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tecnologia

La scienza su Facebook? Poche scoperte, piacciono di più i consigli pratici

Le pagine Facebook dedicate alla divulgazione scientifica piacciono a milioni di persone. Ma solo un terzo dei post pubblicati riguarda nuove scoperte. Il resto? Soprattutto consigli pratici e pubblicità. Questa la conclusione cui sono giunti gli studiosi del Pew Research Center monitorando i contenuti delle 30 più popolari pagine a tema scientifico sul social network fondato da Mark Zuckerberg.

Per realizzare lo studio, è stata presa in considerazione l’attività di due gruppi di 15 pagine nel periodo compreso tra l’inizio del 2014 e la prima metà del 2017. Il primo fa riferimento a realtà definite multipiattaforma, come National Geographic (44,3 milioni di fan) o Discovery (39M). Il secondo a realtà che si potrebbero definire native, create cioè su Facebook e con un edizione esclusivamente digitale. Tra questi spicca IFLScience, con 29,6 milioni di seguaci.

La prima notizia riguarda l’impatto di queste pagine dedicate alla divulgazione scientifica. Che dimostrano come i social network non siano necessariamente uno spazio dedicato alla condivisione di bufale e di foto di gattini. Al contrario, un utente americano su quattro segue una pagina in cui si parla di scienza.

Non solo. Come si vede dal grafico, quasi la metà degli utenti social americani afferma che è qui che trova notizie dal mondo della scienza con le quali altrimenti non entrerebbe in contatto. Circostanza che dovrebbe portare a qualche riflessione da parte di chi si occupa di scienza sui media tradizionali. Non è però tutto oro ciò che luccica. Sì, perché solo un post su tre tra quelli pubblicati su queste pagine social si occupa effettivamente di raccontare nuove scoperte scientifiche.

Solo il 29% dei post pubblicati da queste pagine, come detto, è dedicato a nuove scoperte, principalmente nei settori dell’energia, dell’ambiente, della geologia e dell’archeologia. La metà degli interventi in cui si parla di astronomia e fisica fanno riferimento a nuove conquiste scientifiche. E in questo senso un’eccezione interessante è rappresentata da Nasa Earth, pagina il cui 71% dei contenuti racconta nuove scoperte scientifiche. La ricerca evidenzia poi come il 12% delle pubblicazioni sia dedicata a chiarire un concetto o i contenuti di una teoria.

Per il resto, il 21% dei contenuti rientrano invece nella categoria che i ricercatori del PRC hanno definito “news you can use”. In altre parole, consigli pratici, ad esempio sul tema della salute. Infine, il 16% dei post ha un contenuto promozionale. Magari non si tratta della pubblicità di un prodotto, quanto piuttosto di un programma televisivo a tema scientifico. Ma pur sempre di pubblicità si tratta.

Salute ed alimentazione rappresentano le tematiche trattate con maggiore frequenza. È infatti dedicato a questi argomenti il 39% dei post delle pagine native e il 15% di quelle multipiattaforma. Quello che manca, invece, è l’attenzione al dibattito scientifico contemporaneo, specie su alcune tematiche controverse. Solo l’1% dei post è dedicato all’editing genetico, poco di più al cambiamento climatico, inteso come argomento a sé stante e non legato alla necessità di sviluppare energie alternative a quelle fossili.

Fanno eccezione i contenuti dedicati al sostegno economico finanziamenti alla ricerca. Si tratta del tema che nella prima metà dello scorso anno ha registrato un maggior engagement da parte degli utenti, almeno triplo rispetto a quelli dedicati ad altre questioni. Si trattava però del periodo in cui l’amministrazione Trump ipotizzava dei tagli agli stanziamenti per la ricerca. Un’attualità, quindi, più politica che scientifica. Rimane il fatto che, quando il discorso cade sui soldi, la partecipazione degli utenti è massima:

Un altro elemento che emerge dalla ricerca, ben visualizzato dal grafico, riguarda il fatto che le piattaforme native di Facebook siano in grado di generare un maggior coinvolgimento degli utenti rispetto a quelle che la ricerca definisce multipiattaforma. E questo vale a prescindere da quale sia il contenuto dei post. Segno che, evidentemente, hanno compreso le dinamiche del social network di Menlo Park. E lo utilizzano al meglio per comunicare la scienza.