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tecnologia

Chi sono (e cosa fanno) le 10630 startup che valgono 1,2 miliardi di euro

Analizziamo i dati del terzo trimestre 2019 che il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato con la collaborazione Unioncamere e InfoCamere.

Sono 10630 le startup iscritte al Registro delle Imprese, in aumento dell’1,8% rispetto al dato di giugno. E il valore della produzione ha sfiorato gli 1,2 miliardi di euro.

Come già avevamo raccontato alcuni mesi fa, in Italia è stato sforato il tetto delle diecimila startup a carattere innovativo che, per essere considerate tali, devono rispettare una serie di requisiti.

Al 30 settembre 2019 sono 2.576 le startup innovative avviate grazie a una modalità di costituzione digitale e gratuita, una crescita di 169 unità rispetto al dato registrato alla passata rilevazione (fine giugno 2019).

È quanto emerge dalla 13ª edizione del Rapporto trimestrale di monitoraggio pubblicato in data odierna dal MISE, in collaborazione con InfoCamere e Unioncamere. Grazie a questa misura, operativa a partire dal luglio del 2016, gli imprenditori innovativi italiani possono costituire la propria startup secondo una modalità interamente digitalizzata, con il supporto tecnico della propria Camera di Commercio (CCIAA) o in totale autonomia. L’esenzione dall’atto notarile consente un risparmio medio sui costi d’avvio stimato in circa 2mila euro.

Come si diventa startup innovativa. Ripassando velocemente quali siano le condizioni necessarie per poter avere il diritto di iscrizione, la prima in assoluto prevede che si possano candidare esclusivamente società di capitali, escludendo di fatto le società di persone.

In aggiunta al requisito sulla natura giuridica, la società deve essere locata in Italia o in uno stato dell’Unione Europea, non deve aver distribuito utili (in caso di nuova costituzione, non può distribuirne per quattro anni), non può avere un valore della produzione superiore ai cinque milioni di euro, non può derivare da una precedente realtà aziendale, e deve essere orientata allo sviluppo, produzione o commercializzazione di prodotti e servizi ad alto valore tecnologico.

Soddisfatte tutte queste condizioni, per ogni startup c’è un ultimo step da compiere prima di poter essere considerata a tutti gli effetti innovativa; nello specifico, occorre rientrare in almeno uno fra tre scenari disponibili che spaziano dall’ambito della ricerca e sviluppo (quota dedicata del 5% tra costi e valore della produzione), alla composizione dell’organico (orientata all’eccellenza accademica), fino alla gestione di licenze e brevetti.

Proprio in virtù di questa serie di normative che regolano il mondo delle start up innovative, è fisiologico che una società possa perderne lo status.

Detto che per mantenere lo status ogni sei mesi è necessario inviare una comunicazione alla Camera di Commercio (pena perdita del titolo), va ricordato che l’iscrizione alla sezione delle startup innovative ha una durata massima a partire dalla data di costituzione, rendendo di fatto la permanenza nell’elenco anche una semplice questione di tempo.

Al di là delle realtà che superano il lasso temporale previsto, passando quindi alla disciplina normativa delle società ordinarie, il mancato rispetto di anche uno solo dei requisiti precedentemente elencati implica il decadimento dello status di startup innovativa.

Dati al terzo trimestre 2019

Ecco quindi che, come anticipato, lo scenario di queste società votate all’innovazione è particolarmente soggetto al cambiamento.

A distanza di sei mesi quindi, abbiamo ri-fotografato i dati presenti sul portale del Registro delle Imprese per osservare quale sia ad oggi la situazione delle startup.

Nell’infografica che segue è stata rappresentata la distribuzione delle startup in termini di volumi assoluti per quanto riguarda le regioni, mentre nelle singole province è riportato il valore “normalizzato” di startup per ogni dieci mila abitanti.
In aggiunta, è poi fornita anche una heat map che presenta l’orizzonte temporale dell’iscrizione al Registro delle startup in funzione di mese ed anno.
I tre grafici – utilizzabili anche come filtri bidirezionali – sono colorati in modo che i valori minori siano colorati di giallo, mentre quelli più alti siano caratterizzati da toni di verde sempre più intenso.

Chiaramente, lo scenario rispetto a marzo non può essere cambiato da un punto di vista macroscopico e, come è facile immaginare, anche per chi non dovesse avere letto l’articolo precedente, la Lombardia è in cima alla classifica delle regioni con oltre 2800 startup innovative registrate.

Seguono poi Lazio (1175) ed Emilia Romagna (940) che, come la regione lombarda, sono anche tra le prime dal punto di vista del numero di abitanti.

Ragione per la quale, per un’analisi più mirata che permetta di normalizzare il dato rispetto ai valori assoluti, è stato creato un indicatore che riporta il numero di startup ogni centomila abitanti.

Oltre a verificare che Milano (62,05) si conferma primatista assoluta anche dal punto di vista delle province, e a constatare ancora una volta come Ascoli Piceno si attesti al secondo posto (48,70), filtrando sulle singole regioni in questa rappresentazione, in aggiunta alla versione precedente, è possibile fare un focus più mirato sulle singole situazioni regionali che possono ulteriormente essere filtrate anche in funzione della variabile temporale, grazie alla tabella sottostante.

In particolare ci sono alcuni casi interessanti tra cui l’Emilia Romagna dove compaiono due realtà come Rimini (34,15) e Bologna (32,70) che figurano tra i primissimi posti a livello nazionale, mantenendo comunque valori di interesse anche nelle altre province in cui il valore è sempre superiore alle dieci startup per centomila abitanti (fatta eccezione per Ferrara che si ferma in prossimità con 9,47).

Come confronto, basti pensare che la Lombardia, per esempio, presenta ben quattro delle dodici province sotto il valore dieci per l’indicatore di normalizzazione: Sondrio (4,96), Mantova (6,30), Varese (8,43) e Cremona (9,46).

Dando poi uno sguardo a quanto è successo nell’ultimo semestre, i numeri delle registrazioni pervenute sono sempre in aumento e ci sono diversi indizi che suggeriscono come potrebbero essere destinati a continuare nel tempo.

Partendo dal dato più recente, quello di ottobre, le 307 nuove startup sono il valore più alto tra tutti quelli registrati nell’ultimo anno e, in attesa dei numeri di novembre e dicembre, il totale per l’anno solare 2019 sembra proiettato verso quota tremila.

Analogamente, anche il mese di settembre sembra essere un dato piuttosto promettente visto che, oltre ad essere decisamente più alto alto rispetto al passato (177 nel 2018), è anche risultato maggiore in confronto ad altri valori del 2019, come ad esempio gennaio (223), lontani dalla “pausa estiva” che storicamente fa abbassare il numero delle registrazioni.