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Al Sud gli extracomunitari lavorano più degli italiani. Il caso Campania

Se il dato dell’occupazione è un indicatore di inserimento sociale, allora gli extracomunitari che vivono in Italia sono tra quelli meglio posizionati in Europa.

Lo dicono i dati raccolti da Eurostat, secondo i quali l’Italia si piazza molto bene nella classifica del tasso di occupazione della popolazione extracomunitaria. Comparata con i paesi di dimensioni simili alla nostra, infatti, siamo dietro Polonia e Regno Unito, ma davanti a Germania e Francia.

Muovendosi con il mouse sopra uno dei paesi del primo grafico a barre si evidenzia il relativo andamento nel tempo, dal 2005 in poi.

Ma di per sé questo dato potrebbe non dire abbastanza: per questo se si confronta questo dato con il tasso di occupazione dei cittadini, si scopre una ulteriore sorpresa: sono in Italia cinque delle prime sei regioni dove, in proporzione, gli extracomunitari sono più impiegati degli italiani: in Campania, Sicilia, Sardegna, Calabria e Puglia vi è infatti una differenza considerevole a favore dei cittadini extraeuropei, un record in tutto il continente e che in Campania sfiora 16 punti percentuali di differenza.

Chiaramente si parla di tassi di occupazione e non di stipendi. 

Secondo un recente rapporto del Ministero del Lavoro, che fa il punto della situazione demografica e occupazionale delle persone regolarmente soggiornanti nel nostro paese al 1 gennaio 2017 nelle 14 principali città metropolitane italiane.

Complessivamente, il tasso di occupazione dei soggiornanti non comunitari al 1 gennaio 2017 era del 57,8% a fronte di 57% degli italiani, nonostante si rilevino una netta settorializzazione dell’occupazione e una disparità nella retribuzione rispetto agli italiani.
Inoltre, il loro tasso di imprenditorialità è in continua crescita, con un +3,5% di nuove ditte individuali di cittadini non comunitari nel 2016 sul 2015. Nel 2016 erano 366.425 i titolari di imprese individuali nati in un paese al di fuori dell’Unione Europea, l’11,3% del totale delle ditte individuali a livello nazionale. Va poi sottolineano, scrive Cristina Da Rold su questo blog, che  a differire fra nord e sud sono anche le ragioni del soggiorno: nelle città metropolitane del Meridione, geograficamente più esposte alle rotte migratorie, si registrano maggiori incidenze dei soggiornanti per richiesta o titolarità della protezione internazionale sul totale dei regolarmente presenti piuttosto elevate. L’esempio più eclatante è Catania, dove i titolari di protezione internazionale sono il 36,7% dei regolarmente soggiornanti (incidenza aumentata del 33% negli ultimi 7 anni). Seguono Reggio Calabria con il 36% e Bari con il 26,7%. Al contrario, a Bologna, Torino e Venezia la metà dei soggiornanti risiede lì per motivi familiari.
Avere un lavoro non è tuttavia sinonimo di integrazione, perché non significa un’effettiva uscita da una condizione di indigenza. La maggior parte dei cittadini non UE regolarmente soggiornanti nel nostro paese guadagna infatti meno di 800 euro al mese

Se allarghiamo lo sguardo e lo puntiamo sul dato regionale scopriamo che nel 2017 la maggior parte delle regioni dell’Unione europea vanta un tasso di occupazione dei cittadini stranieri al di fuori dell’Ue era generalmente inferiore a quello dei cittadini di altri Stati membri e cittadini dell’Ue. Detto meglio , nella maggior parte delle regioni dell’Ue (91% di tutte le regioni per le quali i dati sono disponibili), il tasso di occupazione per i cittadini non UE era inferiore all’obiettivo di Europa 2020 del 75%. Percentuali sotto il 50% si registrano rispettivamente in Francia, Germania, Belgio e Paesi Bassi. La Martinica, la regione francese che ha avuto il tasso più basso di qualsiasi regione dell’Ue (20,8%).

Se poi guardiamo i tassi di occupazione regionali di cittadini di altri Stati dell’Ue (quindi non extracomunitari ma semplicemente stranieri).

Tasso di occupazione regionale per i cittadini di altri Stati membri dell’UE

Per i cittadini di altri Stati membri dell’UE, un tasso di occupazione regionale pari o superiore all’obiettivo di Europa 2020 del 75% è stato osservato in più della metà di tutte le regioni dell’UE (il 55% di tutte le regioni dell’UE per le quali sono disponibili dati).

Le regioni con il più alto tasso di occupazione per i cittadini di altri Stati membri dell’UE sono state registrate nella Repubblica ceca e nel Regno Unito. In particolare, il tasso più elevato è stato registrato nella regione ceca di Strední Cechy (94,2%), mentre un tasso superiore al 90% è stato osservato anche a Strední Morava e in due regioni del Regno Unito: Highlands and Islands e Cumbria.

I tassi di occupazione regionali più bassi per i cittadini di altri Stati membri dell’UE sono stati osservati nella regione di Voreia Ellada (livello NUTS 1) nel nord della Grecia (35,9%) e nelle due regioni meridionali italiane della Calabria (42,4%) e Sicilia (52,2% ).