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tecnologia

Quanto ti fidi della scienza (e degli scienziati)? Dipende da cinque fattori

Ti fidi delle agenzie di stampa quando parlano del rischio di contagio da nuovo coronavirus o preferisci se a dirlo è un funzionario del governo?

Le risposte delle persone a domande come questa, e in generale a questioni che riguardano quanta fiducia riposta nella scienza, da che cosa dipendono? Se lo è chiesto un panel di esperti durante l’incontro annuale di AAAS (American Association for the Advancement of Science) che pubblica la rivista Science: Cary Funk di Pew Research Center, Patrick Sturgis della London School of Economics e Kyle Block di Gradient Metrics.
La risposta che si sono dati è che siamo influenzati da almeno cinque fattori chiave, fra cui il genere, il livello di istruzione e il background culturale.
Insomma, la domanda “ti fidi della scienza” è di per sé mal posta, e la risposta non può che essere: dipende.

Ecco i cinque fattori che secondo gli autori contano di più:

1. L’argomento scientifico in oggetto

In un’analisi pubblicata da Pew Research all’inizio di questa settimana, Cary Funk, direttore della ricerca scientifica e sociale ha chiesto a un campione rappresentativo del pubblico e degli scienziati membri di AAAS che cosa ne pensavano a proposito di argomenti scientifici che vanno dalla ricerca sugli animali ai vaccini. Mentre il pubblico e gli scienziati erano d’accordo su alcuni argomenti, come se la Stazione Spaziale Internazionale fosse un buon investimento (il 64% del pubblico e il 68% degli scienziati pensa che lo sia, le loro opinioni differiscono notevolmente sugli OMS, per esempio. Solo il 37% del pubblico in generale ha dichiarato di ritenere che gli alimenti geneticamente modificati siano generalmente sicuri da mangiare, rispetto all’88% degli scienziati.

2. La “mentalità”

In uno studio separato, Kyle Block, un ricercatore presso Gradient Metrics, una società di analisi dei dati, ha posto una serie di 43 domande per comprendere le differenze chiave nelle personalità di un campione di persone negli Stati Uniti, classificandole a seconda del loro livello di accordo con dichiarazioni come: “il mio consiglio comunale dovrebbe prendere più decisioni basate sul pensiero scientifico”, “invecchiando, sono diventato meno interessato al mondo che mi circonda” e “mi sento a mio agio ad ammettere pubblicamente quando sbaglio”.

Le risposte hanno permesso al team di creare sei gruppi di “mentalità” che vanno da persone che preferiscono “storie piuttosto che statistiche” ai “guerrieri della verità” che pensano che sia nostro dovere etico essere informati sulla scienza. I primi per esempio, avevano maggiori probabilità di prendere una decisione basata su intuizione e aneddoti, mentre i “guerrieri della verità” cercano prove che non possono essere confutate.

3. Genere e cultura di appartenenza

Secondo quanto emerge dal rapporto Wellcome Global Monitor presentato da Patrick Sturgis, docente presso la London School of Economics, a livello globale, gli uomini si sentono più informati sulla scienza rispetto alle donne. Questo però non equivale necessariamente a una maggiore comprensione scientifica e alfabetizzazione tra gli uomini. La disparità tra i sessi era più alta nel Nord Europa, dove gli uomini avevano il 17% di probabilità in più rispetto alle donne di dire di conoscere “alcuni” o “molto” sulla scienza.

Questa disparità era invece notevolmente inferiore in Medio Oriente, dove gli uomini avevano solo il 3% in più di probabilità di dire di possedere conoscenze scientifiche adeguate rispetto alle donne. Inoltre, è emerso che questo divario non è stato significativamente influenzato dai livelli di istruzione, il che indica che fattori sociali come la relativa fiducia in se stessi potrebbero essere più importanti di un’istruzione scientifica.

4. L’orientamento politico

Negli Stati Uniti, riporta Science citando nuovamente l’analisi di Pew Research, il 40% dei repubblicani con un’alta conoscenza scientifica ha affermato che il metodo scientifico può essere utilizzato per produrre qualsiasi conclusione il ricercatore vuole, piuttosto che risultati accurati. Al contrario, solo il 14% dei democratici con elevate conoscenze scientifiche rientra in questa categoria, con l’86% che afferma che il metodo scientifico produce risultati accurati.

5. Chi dà il messaggio

Il pubblico ha anche livelli di fiducia percepiti più elevati in alcuni gruppi professionali che tipicamente comunicano scienza rispetto ad altri, secondo il rapporto presentato da Sturgis. Mentre l’83% del pubblico probabilmente crede ai consigli scientifici forniti da un medico e da un infermiere, solo il 55% ha dichiarato di fidarsi delle informazioni scientifiche provenienti da una fonte governativa.

Ultimi commenti
  • Antonio Manco |

    Non prendo in seria considerazione,tutto Quello che passa in tv.A volte, le notizie sono prive di fondamento.Sono studiate a tavolino ,in redazione.Il problema è che in origine,l”idea è buona.Poi viene allargata,modificata.Quindi il lettore,chi segue la tv, Ma anche chi legge un giornale se pur prestigioso,alla fine l”articolo lo percepisce in modo distorto.Reale,ma solo in parte.Non vero.I social non sono messi meglio.Mal regolamentati.Questo è lo stato attuale.La scienza va difesa,non offesa.Va rispettata.Un uomo di scienza,un ricercatore è tale perchè in origine aveva sicuramente una passione,c”entra anche l”amore.Non c”è altro.AM 2020

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