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La tv tradizionale perde ascolti. I numeri


La televisione ha registrato, nell’ultimo anno, un’emorragia di spettatori: -443.097 nel giorno medio e oltre un milioni in meno per la prima serata. I dati evidenziano inoltre l’avanzata di nuovi attori (Tv8 di Sky, Nove di Discovery, Paramount Channel). Tra questi Tv8 conquista il secondo posto del podio generaliste nella programmazione diurna e il primato nella fascia oraria 20.30-23, con un incremento di pubblico rispettivamente dello 0.67% e 1.89%.
In calo invece gli operatori tradizionali. Negativo il bilancio in casa Rai per il primo e il secondo canale. Rai 1 perde 1.19 punti percentuali di share nel prime time e 1.61 nel giorno medio.
Spicca nel gruppo Mediaset il segno più di Canale 5, cui hanno contribuito la soap “Beautiful” con il 20.3% di share, “Il Segreto” (27.21%) e “Uomini e Donne” (22.62%). Questo trend positivo è però in netta controtendenza con le altre reti, -0.55% per Italia 1 e -0.41% per Rete 4, in prima serata.

Articolo sul Sole 24 Ore del 3 novembre 2016
Ultimi commenti
  • Marco Caravelli |

    Sono d’accordo con Mauro Castiglioni . La follia universale imperversa al punto che ,quei pochissimi ancora interessati alla realtà , sono tacciati di “poca leggerezza” !!!!

  • Marco Caravelli |

    Sono d’accordo con Mauro Castiglioni . La follia universale imperversa al punto che ,quei pochissimi ancora interessati alla realtà , sono tacciati di “poca leggerezza” !!!!

  • Mauro Castiglione |

    D’accordo con i post precedenti, ma… Le statistiche hanno un senso quando i dati vengono disaggregati per categorie, e.g.: fasce d’età, preferenze politiche ed altro ancora. Inoltre l’analisi deve consentire di pubblicare quelle disaggregazioni che forniscano confidenze indubitabili secondo rigorosi criteri statistici: e.g. deviazioni standard, o altri strumenti validi a seconda del campione. Altrimenti restano solo le doleances generiche, per quanto condivisibili possano essere. La tendenza resta quella di offrire, a pagamento, programmazioni di genere, a seconda delle preferenze degli utenti: portarsi i film in casa, oppure i vari campionati dello sport professionistico. Chi può permettersi di spendere cerca nell’evasione quotidiana un modo di distogliere lo sguardo da un mondo sempre meno godibile, essi stessi come pure gli altri, navigano in internet e sui social, ci si isola sempre di più dal contatto diretto ed immediato con la realtà, in poche parole: una follia universale.

  • Mauro Castiglione |

    D’accordo con i post precedenti, ma… Le statistiche hanno un senso quando i dati vengono disaggregati per categorie, e.g.: fasce d’età, preferenze politiche ed altro ancora. Inoltre l’analisi deve consentire di pubblicare quelle disaggregazioni che forniscano confidenze indubitabili secondo rigorosi criteri statistici: e.g. deviazioni standard, o altri strumenti validi a seconda del campione. Altrimenti restano solo le doleances generiche, per quanto condivisibili possano essere. La tendenza resta quella di offrire, a pagamento, programmazioni di genere, a seconda delle preferenze degli utenti: portarsi i film in casa, oppure i vari campionati dello sport professionistico. Chi può permettersi di spendere cerca nell’evasione quotidiana un modo di distogliere lo sguardo da un mondo sempre meno godibile, essi stessi come pure gli altri, navigano in internet e sui social, ci si isola sempre di più dal contatto diretto ed immediato con la realtà, in poche parole: una follia universale.

  • Mario Danieletto |

    Il pagamento del canone TV per quanto mi riguarda è una donazione vera e propria. Il mio televisore è sintonizzato su SKY 24 ore al giorno dove manca assolutamente nulla. Io non so come vengano calcolate le variazioni dell’audience, ma si dovrebbe tenere in considerazione la categoria alla quale io appartengo equiparabile al grande numero dei non votanti nelle elezioni politiche.

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