplice esame diagnostico, che invece in Italia ha riguardato appena 1,1 milioni di persone su una popolazione che ne conta oltre 60.

Senza dimenticare che la scelta di testare solo le persone sintomatiche, come avviene in alcune regioni d’Italia, riduce il denominatore quando si calcola il tasso di letalità, che così finisce per essere più alto di quanto non sia realmente. Per questo nelle prime settimane dell’epidemia si parlava di tasso di letalità apparente. Ancora, il tasso di letalità dipende dalle caratteristiche della popolazione di riferimento. Più una popolazione è anziana e più alta sarà la quota dei decessi, come purtroppo stiamo vedendo in Italia.

E poi c’è il tema delle comorbidità, ovvero delle patologie delle quali già soffrivano le persone morte a causa del Covid-19, che incidono sull’esito della malattia. Nel caso specifico ci si concentra sul diabete, una patologia che, stando  ai dati della American Diabetes Association, nel 2018 riguardava un americano su dieci. Riportando la questione in Italia, secondo l’Istituto superiore di Sanità il 13 aprile il 70,6% delle vittime del nuovo coronavirus soffriva di ipertensione arteriosa. Una patologia che, secondo la Società italiana per l’ipertensione arteriosa, riguarda il 33% degli uomini e il 31% delle donne.

Sulla diffusione del virus, poi, incidono diversi fattori, a cominciare dalle caratteristiche demografiche di un territorio. La densità abitativa, per dire, incide sulle possibilità che una persona malata possa contagiarne altre. Così come incide l’applicazione del distanziamento sociale che, come mostrano alcune inchieste giornalistiche effettuate negli Stati Uniti, risulta più semplice per chi ha redditi più alti.

In altre parole, conclude il fumetto-trattato di epidemiologia, è come se si dovesse cucinare una torta seguendo una ricetta che contiene un elenco di ingredienti variabili da aggiungere in quantità non specificate. Per questo il consiglio, quando ci si trova di fronte alla vetrina della pasticceria che espone tutti i modelli predittivi dello sviluppo della pandemia, il consiglio di Silver e soci è quello di chiedere che ingredienti sono stati utilizzati per prepararli e in che quantità.