Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
cronaca

I nodi della scuola? Prof anziani, pochi universitari, record di Neet e poca equità

Quanto rende la laurea? In media, si legge nel rapporto  “Education at a glance” di Ocse, per le donne i rendimenti finanziari netti da una laurea sono pari a due terzi quelli di un uomo con un’analoga qualifica. In base ai dati dello studio, per un laureato nell’area Ocse, a confronto con un diplomato, nell’arco della vita lavorativa ha un ritorno finanziario netto di 258.400 dollari, con un tasso interno di rendimento del 14%. Il calcolo tiene conto dei 54.200 dollari che sono i costi per ottenere la laurea, tra spese dirette e guadagni mancati rispetto a chi e’ entrato prima sul mercato del lavoro, mentre i benefici netti in termini di salario e altri trasferimenti fino al pensionamento ammontano a 312.600 dollari. In Italia i valori sono inferiori: i costi sono un po’ sotto la media (50.500 dollari), ma i benefici netti in termini di retribuzione ammontano a 233mila, il che porta a un rendimento finanziario netto di 182.700 dollari, con un tasso interno di rendimento del 9%.
Ecco alcuni dei problemi emersi nell’ultimo rapporto Ocse “Education at a glance”

 
Equità:  in Italia circa l’80% degli studenti iscritti all’università (corsi di laurea di primo e secondo livello) non riceve alcun aiuto finanziario o sostegno per le tasse d’iscrizione sotto forma di borse di studio o prestiti.  Soltanto uno studente su cinque usufruisce di una borsa di studio, nonostante le tasse d’iscrizione ai corsi di laurea di primo livello nelle istituzioni pubbliche si collochino al nono livello più alto tra i Paesi con dati disponibili (i dati per l’Italia includono anche i corsi di laurea di secondo livello).
Spese per l’istruzioneNel 2013, l’Italia ha stanziato solo il 7% della spesa pubblica complessiva per l’insieme dei cicli d’istruzione contro l’11% della media Ocse ed e’ la percentuale piu’ bassa dopo l’Ungheria In termini di spesa totale (cioe’ da fonti di finanziamento sia pubbliche sia private) nel 2013 la Penisola era al quartultimo posto tra i Paesi industrializzati con il 4% del Pil (3,7% pubblico e 0,3% privato) contro la media Ocse del 5,2%.
L’età dei Prof. L’Ocse nota poi che il corpo insegnante italiano e’ il piu’ anziano di tutti i Paesi dell’area e registra, tra l’altro, una delle quote piu’ basse d’insegnanti di sesso maschile. Dai sei ai sette insegnanti su dieci sono ultra-cinquantenni, mentre otto insegnanti su dieci sono donne.
Le retribuzioni degli insegnanti. Dal 2010 al 2014 i salari degli insegnanti sono diminuiti del 7% in termini reali sia nella scuola primaria che in quella secondaria. Nel 2014 un insegnante italiano poteva contare su un salario di 32.995 dollari a parità di potere d’acquisto contro i 35.367 dollari del 2010, a fronte di medie Ocse di 42.675 dollari e 42.112 dollari rispettivamente. Il ‘top’ nell’Ocse sono i 108mila dollari del Lussemburgo, ma vanno presi in nota anche i quasi 64mila dollari appannaggio degli insegnanti tedeschi nel 2014, in aumento del 5,1%.
Le ore di insegnamento.  Il tempo di insegnamento in Italia tra il 2010 e il 2014 è calato del 2,3% da 770 ore per anno a 752 ore, sotto la media Ocse che e’ di 771 ore, mentre il tempo di istruzione per i ragazzi e’ rimasto a 891 ore, superiore alla media Ocse (788 ore).
Pochi universitari. Il tasso di ingresso degli studenti in un corso di laurea di primo livello è del 37% contro la media Ocse del 59%. Questo si può spiegare in parte con il fatto che i giovani con un livello di studi universitario non trovano facilmente lavoro: il tasso di occupazione dei laureati tra i 25 e i 34 anni in Italia e’ del 62%, nettamente inferiore alla media Ocse che e’ dell’83%. Non stanno sfondando, per ora, i programmi d’istruzione terziaria di ciclo breve a indirizzo professionalizzante, nonche’ a quelli a tempo parziale, che nel 2014, in Italia avevano una proporzione di iscritti ancora trascurabile sul totale di studenti dell’istruzione terziaria.
Il nodo dei Neet. I giovani che non sono né a scuola, né al lavoro in Italia, sono oltre un terzo dei 20-24enni, il tasso più elevato tra i Paesi dell’Ocse. Non solo, tra il 2005 e il 2015 in Italia, la percentuale di Neet è aumentata in misura superiore rispetto agli altri paesi Ocse (+10 punti percentuali).  Secondo Ocse  in parte dovuto al rallentamento dell’attività economica legato alla crisi, che ha condotto a un calo del 12% del tasso di occupazione dei 20-24enni. (Radiocor)
Ecco i dieci grafici più importanti.