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politica

Quanto conta oggi l’Italia al Parlamento europeo? Il gioco sovranista

La Lega primo partito, il flop del M5S, il Pd che chiede il ritorno alle urne in caso di crisi. Quelle di domenica scorsa, però, erano elezioni europee. E allora, che succede in Europa? Succede che, come avvenuto cinque anni fa, nessun gruppo ha ottenuto la maggioranza assoluta. Quindi sarà necessario un accordo tra più forze per trovarne una all’interno dell’europarlamento.

Un ‘gioco’ al quale possono partecipare anche i lettori di Infodata utilizzando questo tool:

 

 

Di default viene visualizzato il Ppe (partito popolare europeo), che con 179 seggi rappresenta la forza di maggioranza relativa. I Paesi sulla mappa diventano tanto più scuri quanto più alta è la percentuale di seggi riservata a quel gruppo parlamentare sul totale di quelli disponibili per la singola nazione: nel caso specifico, l’Italia è molto chiara perché si iscriveranno al Ppe solo 7 dei 73 europarlamentari appena eletti. La barra al di sotto della mappa si colora sulla base dei seggi dei gruppi selezionati: quando raggiunge la croce gialla, si ha la maggioranza.

 

I lettori, utilizzando il filtro posto in alto a sinistra, possono provare a costruire la maggioranza che preferiscono e verificare che abbia i voti necessari per definirsi tale. Al momento, l’ipotesi più accreditata è quella di un accordo tra il Ppe e i socialisti di Sd, maggioranza uscente, cui si aggiungerebbero i liberali dell’Alde. Un’alleanza di questo tipo potrebbe contare su 437 seggi, solo 26 dei quali sarebbero occupati da parlamentari italiani. Ovvero quelli eletti nelle liste di Pd e Forza Italia, che nel Paese restano all’opposizione.

 

Europe of nations and freedom (Enf) il gruppo che unisce la Lega e il Raggruppamento nazionale di Marine Le Pen può contare su appena 58 seggi, che ne fanno la sesta forza nel parlamento di Bruxelles. Anche alleandosi con il gruppo dei conservatori e riformisti europei (Ecr), di cui ha fatto parte Fratelli d’Italia fino al 2014, si arriva a 121. Quota molto lontana dai 376 voti necessari per avere la maggioranza. Discorso simile se si tentasse di riproporre l’alleanza gialloverde anche in Europa. Efdd, il gruppo di cui fa parte il M5S, può contare solo su 54 parlamentari.

 

Anche una svolta a destra dell’europarlamento, che unisca Ppe, Enf ed Ecr, si fermerebbe a 300 seggi, quota ancora lontana dalla maggioranza. Questa soluzione, che peraltro garantirebbe un peso specifico maggiore alla delegazione italiana, richiederebbe i voti dell’Alde per assicurarsi il controllo del parlamento. Ma è difficile pensare che un’europeista convinto come Guy Verhofstadt, leader dei liberali, possa scegliere di allearsi con forze dichiaratamente euroscettiche.

 

L’ipotesi più probabile, dunque, è che le forze di maggioranza in Italia finiscano per rimanere all’opposizione in Europa. Non la prospettiva migliore per un Paese che proprio in questi giorni è stato richiamato dalla Commissione europea per il debito eccessivo. E che in autunno dall’Europa avrà bisogno di tutta la flessibilità possibile per riuscire a disinnescare le clausole di salvaguardia che altrimenti porterebbero l’Iva al 25,2%.