Ancora una volta, l’inflazione vanifica la crescita dei redditi. Retribuzioni e pensioni non riescono a tenere il passo del costo della vita, rendendo così sempre più debole il potere d’acquisto degli italiani. Lo raccontano i nuovi dati pubblicati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) sulle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2024 e relative all’anno d’imposta 2023. Nel 2023, infatti, il reddito imponibile pro capite in Italia è salito a 22.743 euro, con un balzo del 4,6% rispetto al 2022: si tratta però di un incremento sostanzialmente “bruciato” dall’inflazione, che nello stesso periodo si è attestata al 5,7%.
Dieci anni di crescita. Il nodo delle diseguaglianze
L’analisi di Excellera Intelligence – società di data intelligence con sede a Bergamo, nata dall’esperienza decennale di INTWIG e parte di Excellera Advisory Group – permette di osservare l’evoluzione della ricchezza degli italiani nel corso del tempo: in un decennio, dal 2013 (quando in media venivano dichiarati 18.959 euro) al 2023, il reddito medio è cresciuto del 20%. Si tratta di una parabola importante in un periodo attraversato da costanti tensioni, come l’uscita dalla recessione mondiale scoppiata nel 2008, la pandemia, i conflitti geopolitici. Proprio gli anni del post-Covid hanno prodotto una nuova accelerazione dei redditi, che ha permesso di assorbire e superare le conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria.
TABLEAU – La serie storica dei redditi
Al tempo stesso, però, la distribuzione dei redditi resta contraddistinta da segnali che evidenziano forti differenze socioeconomiche. Nel 2023, solo il 5,7% dei contribuenti ha dichiarato più di 55mila euro, mentre più di uno su tre (il 36,3%) si è fermato al di sotto dei 15mila euro: il dato registra comunque un lieve miglioramento rispetto al 2022, quando solo il 5,5% dei contribuenti rientrava nella fascia di reddito più alta.
I redditi: una geografia statica
La “mappa” delle dichiarazioni consegna di nuovo l’immagine di un Paese dove la ricchezza continua ad addensarsi soprattutto in alcune aree. I comuni con il reddito medio più alto si confermano anche nel 2023 Portofino, nel Genovese (88.141 euro, -2,7% rispetto al 2022), Lajatico, in provincia di Pisa (58.359 euro, +10,2% rispetto al 2022) e Basiglio, nel Milanese (46.799 euro, -5,5% rispetto al 2022), disegnando la medesima gerarchia dell’anno precedente. Allargando lo sguardo, emergono due categorie prevalenti tra i comuni con i redditi più elevati: da un lato, piccole località inserite in contesti di pregio paesaggistico; dall’altro, centri residenziali che uniscono qualità dei servizi e vicinanza alle grandi città. La new entry della top-ten è Solonghello (46.583 euro, +47%), in provincia di Alessandria, che scala 29 posizioni.
TABLEAU – I comuni più “ricchi”
TABLEAU – La mappa dei redditi nei comuni italiani
Metropoli (e quartieri) a confronto
Milano (36.408 euro, +3,2%), ancora al 10° posto della graduatoria nazionale dei comuni, si caratterizza nuovamente come il capoluogo provincia col reddito medio più alto, seguito da Monza (32.363 euro, +3,2%) e Bergamo (31.228 euro, +2,3%). Restringendo il campo alle principali città del Paese, Roma è al 157° posto (28.204 euro, +3,7%), mentre Napoli occupa il 2.790° posto (21.940 euro, +2,9%).
La profondità di analisi si spinge anche all’interno delle zone di ciascuna metropoli. Analizzando le dichiarazioni dei redditi sulla base dei CAP, il podio dei quartieri più “esclusivi” è interamente occupato da zone di Milano: nel CAP 20145 (dove sorge, tra gli altri, CityLife) il reddito medio è 83.316 euro, chi vive nel CAP 20121 (zona centralissima tra Duomo e Brera) dichiara 77.264 euro e nel CAP 20123 (Missori, Sant’Ambrogio, Colonne di San Lorenzo) si registra un reddito di 73.871 euro. Come in passato, la zona dove si guadagna meno è quella circoscritta dal CAP 90122, a Palermo, dove il reddito medio si ferma a 7.733 euro.
TABLEAU – La classifica dei capoluoghi di provincia
Nord e Sud a Confronto
Le fratture socioeconomiche e territoriali si saldano nuovamente, ribadendo un problema cronico dell’Italia. Il Paese mantiene una profonda spaccatura: la Lombardia resta la regione col reddito medio più alto (26.734 euro, +4%) e precede Trentino-Alto Adige (25.146 euro, +10,4%) ed Emilia-Romagna (24.741 euro, +4,3%), mentre in fondo alla graduatoria, pur con valori in crescita, si collocano Calabria (17.064 euro, +5,9%), Puglia (18.091 euro, +5%) e Molise (18.121 euro, +6,3%).
A livello provinciale svettano Milano (30.742), Monza (27.188) e Bologna (26.780), mentre in coda si trovano Crotone (16.208 euro), Barletta-Andria-Trani (16.323 euro) e Agrigento (16.367 euro).
TABLEAU – La classifica delle regioni
Il commento
Commenta Aldo Cristadoro, amministratore delegato di Excellera Intelligence: «La lettura dei dati restituisce un ulteriore aumento medio dei redditi, di fatto però nuovamente vanificato dall’inflazione, e che richiama a dinamiche più profonde e complesse. Il problema non sono i salari in sé: è l’aggancio di questi salari al potere d’acquisto. Quello dei salari è un tema complesso che intreccia più fattori, dalla produttività al costo del lavoro, e che richiede un cambiamento sistemico attraverso più leve. Al tempo stesso, nonostante i piccoli segnali positivi evidenziati sul 2023, la distribuzione della ricchezza rimane molto concentrata e richiama alla necessità di ricucire le persistenti fratture socio-economiche: le principali e irrisolte rimangono quella di genere tra uomo e donna, quella geografica tra Nord e Sud del Paese, quella più territoriale tra il centro e la periferia di una città o di una provincia».
TABLEAU – Le variabili del reddito
Per approfondire.
La ricchezza degli italiani raccontata con mappe e grafici
Lajatico è il Comune più ricco d’Italia. La mappa dei redditi degli italiani pre-pandemia