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economia

L'Italia produce 231mila tonnellate di rifiuti elettronici. La mappa del riciclo tecnologico e le ragioni del ritardo

La raccolta è in aumento, ma gli obiettivi europei sono ancora lontani. Si tratta dei Raee, acronimo che indica i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. In altre parole frigoriferi, lavatrici, televisioni, computer e smartphone arrivati a fine vita. Da otto anni il Centro di coordinamento Raee pubblica un rapporto che fotografa la situazione a livello di ritiro e trattamento di questi rifiuti in Italia. E il report 2015 afferma che la raccolta è in ripresa, dopo essere passata dalle 231mila tonnellate del 2014 alle 249mila dello scorso anno. Ma dice anche che la strada è ancora lunga: entro il 2016 l’obiettivo europeo è quello di raccogliere e riciclare una quota di Raee pari al 45% dei nuovi prodotti immessi sul mercato. E a fine 2014 l’Italia era ancora ferma al 34,98%. Mentre in Germania è già stato superato il 40%.
 
Tornando all’immondizia elettronica di casa nostra, il rapporto Raee descrive un’Italia tendenzialmente divisa in due, con il Nord più avanti sul fronte della raccolta pro capite rispetto al Sud. Non mancano, certo, le eccezioni: la provincia con la quota più alta, 10,23 kg per abitante, è Olbia, in Sardegna. E sempre nel Meridione, Reggio Calabria riesce a fare meglio di Roma, Milano, Firenze e Torino. È invece la Lombardia la regione che presenta il maggior numero di centri di raccolta, ovvero le strutture nelle quali i rifiuti elettronici vengono stoccati in attesa dello smaltimento. Le prime tre province italiane per numero di centri sono Bergamo, Brescia e Milano, rispettivamente con 175, 160 e 157. Fa da contraltare Lecco, stretta tra il lago di Como e le Prealpi Lombarde, dove le strutture sono appena 3, il dato peggiore a livello nazionale.
 
Se invece si guarda in generale alle categorie di rifiuti raccolti, la quantità maggiore riguarda frigoriferi e climatizzatori, con 70mila tonnellate trattate nel 2015. Poi ci sono i grandi bianchi (68mila), quindi tv e monitor (65mila). Unica categoria, quest’ultima, che lo scorso anno ha subito un calo. Gli italiani hanno smaltito anche 43mila tonnellate di piccoli elettrodomestici e appena 1449 di lampadine. Che, ovviamente, pesano decisamente meno di una lavatrice o anche solo di un frullatore.

 
Il rapporto del centro di coordinamento offre anche un focus a livello europeo, paragonando la situazione italiana nel 2014 con quella di Germania, Regno Unito e Francia. Secondo il rapporto, in Italia si raccolgono meno Raee che nelle altre quattro nazioni prese in considerazione. Ma è anche minore la quantità di prodotti immessa sul mercato. Come a dire, in altre parole, che c’è un ricambio inferiore. Per allargare il raggio, però, vale la pena di dare un’occhiata ai dati contenuti nel rapporto “Municipal waste” rilasciato lo scorso 22 marzo da Eurostat. Anche in questo caso, per “imparare” occorre guardare a nord. Più a nord di Berlino, però: la nazione con il maggior numero di Raee riciclati nell’Unione Europea è la Norvegia con 16,68 kg pro capite. Va anche detto che è anche la nazione con la maggior quota di acquisti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, con oltre 35 chili nel 2013. In percentuale i norvegesi sono poco sotto al 47%, quindi un passo oltre gli obiettivi fissati dall’Ue. E con ben tre anni di anticipo sulla tabella di marcia.
 

 
 
Tornando in Italia, è interessante anche cercare di capire se ci sia una correlazione tra la diffusione dei centri di raccolta e la quantità di Raee recuperati. In altre parole, se il ritardo possa essere dovuto ad un deficit strutturale. E la risposta è negativa. Valga un esempio per tutti: la provincia di Reggio Calabria, con i suoi 14 centri, ha garantito nel 2014 una raccolta pari a 6,59 chilogrammi per abitante. Mentre quella di Torino, dove le strutture sono in totale 117, non si è andati oltre i 3,37 chilogrammi pro capite.