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cronaca

È finito Movember: dopo omicidi, suicidi, epatite e Aids una nuova mappa sui rischi di morte

Movember è quel mese dell’anno che coincide con novembre, un periodo durante il quale gli uomini si lasciano crescere i baffi. O almeno, lo fanno quelli che aderiscono alla campagna di sensibilizzazione sulle tematiche legate al carcinoma della prostata. Un’iniziativa lanciata nel 2004 in Australia e Nuova Zelanda e che, negli anni, si è diffusa in tutto il mondo.

Terminato questo mese di sensibilizzazione, Infodata fa il punto sui decessi legati al cancro alla prostata. Un approfondimento che segue quelli dedicati agli omicidi, all’epatite virale, ai suicidi e all’Aids. Un modo per ricordare che, per quanto l’impatto del Covid-19 sia stato devastante, non è l’unica causa di morte. E che soprattutto quelle legate ad altre patologie non devono essere dimenticate, pur nelle difficoltà oggettive poste dalla pandemia.

E appunto tornando alla mortalità per cancro alla prostata, ecco una mappa costruita a partire da dati Eurostat aggiornati al 2017 (per la Francia al 2016) che mostrano i decessi ogni 100mila residenti maschi nelle regioni europee.

I territori colorati di arancione sulla mappa sono quelli che presentano un’incidenza superiore alla media europea di 39 ogni 100mila abitanti, quelli azzurri invece quelli che presentano un valore inferiore a questa soglia.

Come si può notate, la problematica colpisce maggiormente i Paesi del Nord e dell’Est Europa, mentre quelli del Sud, con l’eccezione di Portogallo e Cipro, presentano dei valori inferiori alla media. Tra questi, ovviamente, rientra anche l’Italia, che oscilla tra i 23,7 decessi ogni 100mila residenti uomini delle Marche e i 33,33 della Sicilia.

Valori ben al di sotto dalla media europea e soprattutto molto lontani dal record negativo di 74,34 decessi ogni 100mila residenti maschi registrato nel 2017 in Lettonia.