Il 10 gennaio 2020 veniva pubblicato il sequenziamento del genoma di SARS-CoV-2 e a metà febbraio abbiamo iniziato a chiamare la malattia COVID-19. Era l’11 marzo quando per COVID-19 è stata usata per la prima volta la parola pandemia.
Cinque anni dopo possiamo dire che SARS-CoV-2 è il virus più studiato nella storia della virologia. Con oltre 150.000 articoli pubblicati e 17 milioni di sequenze genomiche analizzate, la ricerca ha fatto passi da gigante, fornendo dati senza precedenti sull’evoluzione virale e sulla risposta immunitaria umana.
In pochi mesi il ritmo di raccolta dati è aumentato esponenzialmente: entro la fine del 2020 erano già disponibili oltre 300.000 sequenze, un numero che ha superato i 17 milioni nei cinque anni successivi. Stati Uniti e Regno Unito hanno fornito più di 8,5 milioni di sequenze (si veda il sito di GISAID)
Ora, con la fase di emergenza della pandemia ormai alle spalle, molti laboratori hanno abbandonato SARS-CoV-2 per concentrarsi su altri virus e e molte nazioni stanno riducendo gli investimenti nella sorveglianza su questo virus, dal momento che oggi la comunità scientifica è sostanzialmente concorde nel definire SARS-CoV-2 un virus endemico, che è un modo per dire che non l’abbiamo sconfitto (ovviamente) ma non provoca più tassi di mortalità importanti.
Il numero di sequenze genomiche pubblicate è drasticamente calato nel 2024, e questo mette a rischio la capacità di risposta a future pandemie.
Che cosa ci ha insegnato sui virus Sars-Cov-2?
1. I virus possono mutare molto più velocemente di quanto pensavamo, portando anche a sintomi diversi. Uno dei più grandi errori di valutazione all’inizio della pandemia è stato sottostimare la velocità con cui SARS-CoV-2 avrebbe mutato. Molti scienziati, basandosi sull’esperienza con l’influenza, pensavano che il virus sarebbe cambiato solo sotto la pressione immunitaria della popolazione vaccinata o infetta. Ma già nei primi mesi del 2020, una singola mutazione nella proteina spike ha aumentato la trasmissibilità del virus in modo significativo. Poi sono arrivate le varianti Alpha, Delta e Omicron, ciascuna caratterizzata da mutazioni che hanno incrementato contagiosità e capacità di eludere il sistema immunitario.
Omicron ha rappresentato una svolta: non solo aveva più mutazioni della spike rispetto alle varianti precedenti, ma ha anche mostrato una preferenza per infettare le alte vie respiratorie, anziché i polmoni come le versioni iniziali del virus. Questo cambiamento biologico ha sorpreso i virologi, che mai prima d’ora avevano osservato un virus respiratorio modificare così radicalmente il suo comportamento in così poco tempo.
2. L’idea che tutti i virus tendano a evolversi per diventare meno letali non era poi così vera. SARS-CoV-2 ha dimostrato che un virus può diventare più o meno virulento a seconda delle circostanze, e che l’evoluzione segue percorsi imprevedibili.
3. Le infezioni croniche guidano l’evoluzione del virus. Sono stati documentati casi di pazienti immunocompromessi che hanno ospitato il virus per mesi, permettendogli di accumulare numerose mutazioni.Questo ha portato gli scienziati a riconsiderare l’importanza del monitoraggio delle infezioni prolungate, non solo per SARS-CoV-2, ma anche per altri virus come Ebola e RSV.
4. Possiamo agire più velocemente di quanto pensavamo. Il percorso tradizionale della ricerca, fatto di studi di lungo periodo, è stato stravolto, con risultati incredibili che hanno avuto ricadute anche per altre branche della medicina, come il cancro. In questi cinque anni sono stati messi a punto trial innovativi sul fronte dei vaccini terapeutici.
A ottobre 2024 The Lancet Oncology ha pubblicato i dati di un trial promettente: nel Regno Unito è stato somministrato il primo vaccino a mRNA a un paziente affetto da carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC), una delle forme di tumore più comuni e aggressive. Il vaccino, denominato BNT116, è stato sviluppato dall’azienda biotecnologica BioNTech, quella del primo vaccino a mRNA contro il SARS-CoV-2.
È notizia del 19 febbraio 2025 che un gruppo di ricerca del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, uno degli ospedali più quotati al mondo, ha ottenuto i primi risultati (pubblicati su Nature) incoraggianti da un approccio sperimentale al trattamento del cancro al pancreas con il vaccino terapeutico contro il cancro autogene cevumeran basato sull’RNA messaggero (mRNA). Questo vaccino terapeutico in un piccolo gruppo di pazienti avrebbe il potenziale di stimolare una risposta immunitaria che potrebbe ridurre il rischio di recidiva della malattia dopo l’intervento chirurgico. Il vaccino terapeutico contro il cancro ha attivato cellule immunitarie specifiche del tumore che sono persistite nel corpo fino a quasi quattro anni dopo il trattamento in alcuni pazienti.
E comunque non siamo proprio pronti
Aver cambiato la virologia non significa ancora aver inciso sensibilmente sulla reazione alle pandemie. L’11 marzo 2025 Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell’OMS, alla domanda “siamo pronti per la prossima pandemia?” ha risposto ni. Sebbene la velocità dello sviluppo del vaccino COVID-19 sia stata una straordinaria conquista scientifica, dice, i paesi in via di sviluppo sono rimasti in attesa dei vaccini e molte persone non ne hanno mai ricevuto nessuno. Molti inoltre stanno ancora cercando di mantenere sostenere finanziariamente i propri operatori sanitari, gli ospedali e i sistemi sanitari, per prevenire e reagire rapidamente a nuovi focolai.
Un aspetto importante della prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie è garantire che i paesi lavorino insieme secondo regole chiare. Per oltre tre anni, gli Stati membri dell’OMS hanno discusso un nuovo accordo sulla pandemia per stabilire principi, priorità e obiettivi su come i paesi coopereranno quando la prossima pandemia ci colpirà.
Questi negoziati dovrebbero riprendere il 7 aprile, prima che l’Assemblea mondiale della sanità si riunisca a maggio, quando si spera di raggiungere un accordo.
Nel frattempo L’Italia si sta dotando di un nuovo piano pandemico per il periodo 2025-29, trasmesso a fine febbraio alle Regioni dal ministero della Salute. 150 pagine che titolano ‘Piano strategico operativo di preparazione e risposta ad una pandemia da patogeni a trasmissione respiratoria a maggiore potenziale pandemico 2025-2029’.
Come si dice, “Mai più senza”.