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economia

Gli italiani e la Tav, ecco come sono cambiati i sondaggi

Nei confronti della Tav l’opinione pubblica italiana sembra aver cambiato idea, negli ultimi mesi, e molto in fretta. Considerando le rilevazioni disponibili  l’opera risultava abbastanza impopolare la scorsa estate, ma i numeri più recenti indicano che ora un’ampia maggioranza di italiani vorrebbe vederla realizzata.

Mettendo insieme i diversi sondaggi, la Tav era approvata da poco meno della metà degli italiani ad agosto 2018. Nei primi mesi del 2019 ben due terzi delle persone si è  dichiarata a favore.

Partendo da una rilevazione SWG condotta durante l’estate 2018 possiamo intanto farci un’idea di quali sono le aree d’Italia che più supportano – o al contrario rifiutano – la costruzione di questa opera.

La quota più ampia di favorevoli risulta fra gli abitanti delle isole, seguita da chi vive nel nord-ovest. In Meridione, invece, a supportare l’infrastruttura era poco più del 40% delle persone.

 

La Tav è, fin dalla nascita di questo Governo, uno dei fattori di maggiore tensione fra i due partiti che lo sostengono. Non si tratta di un caso: chiedendo agli elettori di Lega e Movimento 5 Stelle come la pensano sul tema emergono enormi differenze.

Ragionando con una media dei vari sondaggi, i leghisti si dichiarano favorevoli al 70% circa, i pentastellati invece variano fra il 40 e meno del 10%.

L’elettorato più favorevole all’opera è quello di Forza Italia, seguito da quello del Partito Democratico. Quest’ultimo è partito da posizioni decisamente meno favorevoli, ma in pochi mesi il supporto alla Tav sembra essere salito molto.

Le conclusioni che possiamo trarre da questi numeri vanno prese con i piedi di piombo, perché si tratta di poche rilevazioni totali. Detto questo, una cosa sembra fuori di dubbio: se le due forze di Governo hanno entrambe intenzione di soddisfare il proprio elettorato lo scontro appare inevitabile.

 

Per affrontare il problema c’è chi ha proposto di chiedere un referendum. Come ricorda Pagella Politica su AGI, “il 12 marzo il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino (Partito democratico) – apertamente a favore della Tav – ha inviato una lettera al ministro dell’Interno Matteo Salvini per verificare la possibilità di tenere una «consultazione popolare» sulla Tav il 26 maggio prossimo”. Una prima risposta è arrivata dal Presidente del consiglio Conte: “non ci sono gli strumenti giuridici – ha dichiarato – se qualcuno li dovesse introdurre ben vengano, ma non è all’ordine del giorno”.

Un sondaggio condotto da Piepoli lo scorso gennaio ha chiesto agli italiani la propria opinione proprio su questo punto, trovando che – forse non del tutto a sorpresa – una campione nazionale degli italiani preferirebbe che a esprimersi sul tema siano tutti i cittadini.

Circa una persona su cinque, d’altra parte, non vorrebbe affatto un referendum

 

Per farci un’idea di quanto sia popolare la Tav rispetto ad altre grandi opere, fra gli italiani, è possibile confrontarla con altri progetti di cui si parla da tempo. In ordine la maggioranza preferische la  galleria del Brennero, Tap, Mose e Ponte sullo stretto di Messina.

Per alcune, come appunto galleria del Brennero, Mose e Ponte sullo stretto esiste però solo una manciata di sondaggi disponibili per cui il risultato è per forza di cose più incerto.

 

 

Ultimi commenti
  • Gio' NOTAV |

    La Francia ha rinviato al 2038: tra venti anni !! la valutazione se costruire o meno, rispetto ai volumi di traffico, la tratta tra Saint Jean de Maurienne (uscita del tunnel versante francese) e Lyon.
    Ora è evidente che se non c’è il proseguimento su una linea francese ad alta velocità il tunnel di base non serve a niente.
    Ma i francesi non sono contrari al tunnel…perchè ? perchè lo paga l’Italia: tolta la quota di contributo UE l’Italia si è accollata il 60% della spesa a carico dei due Stati anche se su 57 km di tunnel ben 45 sono in territorio francese e solo 12 in territorio italiano.
    Per dirla tutta la Francia non ha alcun progetto e finanziamento per la tratta di loro competenza verso Lyon e nei fatti la Torino Lyon non esiste più ma esiste solo il progetto di una tratta AV (ridotta perchè in galleria) Susa Saint Jean de Maurienne.
    E dire che da un tunnel fine a se stesso dipende lo sviluppo del Paese è solo prendere in giro gli Italiani.

  • Gio' NOTAV |

    La Francia ha rinviato al 2038: tra venti anni !! la valutazione se costruire o meno, rispetto ai volumi di traffico, la tratta tra Saint Jean de Maurienne (uscita del tunnel versante francese) e Lyon.
    Ora è evidente che se non c’è il proseguimento su una linea francese ad alta velocità il tunnel di base non serve a niente.
    Ma i francesi non sono contrari al tunnel…perchè ? perchè lo paga l’Italia: tolta la quota di contributo UE l’Italia si è accollata il 60% della spesa a carico dei due Stati anche se su 57 km di tunnel ben 45 sono in territorio francese e solo 12 in territorio italiano.
    Per dirla tutta la Francia non ha alcun progetto e finanziamento per la tratta di loro competenza verso Lyon e nei fatti la Torino Lyon non esiste più ma esiste solo il progetto di una tratta AV (ridotta perchè in galleria) Susa Saint Jean de Maurienne.
    E dire che da un tunnel fine a se stesso dipende lo sviluppo del Paese è solo prendere in giro gli Italiani.

  • Luigi Punzo |

    Sono notevolmente favorevole alla costruzione della linea TAV; è importante e decisiva anche per il sud
    dell’ ITALIA!

  • Luigi Punzo |

    Sono notevolmente favorevole alla costruzione della linea TAV; è importante e decisiva anche per il sud
    dell’ ITALIA!

  • Giampiero Minelli |

    Correggere una rotta (una opera) che si rivela sbagliata è saggezza.
    Ma un cambio di rotta non puo’ essere affidato al “gatto di bordo”, che sa da dove arriva la pappa.
    Un’analisi costi-benefici deve includere la convenienza politica, non restare numeri astratti, scritti e calcolati da chi è in grado di far dire ai numeri (ed ha facoltà di farlo in quanto “esperto”) tutto e il contrario di tutto.
    Due Paesi hanno sottoscritto un accordo, approvato dai rspettivi Parlamenti. Cosa ne pensino Di Maio o Salvini non deve avere rilevanza. Si fa e basta.
    Ma bisogna “attrezzare” la ferrovia (infrastrutture e tariffe) alle giuse esigenze di chi dovrebbe preferirla alla strada. Altrimenti resterà “opera morta”.

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