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finanza

Lusso, un arsenale da 24,5 miliardi di euro nelle casse dei 10 big

Dopo un 2016 poco brillante il lusso torna a correre in Borsa. L’indice S&P Global di settore, che aveva  chiuso il 2016 con una variazione nulla, da inizio anno ha guadagnato il 22,8%  facendo nettamente meglio del resto del mercato azionario globale (+11% il rialzo dell’indice Msci World ).  Il traino è stato soprattutto delle società quotate europee che, con 441 miliardi di euro di capitalizzazione, rappresentano più della metà del valore di mercato del settore a livello globale. L’85% di questi 441 miliardi fa capo ad un gruppo di appena 10 società (LVMH, Hermes, Christian Dior, Richemont, Adidas, Kering, Luxottica, Pandora,  Swatch e Burberry).

Nell’ultimo decennio il giro d’affari di queste 10 società è passato da  73,5 a 149 miliardi di euro mentre l’utile aggregato è passato da 6,4 a 13,5 miliardi di euro. Una performance che ha avuto ripercussioni esplosive in Borsa dato che le azioni sono cresciute in media del 160% in questo lasso temporale. Le 10 big del lusso europee hanno un livello di indebitamento praticamente nullo e, stando alla banca dati S&P Market Intelligence, hanno a disposizione un arsenale di liquidità per un totale di 24,5 miliardi di euro. Risorse che – è la scommessa di molti investitori –  potrebbero essere impiegate per una nuova tornata di fusioni e acquisizioni nei prossimi mesi.

Delle 10 big finora 8 hanno finora pubblicato i risultati semestrali al 30 giugno (all’appello mancano la britannica Burberry e la svizzera Richemont che chiudono l’anno fiscale a fine marzo 2018 e pubblicheranno la semestrale dopo settembre). I numeri sono stati in buona parte positivi anche se il primo trimestre è andato indubbiamente meglio del secondo e non sono mancate le delusioni. Ha fatto molto bene Kering (+45% il titolo da inizio anno) soprattutto  nel primo trimestre che si è chiuso con i ricavi  superiori del 12,7% alle attese degli analisti. Lo stesso vale per LVMH (+21%) che ha chiuso il semestre con un giro d’affari in crescita del 15% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In controtendenza Luxottica. Sebbene abbia pubblicato risultati in linea con le attese l’azienda fondata da Leonardo Del Vecchio si è rimangiata in Borsa i guadagni legati all’annuncio della fusione con Essilor e registra un calo del 6% rispetto ai livelli di inizio anno. C’è anche chi è andato molto male come  Pandora. Il titolo dell’azienda danese di gioielleria ha perso il 32% a causa soprattutto dei conti del secondo trimestre che si è chiuso con un’utile netto inferiore del 12% rispetto alle attese.

Le prospettive per il mercato del lusso sono buone. Per il 2017 – si legge in un rapporto curato da Bain e fondazione Altagamma – ci si attende una crescita tra il 2 e il 4% a livello globale grazie soprattutto al risveglio del mercato cinese. La Repubblica popolare ha fatto la fortuna del settore in questi anni. Sia come destinazione dell’export sia per gli acquisti dei turisti cinesi che, secondo le stime dell’organizzazione mondiale del turismo (Unw), sono in assoluto quelli che spendono di più: 261 miliardi di dollari l’anno. La ripresa dei flussi turistici verso l’Europa nella prima parte dell’anno – è il rischio che segnalano alcuni analisti – potrebbe tuttavia subire un rallentamento per via del rafforzamento dell’euro e della ripresa degli attentati terroristici.

Nei grafici preparati da Active Value Advisors per Infodata Blog una panoramica delle maggiori società europee del settore Abbigliamento e Lusso secondo i principali indicatori di bilancio e di mercato e un focus sulle singole società con le previsioni future sull’andamento dei ricavi implicite nel valore delle azioni in Borsa.