Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
politica

Confronto Bruxelles-Roma: le richieste e le risposte

L’Italia metterà mano all’aggiustamento da 3,4 miliardi perché è «indispensabile» per evitare una procedura d’infrazione che sarebbe «estremamente allarmante».
Intervenendo ieri pomeriggio al question time in Senato sulla situazione dei nostri conti pubblici il ministro dell’Economia rompe gli indugi e chiarisce che la correzione si farà, con un programma in più tappe che si chiuderà «al più tardi entro aprile» ma che «molto probabilmente» vedrà alcune misure anche prima, già dalle prossime settimane.
Quello proposto da Padoan ieri a Palazzo Madama non può essere ovviamente etichettato come un cambio di rotta rispetto alla lettera inviata a Bruxelles solo poche ore prima; a cambiare, però è il “tono” e soprattutto il tasso di precisione sulla disponibilità italiana e in particolare sui tempi stretti in cui è destinata a tradursi in pratica. L’obiettivo è quello di contrastare una certa delusione per la risposta scritta del governo trapelata subito dagli ambienti della commissione Ue (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), e di respingere la prospettiva di una procedura d’infrazione. Un’ipotesi di questo tipo, chiarisce in Parlamento il ministro, «comporterebbe cessioni di sovranità e costi aggiuntivi per il Paese a seguito del probabile aumento dei tassi di interesse». Poche ore prima, nella conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri dedicata al decreto sul terremoto, il premier Paolo Gentiloni aveva detto che l’Italia «non è in procedura d’infrazione, e abbiamo deciso da sempre di rispettare le regole ma senza misure con effetto depressivo». Ciò non toglie, però, che sul miliardo di spese aggiuntive per il terremoto già annunciate a Bruxelles «non possiamo aspettare chissà quali superiori determinazioni» da parte della Ue: «Decidiamo – ha spiegato Gentiloni – e ci prendiamo le nostre responsabilità».

Articolo sul Sole 24 Ore del 3 febbraio 2017