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economia

Come cambierà Milano? Gli scenarie le soluzioni

Milano può competere con le maggiori città europee, adesso che è sempre più nel mirino degli investitori esteri e domestici. Ma deve migliorare infrastrutture e produrre nuovi edifici innovativi e moderni.
La liquidità non manca e l’interesse per una città dinamica e vivace si riscontra nelle view dei decision makers dei maggiori gruppi internazionali di real estate, da Bnp Paribas real estate a Credit suisse, da Ubs a Savills, ma a scarseggiare è il prodotto di qualità.

 

 

Ecco perché il riavvio degli sviluppi è una notizia positiva per la città. Sul tavolo ci sono aree da riqualificare che vanno da Milanosesto a Santa Giulia, dove gli australiani di Lend Lease stanno riavviando il progetto, dall’area Expo fino agli ex Scali ferroviari. Non solo. Se l’Università statale dovesse spostarsi si potrebbero liberare interi isolati da convertire e riqualificare, decisamente centrali.
“La differenza tra questo ciclo immobiliare e il precedente – ha detto Alessandro Mazzanti, ceo in Italia di Cbre – sta nella scelta dei prodotti. Oggi gli investitori esteri puntano non solo su prodotti core, quindi già a reddito, ma cercano edifici da riqualificare e riprogettare. E’ il caso di Hines, di Blackstone e di tanti altri protagonisti” che si assumono quindi un maggiore rischio, per un maggiore rendimento.
La sfida che Milano ha davanti per guardare al futuro, continuare a innovarsi e trovarsi tra 5-10 anni a combattere ad armi pari con altre metropoli del Vecchio continente, è quella di individuare le linee guida di sviluppo e cambiamento delle aree urbane adattando i progetti alle esigenze della città e dei suoi abitanti. Ma anche cercare di coordinare il proprio sviluppo con quello di città vicine, Torino, Genova e Brescia, collegate al capoluogo lombardo da trasporti moderni. In questo modo lo stock real estate da offrire a un investitore aumenta e i protagonisti del settore non si troveranno, come avviene adesso, a combattere per conquistare lo stesso immobile centrale di alta qualità.

 

 

La view dei grandi investitori è positiva, forse più di quella degli protagonisti italiani. Ci rimproverano però di avere una strategia a corto raggio, quando sarebbe necessario ripensare le città in uno scenario di 10-20 anni. Ne saremo capaci?