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Scuola, in quanti anni di lavoro si ripaga una laurea? Dipende dal luogo in cui vivi

Immaginiamo Francesco e Lorenzo, due compagni di banco che al termine del percorso di studi superiori decidono di intraprendere strade diverse. Il primo sceglie di lavorare subito, mentre il secondo preferisce iscriversi ad un corso di laurea e quindi sarà occupato con tre anni di ritardo.

Posto che un diploma universitario permetterà a Lorenzo di avere uno stipendio migliore, quanto tempo dovrà passare prima che il suo reddito complessivo raggiunga quello di Francesco? Cioè, detta in altre parole, in quanti anni di lavoro si ripaga una laurea?

Precisiamo da subito che non è possibile dare una risposta univoca alla domanda poiché le variabili sono troppe e spaziano dal genere dei soggetti (le donne – purtroppo – guadagnano nei 152fatti molto spesso meno dei maschi a parità di impiego), della scelta del corso di laurea/diploma, delle spese necessarie allo studio, dalla tassazione, della diversa occupabilità di un diplomato rispetto ad un laureato, dalla progressione di carriera, dalle opportunità d’impresa, di lavoro autonomo e professionali, eccetera. E inoltre l’arricchimento culturale, di esperienze e di competenze che un percorso universitario fornisce alle ragazze e ai ragazzi è impareggiabile e non può essere valutato solo in termini monetari.

Tuttavia per cercare di individuare un valore approssimativo che possa dare un’idea della situazione dal solo punto di vista economico abbiamo preso in considerazione i dati Istat relativi agli stipendi orari lordi dei lavoratori dipendenti nel 2016.

Abbiamo considerato un soggetto impiegato a tempo pieno, che sia perciò occupato 8 ore al giorno per 220 giorni all’anno, con il reddito lordo mediano. Ebbene, ciò che emerge da questa simulazione è che se Francesco e Lorenzo abitassero a Milano o Roma, a quello laureato basterebbero meno di dieci anni dal momento dell’ingresso nel mondo del lavoro per aver guadagnato, complessivamente, come il primo.

Tuttavia la ripartizione geografica rivela anche numerose sorprese (negative): se i due fossero residenti altrove, spesso non basterebbe una vita lavorativa intera a Lorenzo per colmare il gap con Francesco. In questa non invidiabile classifica il podio è occupato da Viterbo (77 anni di lavoro), Imperia (65) e Campobasso (56).

La media italiana è poco più di 15 anni, anche se fa più impressione dire che il reddito cumulato di chi prosegue gli studi supererà quello del diplomato dopo ben quasi 27mila ore. Di lavoro, s’intende.

Il calcolo è effettuato partendo dal differenziale di stipendio il quale, come detto, è sempre a favore del laureato (la media nazionale è di 2.27€ lordi all’ora); questo valore è in molte province è talmente stretto che non sarebbero appunto sufficienti decenni di lavoro per recuperare i soli tre anni di studio universitario.

E se il tempo passato in aula fosse di più? Istat non ci dice quale sia la differenza nel reddito tra laurea triennale, magistrale e dottorato. Però nella nostra infografica interattiva potete incrementare il numero di anni e stimare la percentuale di reddito in più che un percorso accademico più lungo potrebbe darvi; oppure, lasciando a zero la percentuale, quanto un ritardo rispetto al piano di studi vi toglierebbe. Fosse anche solo per motivi di denaro, quindi, a Lorenzo converrebbe (e molto) laurearsi in corso.

 

Ultimi commenti
  • Rosario |

    Gentile Tiziano, non è tanto quando guadagnava lei dopo 3 anni di lavoro, ma quanto tali guadagni riuscissero a coprire, in tempi oggettivamente brevi, l’investimento fatto su di lei da chi le ha pagato gli studi universitari. Capisco che il concetto possa essere assimilato, ma il distinguo è importante. Buona giornata, Rosario

  • Antonella |

    Sono d’accordo con il signor Tiziano. Nonostante le premesse fatte, l’articolo fotografa una realtà distorta, numerica e sbagliata. Non tiene conto neppure della qualità di vita. Non si capisce cosa sia stato considerato come stipendio del lavoratore e quello del laureato. Si considerano solo le lauree triennali. Insomma, un pasticcio.

  • ERNESTO BATTETA |

    Questa analisi non tiene conto dei periodi di disoccupazione sopportati dai due titolati (laureato e diplomato). Può essere vero che al Sud gli stipendi siano più simili rendendo più lungo il periodo di compensazione degli anni di studio, ma è anche vero che un laureato patisce periodi più brevi di disoccupazione rispetto ad un diplomato. Considerando anche questa variabile la laurea acquista maggior valore anche nel breve periodo, anche al Sud.

  • TIZIANO MEMBRI |

    Peccato. Questa statistica è un enorme disincentivo per quelli che vogliono laurearsi. La mia personale esperienza (laurea 1988 e professione avvocato) rispetto ai miei coetanei di allora è molto diversa: dopo 3 anni che lavoravo guadagnavo già di più di tutti i miei amici non laureati.

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