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cronaca

Quanto a lungo vivono gli esseri umani? Il mistero statistico dei super-centenari

Nei giorni scorsi è morta Giuseppina Robucci, per tutti Nonna Peppa, ultracentenaria di 116 anni di Poggio Imperiale, nel Foggiano, la donna più anziana d’Italia e d’Europa.

In tutto il mondo gli esseri umani vivono più a lungo. Non è una notizia, l’aspettativa di vita alla nascita è in costante aumento da molti anni. Anzi, è più che raddoppiato negli ultimi due secoli.

In una prima fase a forzare le statistiche aveva contribuito la crescita del tasso di riduzione della mortalità infantile. Dal 1950 in poi i fattori del cambiamento sono stati più legati alla crescente longevità: si invecchia di più e si muore meno. Il primo supercentenario (110 anni e più) fu Geert Adrians-Boomgaard, che morì nel 1899 all’età di 110 anni e quattro mesi. La prima supercentenaria femmina, Margaret Ann Neve, morì nel 1903 all’età di 110 anni e dieci mesi e ha mantenuto il record per quasi 23 anni. Senza indugiare troppo nelle notizie da guinness dei primati, tocca però ricordare che il recordman assoluto è una donna francesce Jeanne Calment, che è morta il 4 agosto 1997, all’età di 122 anni e cinque mesi.

Secondo uno studio comparativo condotto da Anthony Medford, dell’University of Southern Denmark l’età potrebbe allungarsi ancora di qualche anno se si agisse su un’ampia assistenza agli anziani di alta qualità. La ricerca avrebbe coinvolto 16.931 centenari (10.955 svedesi e 5.976 danesi) nati tra il 1870 e il 1904 in Danimarca e Svezia, paesi limitrofi con stretti legami culturali e storici ma grandi differenze sul fronte della longevità. La differenza secondo i ricercatori sono da ricondurre ai due sistemi sanitari, che specialmente negli ultimi tempi hanno intrapreso due strade di sviluppo diverse. Ma c’è di più.

In questa Info Data potete navigare gli indici sulle aspettative di vita e sulle condizioni degli anziani di Istat dal 2002 al 2018. Basta cliccare alla voce seleziona per potere consultare l’elenco degli indici.

 

L’età media delle persone più anziane è aumentata negli ultimi 40 anni da circa 112 a circa 114. I supercentenari – le persone che hanno vissuto il loro 110esimo compleanno – generalmente hanno caratteristiche che li identifica in un cluster statistico ben preciso. Tendono ad avere pochi problemi di salute legati all’età e rispetto ai loro coetanei di ottanta e novant’anni sono più tonici nel fisico e più lucidi a livello mentale. Tuttavia, quando si supera una certa soglia la curva di mortalità tende a piallarsi, nel senso che i più vecchi superata una certa età tendono a morire rapidamente. Robert Young, ricercatore senior del Gerontology Research Group definisce questo fenomeno come la “rettangolarizzazione della curva di mortalità”. Quindi, quando uno diventa il “più vecchio”, non ha molto tempo a disposizione.

Esiste anche un gender gap della lonegevità. Il novanta per cento dei supercentenari sono donne. Alcuni scienziati pensano che dipenda dai due cromosomi X . “La seconda X è come un backup”, avrebbe detto Young a FiveThirtyEight. “I maschi hanno solo una possibilità di commettere un errore.”

Le geolocalizzazione del centenario.  I giapponesi sono la popolazione più longeva al mondo. La nuova persona più anziana del mondo (e vivente) si chiama Chiyo Miyako, ha 117 anni compiuti il 2 maggio. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’aspettativa di vita nel paese del Sol Levante è alta: si calcola una media di 86,8 anni di vita per le donne e 80,5 anni per gli uomini. Secondo gli esperti più che il luogo inteso come insieme di indicatori ambientali meteorologici va inquadrato all’interno degli indicatori di stili di vita. Manca però per numerosi Paesi, peraltro tra i più popolosi come Cina, india e Brasile, una anagrafe in grado di monitorare in modo trasparente e puntuale la presenza di over-100. Quindi, se è vero che il Giappone è il Paese più longevo non è detto che vivano là le persone più vecchie del mondo.

E in Italia? Come ha scritto il Sole 24 Ore.com nell’Italia del 2039-40, quella in cui compirà vent’anni il neonato evocato dal presidente Vincenzo Boccia nell’ultima assemblea di Confindustria, ci saranno 18,8 milioni di cittadini con 65 anni o più, secondo le proiezioni Istat, 5 milioni in più di oggi. La popolazione in età da lavoro (15-64 anni) si sarà ridotta a sua volta di 5 milioni (a 33,7 milioni), a conferma della transizione demografica molto severa in pieno corso nonostante i continui flussi di migranti. La Liguria è di gran lunga la regione più anziana del paese e insieme quella con la maggiore differenza fra il numero di nascite e di morti – in favore di queste ultime. Dall’altro lato ci sono le province di Napoli, Caserta e Bolzano, dove invece l’indice di vecchiaia è il più basso e la popolazione risponde di conseguenza; anche se in effetti nonostante questo la “crescita naturale” degli italiani appare negativa un po’ ovunque, tranne nella stessa Bolzano.

 

Rispetto al 2002, scrive Info Data, l’indice di vecchiaia è cresciuto parecchio ovunque, con l’unica eccezione dell’Emilia-Romagna. La Liguria era allora e resta ancora oggi l’area dove vive il maggior numero di over 65 e pochissimi ragazzi fino a 14 anni.