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economia

Se la Cina fosse una economia di mercato, quanto ci costerebbe? 66mila posti di lavoro a rischio


66.241, sono i lavoratori coinvolti in produzioni interessate ai dazi antidumping nei confronti della Cina; l’Italia è al primo posto per il numero di lavoratori a rischio in caso di stop alle misure di politica economica oggi in atto
55.810, sono i lavoratori tedeschi coinvolti in produzioni che beneficiano dell’antidumping cinese
52, sono le misure anitdumping attive nei confronti della Cina a fine 2015
La Cina come economia di mercato e le ripercussioni sull’economia italiana. Questo, il nodo su cui stanno discutendo in questi giorni i nostri imprenditori, chiamati a partecipare alla consultazione pubblica indetta per far conoscere alla Commissione europea difficoltà e perplessità a proposito del riconoscimento della Cina come economia di mercato.
Ad oggi l’Italia è il Paese Ue che più beneficia delle misure antidumping e anti-sovvenzione nei confronti della Cina. Molti dei nostri prodotti entrano infatti in competizione con i più economici manufatti cinesi: al primo posto la ceramica, ma anche la siderurgia e la meccanica.
Secondo studi esterni la Commissione, se la produzione europea non sarà più protetta dalle misure di politica economica oggi in atto, la perdita sul fronte occupazionale potrà essere compresa tra i 63.600 e i 211mila posti. Lo studio Epi commissionato da Aegis Studi indica invece una perdita potenziale compresa tra 1,7 e 3,5 milioni posti.
Tratto da Il Sole 24 ORE del 04/03/2016, pagina 13