In crescita continua dal 2017 al 2023 l’uso della pillola anticoncezionale e degli altri contraccettivi ormonali fra le italiane, nonostante nel 2024 si registri una lieve inversione di rotta. Le dosi assunte sono diminuiste del 3% rispetto all’anno precedente e si attestano a 140,9 dosi giornaliere per 1000 abitante. Al tempo stesso il costo medio per dose continua a salire, con un incremento del 18% rispetto al 2017. La spesa complessiva per i contraccettii ormonali rimane elevata: 361,1 milioni di euro, equivalenti a 28,15 euro pro capite nella popolazione femminile tra 12 e 50 anni. La crescita media annua della spesa dal 2017, pari al 4,2%, lascia spazio a una flessione del 2,4% rispetto all’anno precedente.
Sono i dati diffusi dall’ultimo rapporto annuale OSMED di AIFA.
Inversioni di tendenza?
I contraccettivi ormonali sono spesso suddivisi in “generazioni”, una classificazione basata soprattutto sul periodo in cui sono stati sviluppati e autorizzati. Le prime pillole degli anni Sessanta contenevano quantità elevate di estrogeni e non prevedevano un progestinico. In seguito, la seconda generazione introdusse combinazioni di basse dosi estrogeniche con progestinici – in particolare il levonorgestrel – in diverse concentrazioni.
A partire dagli anni Novanta furono sviluppati nuovi contraccettivi combinati con progestinici diversi, ma con un’efficacia anticoncezionale simile; questi sono spesso definiti contraccettivi di terza e quarta generazione.
Nel 2024 i contraccettivi orali estroprogestinici di terza e quarta generazione continuano a rappresentare la quota maggiore dei consumi, con il 60,8% del totale, ma il loro utilizzo risulta in diminuzione rispetto al 2023. La terza generazione registra in particolare una flessione dell’8,2%, mentre la quarta si riduce del 3,1%. Anche la spesa associata a queste due classi diminuisce, pur rappresentando ancora il 63,3% del totale, per un valore pari a 14,75 e 3,07 euro pro capite.
In controtendenza crescono i contraccettivi orali progestinici e gli impianti sottocutanei, che mostrano aumenti significativi sia della spesa sia dei consumi, rispettivamente del 10,7% e del 9,6%. Prosegue invece la progressiva riduzione dell’impiego dei contraccettivi orali di seconda generazione, in calo del 9,9%. I contraccettivi orali di emergenza si confermano la categoria con il costo per dose giornaliera (DDD) più elevato – 27,08 euro – pur rimanendo marginali nei volumi.
Nord e Sud sempre più distanti
L’analisi territoriale conferma differenze profonde. Nel 2024 i consumi si riducono nel Nord del 5% e nel Centro del 3%, mentre il Sud segna un lieve aumento dell’1,9%. Nonostante questa crescita, i livelli di utilizzo nelle regioni meridionali restano circa la metà di quelli del Nord, con 87,9 DDD contro 179,5 DDD.
La Sardegna si conferma la regione con i consumi più elevati, pari a 295,4 DDD, cinque volte superiori a quelli della Basilicata, che con 49 DDD si colloca in coda alla classifica. La Basilicata registra anche la contrazione più marcata, pari al 21,2%, seguita dal Friuli Venezia Giulia con il 12% e dal Piemonte con il 10,1%. La Sicilia evidenzia invece l’aumento più significativo, pari al 18,4%, mentre Molise, Umbria e Campania mostrano incrementi più contenuti.
Quale pillola usiamo di più?
L’associazione drospirenone/etinilestradiolo resta la sostanza più utilizzata e più costosa, con una spesa pro capite di 4,62 euro – circa 60 milioni complessivi – e un consumo di 20,8 DDD per 1000 abitanti die. Più stabili risultano le associazioni a base di dienogest, sia con etinilestradiolo sia con estradiolo, che si collocano subito dopo per livelli di spesa.
Tra i principi attivi più recenti emerge con particolare evidenza il drospirenone in monoterapia, che registra incrementi superiori al 35% sia nella spesa sia nei consumi. All’opposto, si osservano cali significativi per le associazioni gestodene/etinilestradiolo e levonorgestrel/etinilestradiolo, con riduzioni rispettivamente del 14,8% e del 9,9%.
Giovani e sessualità: calo del preservativo e uso della pillola
Interessante è incrociare questi numeri con i dati sull’uso del preservativo, specie fra i giovani. Se è vero che la contraccezione ormonale è sempre più diffusa anche fra gli adolescenti, il problema è che questo si accompagna a un calo dell’uso del profilattico, che si accompagna a una crescente esposizione al rischio di infezioni sessualmente trasmesse. È ciò che emerge dall’ultima rilevazione dell’Health Behaviour in School-aged Children (HBSC). In tutta la Regione Europea dell’OMS, un giovane su cinque di 15 anni (20% dei ragazzi e 15% delle ragazze) riferisce di aver già avuto rapporti sessuali completi. Tra i giovani sessualmente attivi, il 61% dei ragazzi e il 57% delle ragazze dichiara di aver usato il profilattico nell’ultimo rapporto. Tuttavia, circa un terzo degli adolescenti non ha utilizzato il preservativo durante l’ultimo rapporto, e un ulteriore 9% dei ragazzi e 7% delle ragazze non sa se loro o il partner abbiano fatto uso del profilattico. Queste percentuali variano ampiamente tra i Paesi della Regione europea dell’OMS.
I dati sull’uso della pillola contraccettiva durante l’ultimo rapporto sessuale mostrano invece stabilità tra il 2014 e il 2022, con un aumento, appunto, rispetto al 2010. Tuttavia, un’ampia proporzione di adolescenti dichiara di non aver usato la pillola: il 57% dei ragazzi e il 68% delle ragazze. Inoltre, il 18% dei ragazzi e il 6% delle ragazze non sa se loro o il partner abbiano fatto uso della pillola. Anche in questo caso le percentuali variano ampiamente tra i diversi Paesi della Regione europea dell’OMS.
L’aumento delle infezioni sessualmente trasmesse
La riduzione dell’uso di metodi di barriera si accompagna a un incremento delle infezioni sessualmente trasmesse. L‘ultimo notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità, con i dati aggiornati al 2023 evidenzia aumenti significativi per tutte le principali IST monitorate. Non solo gonorrea e clamidia, già in crescita negli anni precedenti, ma anche la sifilide primaria-secondaria, che nel 2023 raggiunge il picco più alto dell’ultimo decennio, con un incremento del 27,9% rispetto al 2016. Questi dati confermano la necessità di rafforzare educazione sessuale, prevenzione e accesso a metodi contraccettivi sicuri per ridurre i rischi tra gli adolescenti e i giovani adulti.
È evidente che l’educazione sessuale è centrale per esercitare con consapevolezza una libertà di scelta, anche rispetto alla possibilità di difendersi dalle malattie sessualmente trasmesse.
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