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Campania, Sicilia, Puglia e i luoghi comuni: una donna su tre fa la casalinga

Se in tre regioni d’Italia, una donna su tre fa la casalinga, da un punto di vista economico qualcosa non funziona. Premessa: fare la casalinga, in sé, non è un male. Le scelte di vita stanno ai singoli e non c’è nessun giudizio di merito. Il problema si pone, semmai, se quella di dedicarsi esclusivamente ai lavori domestici non è una scelta. Ma una necessità legata alla cura dei figli, con asili nido che non ci sono o hanno costi superiori agli stipendi mensili. O al fatto di doversi prendere cura dei genitori anziani.

 

Il punto è che i dati pubblicati nei giorni scorsi dall’Istat dicono molto sulle casalinghe. Ma nulla del motivo per cui abbiano compiuto questa scelta di vita. A InfoData, insomma, non resta che contarle. E utilizzando i numeri raccolti dall’istituto nazionale di statistica, il tentativo è stato quello di calcolare la percentuale di donne tra i 15 e i 65 anni, quelle cioè che potrebbero stare sul mercato del lavoro, che invece si occupano solo delle faccende domestiche. E il risultato è raffigurato in questa mappa:

 

 

 

Come si può vedere, sono tre le regioni con una tinta più scura. Intanto la Sicilia, dove il 34,3% delle donne tra i 15 ed i 65 anni fa la casalinga. Appunto, una su tre. La regione dove le signore che lavorano solo in casa sono di più in numero assoluto è la Campania. Si tratta di 678mila donne in età da lavoro, più del 10% dell’intera popolazione regionale. Quindi ecco la Puglia, dove il 32,3% della popolazione femminile tra i 15 e i 65 anni è casalinga.

 

In totale in Italia sono 4,3 milioni le donne che si occupano esclusivamente di lavori domestici, il 21,8% di quelle che appartengono alla fascia d’età considerata. Sicilia, Campania e Puglia sono allora decisamente sopra la media nazionale. All’estremo opposto, con appena il 12,8% di casalinghe tra i 15 ed i 65 anni, si trova invece l’Emilia Romagna. Che, sarà un caso, ma è anche la regione in cui ci sono <a href=”http://www.infodata.ilsole24ore.com/2017/04/09/la-mappa-degli-asili-nido-italiana-loccupazione-femminile/”>maggiori posti disponibili</a> negli asili nido.

 

A parziale conferma del fatto che quella di essere casalinga non è necessariamente una scelta ma probabilmente una necessità legata a questioni economiche e di cura dei figli, ecco i dati relativi alle caratteristiche dei nuclei familiari di queste donne:

 

Il 42,1% di tutte le casalinghe italiane è infatti membro di una coppia con figli. In buona sostanza, è una mamma. Se poi si utilizza il filtro in alto a destra sul grafico e si seleziona la classe di età compresa tra i 15 ed i 34 anni, quella cioè in cui è più probabile che si abbia un figlio da iscrivere all’asilo nido, si arriva al 73,3%. Detto altrimenti: ogni dieci casalinghe under 34, più di sette sono mamme. E vivono con il loro marito o compagno.

 

Ora, come la stessa Istat ha voluto sottolineare, il numero di casalinghe è in calo di oltre 500mila unità rispetto a dieci anni fa. Oltre a questo, però, c’è da dire che la quota maggiore di donne che si dedicano esclusivamente ai lavori domestici si registra nella fascia di età sopra i 65 anni. Insomma, pare che quello di occuparsi soltanto della propria casa sia un mestiere sempre meno diffuso.

 

E qui entrano in gioco questioni sociologiche e culturali, l’emancipazione femminile e il ruolo delle donne nel mercato del lavoro. Anche qui, niente che i numeri di Istat, o almeno quelli sulle casalinghe, permettano di mettere in chiaro. O forse sì, guardando ad esempio alla popolosità delle fasce di età delle donne che lavorano solo in casa.

 

 

Come si può vedere, a livello nazionale la percentuale cresce al crescere dell’età. Per le passate generazioni, insomma, era più consueto che le donne scegliessero di non lavorare. Tra i più giovani, invece, questa condizione è molto meno diffusa. Per dirlo con i numeri: le over 65 rappresentano il 36% delle casalinghe italiane, le under 35 poco più del 10%.

 

Anche in questo caso, il discorso cambia al Sud. Basta utilizzare il filtro: qui le under 35 salgono ad oltre il 13% del totale. Mentre al Nord scendono sotto l’8%. Niente che sorprenda, dopo aver visto la mappa delle casalinghe in Italia. Ma anche in questo caso, vale la domanda: quante lo sono per scelta e quante per necessità?

Ultimi commenti
  • Denny |

    Ma per piacere ,non sia ridicola.

  • Alessandra |

    Al sud , Puglia,molte donne fanno le casalinghe non perché èobbligate a farlo , ma perché così fanno le mantenute, il marito le mantiene e le paga pure la domestica e così loro sono libere di andare in palestra, chiacchierare con amici/amiche età.
    Mandano i loro bimbi al doposcuola….insomma fanno la bella vita. Le vere penalizzate sono le donne che lavorano costrette a subire vessazioni dai loro datori…in un contesto lavorativo dove ancora c’è la mentalità medievale padrone/servo

  • Alessandra dal cin |

    Salve,
    Condivido pienamente quanto emerso dalla ricerca pubblicata, perlomeno per quanto concerne la Puglia ove risiedo e ove sono nata. Tuttavia, bisogna evidenziare altresì che, oltre le due opzioni, ovvero necessità e scelta, gioca a nostro svantaggio anche una certa mentalità di tipo patriarcale che in molte regioni d’Italia è stata abbondantemente superata: nel mio caso in particolare ho dovuto lottare per la mia scelta di donna lavoratrice e madre di tre figli e non ho ricevuto nessun aiuto dal mio compagno (marito). Ho sacrificato la mia carriera mentre vedevo crescere quella di mio marito che ha invece continuato a vivere come se fosse un single. Qui purtroppo molti uomini ,anche giovani, crescono con l’idea che loro devono lavorare e “portano i pantaloni “, noi donne dobbiamo crescere i figli e badare a casa e marito! Invece bisognerebbe propendere per una collaborazione reciproca e non una separazione dei ruoli. I figli sono di entrambi e la famiglia è una!

  • claude47 |

    E lavora in nero !

  • Cristina |

    Buongiorno purtroppo sono una casalinga che deve rinunciare a tutto per fare in modo che in casa tutto vada per il meglio e fare studiare i figli

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