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finanza

L’indice Vix della paura suona allarme rosso sui mercati

L’indice della paura. Così viene soprannominato il Chicago Board Options Exchange Market Volatility Index. L’indice più noto e utilizzato dagli addetti ai lavori per misurare la volatilità dei mercati, cioè il grado di oscillazione dei prezzi nel tempo. Il Vix è un paniere ponderato di opzioni, contratti derivati che danno a chi li acquista il diritto di comprare o vendere una certa azione ad un determinato prezzo ad una certa data. Un diritto ce si esercita in cambio di un “premio” che è il prezzo dell’opzione.

Se il mercato è stabile, il premio delle opzioni rimane “basso”. Se i premi crescono significa che il mercato si attende forti oscillazioni per il futuro. L’indice Vix indica la “velocità” implicita (cioè futura, nei 30 giorni successivi) dell’indice S&P 500 di Wall Street e, di riflesso, di tutti i mercati finanziari.

L’indice Vix è un termometro della “paura dei mercati”. Tutte le volte che ci sono stati dei forti scossoni l’indice ha registrato forti impennate. I massimi storici per il Vix sono stati toccati a ottobre 2008 nel pieno della “tempesta perfetta” che travolse i mercati di tutto il mondo a seguito del collasso della banca americana Lehman Brothers. Altre forti impennate si sono registrate con la crisi dei debiti sovrani dell’area euro e le tensioni sugli spread tra l’autunno del 2011 e l’estate del 2012. Ed è proprio su questi livelli, come si può vedere dal grafico, che l’indice della paura si è attestato in questi giorni. Un campanello d’allarme che fa presagire grossi scossoni sui mercati anche nei mesi a venire.