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cronaca

L’allarme siccità, le piogge e consumi d’acqua. La mappa italiana

Secondo i meteorologi, domani sarà la giornata più calda, con temperature oltre i 35 gradi. La settimana prossima dovrebbe piovere.
Europa. Temperature canicolari in Francia e in Spagna. A Parigi raggiunto il primato del ’47 con 37,6 gradi.
Fiumi. La siccità dura non da mesi ma da un anno.
La portata del Po a Isola Sant’Antonio (Alessandria) è 204 metri cubi al secondo, il 65% in meno del valore medio di giugno nel periodo 1995-2015. In Piemonte le riserve disponibili nei bacini (laghi e laghetti)sono 233 milioni di metri cubi, il 60% della capacità massima teorica.
In Sicilia le riserve idriche sono calate del 15% in un anno e mancano negli invasi oltre 75 milioni di metri cubi di acqua.
In Emilia è piovuto il 50% in meno del solito. La falda acquifera è più bassa del solito, e si trova scavando ancora più a fondo, 1,26 metri in più.


Le stesse indicazioni dalla pianura veneta: se una volta l’acqua era in pozzi poco profondi, ora nella pianura del Piave bisogna perforare a grande profondità.
Clima. È molto verosimile che le attività umane accelerino il riscaldamento dell’aria, ma oggi nessuno può dimostrare che questa siccità sia effetto del cambiamento del clima: le siccità sono ricorrenti da sempre e nel passato furono e assai più catastrofiche. Serve più tempo per poter collegare i due fenomeni.
Sale. La povertà d’acqua dei fiumi e delle falde sotterranee lascia risalire nell’entroterra l’acqua salata del mare e i campi della pianura si sanno salando. Il riscaldamento del clima e la risalita salina impongono di cambiare le colture.
Meteo. Dal 2019 Bologna ospiterà il Centro Europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (Ecmwf). «La scelta di Bologna diventa finalmente un dato acquisito — afferma il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti — ci pone ancor di più al centro della sfida climatica europea».
Acquedotti. Ogni italiano consuma in media 245 litri di acqua potabile al giorno.
Abbiamo le tariffe di gran lunga più basse d’Europa, e i pochi soldi raggranellati non pagano gli investimenti per servizio migliore e per ridurre le perdite.
Secondo un rapporto di Utilitalia bisognerebbe investire 5 miliardi l’anno per la manutenzione. L’investimento è 34 euro per abitante l’anno quando in Europa normalmente di spende tra 80 e 130 euro. Il 7% delle fognature non hanno depurazione.
L’inutile referendum del 2011 sull’acqua “bene pubblico” ha solo complicato la situazione.
Perdite. Secondo l’Istat, gli acquedotti perdono il 40% dell’acqua. Attenzione, le perdite non sono sempre tubi rotti; si chiamano “perdite” anche le fontanelle, alcune forniture a enti pubblici e così via.
Le perdite sono del 68,8% a Potenza e il 54,6% a Palermo, forti anche a Campobasso (67,9%), Cagliari (59,3), Bari (52,3).
Milano ha appena il 16,7% di perdite. Seguono Aosta (24,5), Bolzano (26,5) e Genova (27,4).
Wwf. «Il rischio è costituito dal conflitto tra i bisogni vitali e sanitari della popolazione e quelli dei settori economici, dall’agricoltura all’industria, alla stessa produzione energetica termoelettrica, che usa moltissima acqua».
Greenpeace. Secondo il rapporto di Greenpeace Germania «Climate Change, Migration and Displacement», ogni anno 21,5 milioni di persone sono costrette a emigrare a causa di siccità, tempeste o alluvioni.
Riuso. Il riuso delle acque depurate, la dissalazione per ricavare acqua dal mare e i finanziamenti europei agli investimenti sono stati trattati ieri in eventi diversi dall’acquedotto milanese Cap e a Palermo da Watec Italy.

Ma quanto piove in Italia? In Italia, le precipitazioni medie nel decennio 2001-2010 corrispondono ad un volume di acqua di 245.457 milioni di metri cubi. Tale valore è in aumento dell’1,8% rispetto alla media del periodo 1971-2000.  Su scala nazionale, nel decennio 2001-2010 si registra un leggero aumento della quantità di risorse idriche rispetto al trentennio di riferimento.

Il 2001 è stato l’anno più siccitoso, con 190.839 milioni di metri cubi (-20,8%), seguito dal 2007 (194.680 milioni di metri cubi), mentre il 2010 è risultato l’anno più piovoso con 306.883 milioni di metri cubi (+27,3%).

Qui l’Info data realizzata nel 2015
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Qui sotto parliamo dei consumi di acqua. Ogni italiano, in particolare residente in un comune capoluogo di provincia, consuma in media 89,3 metri cubi di acqua, ossia 245 litri al giorno. Lo ha scritto Istat in occasione della giornata mondiale dell’acqua. Su infodata ne avevamo parlato anche qua. 

Nel complesso il volume di perdite idriche totali nelle reti dei comuni capoluogo di provincia, ottenuto sottraendo i volumi erogati autorizzati ai volumi immessi in rete, ammonta nel 2015 a 1,01 miliardi di m 3 , corrispondenti a una dispersione giornaliera di 2,8 milioni di m 3 di acqua per uso potabile.

 

Ultimi commenti
  • jacopo giliberto |

    gentile bius,
    nel 2011 in diversi articoli previdi che cosa sarebbe accaduto al settore in seguito al referendum.
    quelle mie previsioni si sono avverate tutte.
    e ciò può essere confermato da chiunque.

  • Caixa |

    Il decreto bersani e letta rispettivamente 1999 e 2001 hanno detto fine a qualsiasi tipo di oligopolio sia nel mondo power gas sia gas. Nel 2011 gli italiani attraverso il referendum hanno detto che l’acqua è un bene pubblico, ma questo di fatto lo era già. Basta guardate il mondo delle reti elettriche e reti gas come abbia avuto una crescita esponenziale degli investimenti per garantire sicurezza negli approvvigionamenti ed erogazione agli utenti di un servizio primario ed essenziale. Il settore idrico ha visto erogare un servizio di primo piano solo in quelle regioni o ambiti territoriali in cui è gestito alla pari delle reti elettriche e distribuzione gas. Pertanto si l’acqua è un bene pubblico ma la gestione deve essere privata (partecipata dal pubblico è il caso delle municipalizzate) o meglio gestita da chi reaizza investimenti sulle reti con l’obiettivo di migliorare la qualità del servizio per i cittadini.

  • jacopo giliberto |

    gentile bius,
    già nel 2011 previdi in più e più articoli l’effetto che avrebbe avuto il referendum.
    le previsioni di allora si realizzarono appieno.
    e sono osservabili da tutti.

  • Bius |

    In un paese ancora sottoposto a monopoli o oligopoli per qualsiasi servizio, dall’elettricità al gas, dalla raccolta rifiuti alle utenze telefoniche ai trasporti ferroviari, dev’essere destabilizzante per Giliberto che l’acqua nel 2011 sia sfuggita ancora una volta ai tentativi di togliere dalla disponibilità di tutti l’ultimo bene comune non ancora assoggettato a controllo privato, anche se seguendo una pratica ormai consolidata in Italia si sta aggirando il voto dei cittadini con “opere di interesse nazionale” come la canalizzazione del Brenta.
    Ci consoliamo pensando che l’aria, con buona pace del Giliberto, non l’avranno mai.

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