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Ecco i Paesi europei dove si va in pensione prima

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Si terrà mercoledì mattina 21 settembre 2016 l’ultimo tavolo di confronto tra il Governo e i sindacati in merito alla manovra sulle nuove forme di pensionamento. Il tema principale che verrà affrontato sarà l’Ape, anticipo pensionistico, che dovrebbe permettere a tutti i lavoratori dipendenti (privati o pubblici) e autonomi il ritiro anticipato dal lavoro fino a 3 anni e 7 mesi rispetto ai requisiti standard di vecchiaia.
In ambito europeo le normative sulle pensioni sono molto diverse tra loro. Una prima distinzione permette di individuare un ristretto gruppo di Paesi più rigorosi che non prevedono il ritiro anticipato dal lavoro. Sono solo cinque: Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi, Gran Bretagna e Svezia. Tra i rimanenti 23 Paesi (Italia inclusa), più della metà (quattordici di essi) penalizza i lavoratori che scelgono di ottenere prima la pensione. Di questi 14 la maggioranza inseriscono nei propri regolamenti anche incentivi per chi lavora più a lungo (6% in Germania e 5% in Francia).
Le differenze nei sistemi messi in campo dai Paesi europei dipendono innanzitutto dalle tradizioni storiche; inoltre, più di recente, una maggiore attenzione alla sostenibilità dei conti pubblici ha portato a una stretta dei requisiti per i casi di pre-pensionamento. La tendenza ad aumentare l’età minima, secondo la Commissione Ue, è destinata a intensificarsi ancora, di pari passo con l’invecchiamento della popolazione.
Se restringiamo lo sguardo sui big d’Europa scopriamo che la Francia è il Paese più di manica larga in tema di pensionamento: chi ha iniziato a lavorare prima dei 16 anni può ottenere il ritiro anticipato (tra i 56 e i 60 anni) per “lunga carriera”. E ancora, Oltralpe sono state riviste le regole per le professioni usuranti, differenziate a seconda del fattore usurante di riferimento.
In Germania e in Spagna è stato deciso il prolungamento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni entro il 2027. Nonostante questa manovra stabilita dal Governo, in territorio tedesco i lavoratori hanno a disposizione un’ampia rosa di opzioni che consentono un atterraggio più morbido tra lavoro e pensione. Madrid, invece, registra la riduzione più netta dell’assegno (tra 6 e 8%) rispetto agli altri Paesi dell’Unione.
L’Italia, che ad oggi fa sfoggio del record europeo della spesa pensionistica (il 16,1% del Pil) contro il 15% della Francia, l’11.9% della Germania e il 12.6% della Spagna, presenta ben sei diverse opzioni di anticipo, dopo la legge Fornero del 2011 e la manovra del 2016. A queste già numerose alternative, potrebbe aggiungersi presto anche l’Ape, uno strumento che andrebbe a garantire una maggiore flessibilità, ma non più posti di lavoro per i giovani nel lungo periodo.
 

L’articolo sul Sole 24 Ore del 19 settembre 2016 a pagina 5