Nel 2025 l’intelligenza artificiale non crea solo modelli linguistici ma anche miliardari. Secondo Visual Capitalist che usa i dati di Cnbc, la nuova ricchezza globale parla il linguaggio dei dati. I protagonisti sono giovani, spesso sotto i trent’anni, e si muovono tra San Francisco e Singapore come se fossero coordinate logiche più che geografiche.
Alexandr Wang, 27 anni, fondatore di Scale AI, ha un patrimonio stimato di 3,6 miliardi di dollari (Forbes, maggio 2025). La sua società etichetta dati per addestrare modelli di machine learning utilizzati da OpenAI, Meta e il Dipartimento della Difesa americano. Ogni immagine classificata è un frammento di conoscenza che l’IA trasforma in potere predittivo.
Al suo fianco, Lucy Guo, trent’anni, cofondatrice di Scale, oggi imprenditrice e investitrice in startup di automazione. Con una quota residua del 5 % e diverse operazioni in fintech, il suo patrimonio supera 1 miliardo di dollari (Bloomberg Billionaires Index, luglio 2025). È la miliardaria self-made più giovane al mondo, davanti persino ad alcuni veterani di Silicon Valley.
Il fenomeno va oltre le singole storie. Secondo i dati Crunchbase e CB Insights, nel 2024 gli investimenti in startup IA hanno superato 200 miliardi di dollari, più del doppio rispetto al 2022. È una crescita che segue la curva esponenziale dei modelli generativi: più dati, più utenti, più capitali.
Dietro l’effetto-Wang c’è una logica industriale precisa. Le aziende IA producono valore quasi senza costi marginali: un modello addestrato può servire milioni di clienti senza fabbriche né magazzini. L’economia dell’intelligenza funziona come un motore a reazione digitale: brucia dati e rilascia dividendi.
La concentrazione della ricchezza è un corollario inevitabile. Chi controlla l’infrastruttura – chip, cloud, modelli – accumula vantaggi competitivi difficili da scalfire. The Economist (settembre 2025) definisce questa dinamica “capitalismo cognitivo”, dove la materia prima non è più il lavoro ma la conoscenza automatizzata.
Nel frattempo, le quotazioni di Nvidia, Amazon Web Services e Anthropic restano il barometro dell’economia algoritmica. Financial Times nota che il numero di “AI billionaires” è cresciuto da 9 nel 2023 a 23 nel 2025, con una ricchezza complessiva superiore ai 120 miliardi di dollari.
L’AI, insomma, non è più solo una tecnologia emergente ma un generatore sistemico di fortune. È il momento in cui l’algoritmo entra ufficialmente nella top 10 delle professioni più redditizie: inventare intelligenza è diventato il modo più veloce per comprare una villa con vista su di essa.
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