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politica

Quanto è efficace la pubblica amministrazione italiana? L’indice di Oxford

Fatta 100 la frontiera tecnologica di come una burocrazia di un Paese avanzato può gestire regolamentazione, risorse umane, incentivi, servizi pubblici, trasparenza dei processi decisionali (caso in specie: il Canada o la Nuova Zelanda), l’Italia è a 20. La media dei Paesi economicamente avanzati è 60. Questi sono nuovi dati recentemente pubblicati dal International Civil Service Effectiveness (InCiSE) Index della scuola di amministrazione pubblica dell’Università di Oxford. L’InCiSE compara l’amministrazione pubblica statale di 31 Paesi, di cui 22 europei, utilizzando una serie di indicatori provenienti da varie fonti e sintetizzando i risultati in un indice di efficacia amministrativa. L’Italia risulta al 27esimo posto, precedendo solo Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria e Slovacchia.
Molto si è parlato negli ultimi tempi di produttività delle aziende italiane e di come stimolarne la crescita. A seconda del settore, le interazioni con la Pa rappresentano una voce di costo di varia entità che in maniera diretta entrano nel calcolo della produttività del lavoro per le nostre imprese (quanto valore aggiunto l’azienda riesce a ottenere per unità di lavoro). Sulla base di questo indice, tale voce di costo potrebbe essere cinque volte più alta per un’azienda italiana che canadese.

Articolo uscito il 18 luglio 2017
Ultimi commenti
  • Giovanni Porcari |

    Un problema serio è il sistema dei trasferimenti di impiegati: molti meridionali ambiscono ad un posto di lavoro nella PA perchè garantisce loro un posto sicuro e ben remunerato rispetto al costo della vita che devono sopportare. Una volta ottenuto l’impiego sono preoccupati per lo più ad avvicinarsi al luogo originario di residenza sfruttando il meccanismo di trasferimento: in questo modo non hanno niente che li spinga ad essere produttivi. SOLUZIONE: regolamentare diversamente i trasferimenti.

  • Mario Silvio Foddis |

    Il problema è molto più complesso di quello evidenziato. La causa radice è il caos della cultura della legiferazione italiana : caotica, contraddittoria e con difficoltà di interpretazione. Le regole devono essere chiare, poche , con pochi margini di interpretazione. Chiarezza anche di risultati e relative conseguenze NON COME HANNO LEGIFERATO MONTI E FORNERO e tutti quelli che li hanno preceduti e seguiti sia dx che sx: shortermismo scriteriato (vedi articolo di Raul Caruso su Avvenire )!!

  • GIORGIO GALBIATI |

    L’inefficienza non é l’elemento che colpisce, infatti chi non ha verificato le mirabili prestazioni della “nostra” PA ? I picchi positivi verso il welfare, verso la tutela, anche se manca la voce della sanità che almeno da noi é fondamentale, sono un’evidenza (vedi “sistema previdenziale” e visti i casi noti forse in parte “risk mangement”). Forse che si tutelano solo i pensionati come perpetuo bacino di voti?

  • Michele |

    Mi sembra molto strano che l’efficienza sia pari a zero. Forse non è stato possibile quantificarla per qualche ragione. Interessante poi che la Germania, di solito presa come esempio virtuoso, sia abbastanza in basso nella classifica.
    Dipende anche da come si fanno queste analisi. l’Australia, gli Stati Uniti, hanno una amministrazione pubblica migliore della Francia e della Germania, anche in termini di servizi al cittadino, welfare o infrastrutture pubbliche?

  • Walter |

    Ma che dici!!! Ma veramente vuoi continuare con questo atteggiamento contro ogni evidenza. Se i privati non sono efficienti non mangiano perchè a differenza di quelli che difendi non hanno il pane (e molti altri privilegi) garantiti per diritto. Ci vorrebbe un partito dei lavoratori privati con l’obiettivo di ridurre il numero il costo e il peso insopportabile dell’impiego pubblico.

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