Nel 2024 gli italiani hanno continuato a usare sempre di più i farmaci per la disfunzione erettile. E non si tratta di un boom improvviso, ma di una crescita lenta e costante, che convive con un paradosso interessante: si consumano più pillole, ma la spesa cala. Gli italiani usano sempre di più i farmaci per la disfunzione erettile, spendendo però meno grazie alla progressiva riduzione dei costi medi. Tadalafil continua a dominare e la mappa dei consumi conferma le grandi differenze regionali, con punte molto alte nel Mezzogiorno.
Secondo gli ultimi dati, i consumi nazionali pubblicati nell’ultimo rapporto OSMED di AIFA, sono aumentati dell’1,8% rispetto al 2023, arrivando a 5,7 dosi definite giornaliere ogni 1.000 abitanti al giorno. Allo stesso tempo, la spesa pubblica complessiva è diminuita del 2,7%, fermandosi a 222,7 milioni di euro. A guidare questo doppio andamento è il continuo calo del costo medio della terapia: nel 2024 una giornata di trattamento costa in media 4,88 euro, il 4,4% in meno dell’anno precedente. Una discesa che va avanti dal 2017, con un calo medio annuo del 5,1%.
Tadalafil re della categoria: più usato, meno costoso
Se si guarda al mercato molecola per molecola, la fotografia è chiarissima: tadalafil domina. Da solo vale oltre la metà della spesa totale — 131,3 milioni di euro — e cresce anche nei consumi (+5%). Intanto il suo prezzo medio continua a scendere (–4,2%), rendendolo ancora più competitivo.
Il motivo della sua popolarità? Probabilmente la durata d’azione più lunga rispetto ai concorrenti e la maggiore flessibilità d’uso, che negli anni hanno costruito una vera e propria fedeltà al prodotto.
Segue sildenafil, stabile nei consumi (–0,6%) e in lieve calo di spesa (–2,8%), ma con un trend lungo periodo che resta comunque positivo. Molto più in difficoltà invece le altre molecole: vardenafil, avanafil e alprostadil registrano crolli a doppia cifra, sia in termini di spesa sia di volumi.
Un caso particolare resta alprostadil: somministrato per via intracavernosa (ossia iniettandolo nel tessuto spugnoso del pene per dilatare i vasi sanguigni), è il farmaco col costo medio più alto della categoria — 22,94 euro per DDD — ma con un utilizzo molto limitato.
Ecco dove se ne consuma di più (e dove molto meno)
Come spesso accade in sanità, basta guardare la cartina per capire che il Paese non si muove tutto allo stesso ritmo.
Il consumo regionale varia moltissimo: si va dalle 3,3 DDD/1000 abitanti die della Provincia autonoma di Trento alle 8,4 della Campania, più del doppio. La media italiana è 5,7, trainata soprattutto dal Centro (6,7) e dal Sud e Isole (6,1), mentre il Nord resta più basso (4,9).
La spesa pro capite segue un andamento simile: si passa dai 5,90 euro di Trento ai 14,99 euro della Campania.
Sul fronte delle tendenze, il 2024 premia Liguria (+24,2% di consumi), Sicilia (+12,6%) e Campania (+9,7%). Al contrario, Lazio (–9,1%), Piemonte (–5,1%) e Friuli Venezia Giulia (–4,1%) registrano i cali più marcati. Sul prezzo, invece, le differenze territoriali sono minime: il costo medio per DDD è sostanzialmente uniforme.
Quante persone soffrono di disfunzione erettile?
Bisogna essere onesti: nonostante non manchino numeri online, statistiche solide sulla prevalenza di disfunzione erettile fra la popolazione non ce ne sono. Uno degli studi più recenti, del 2021, stima che la disfunzione erettile riguardi il 24,2% degli uomini, con una percentuale che cresce con l’aumentare dell’età. Nella fascia over 75 la quota arriva al 52,2%, mentre tra i 65 e i 74 anni è al 48%. Ma la sorpresa arriva dai giovani: quasi un ragazzo su cinque tra i 18 e i 24 anni rientra nei criteri diagnostici, una percentuale più alta rispetto ai 25-34enni (13,3%) e ai 35-44enni (12,7%). La curva poi risale a partire dalla mezza età, toccando il 25,3% tra i 45-54 anni e il 33,9% tra i 55-64.
A fronte di numeri così consistenti, scrivono gli autori, solo una minoranza minuscola riceve davvero una diagnosi: appena il 7,7% del campione esaminato. Parliamo di numeri quasi simbolici nelle fasce più giovani — quattro casi tra i 25-34 enni, sei tra i 35-44 enni — che crescono sì con l’età, ma restano comunque drammaticamente bassi: 39 diagnosi tra i 55-64 enni, 44 tra i 65-74 enni, 34 oltre i 75.
Per l’Italia non disponiamo di dati aggiornati, ma solo di stime. Online circola ancora oggi la famosa cifra dei “3 milioni di uomini affetti da disfunzione erettile”, ripresa innumerevoli volte dai media. Ma basta fare qualche ricerca più approfondita sulla fonte, per capire quanto sia datata: si tratta di uno studio del 2000 che, su un campione di 2.000 persone, rilevava una prevalenza complessiva (completa e incompleta) del 12,8%. Proiettando allora quella percentuale sull’intera popolazione maschile italiana, si arrivava appunto ai 3 milioni. Una stima che ha ormai 25 anni e che non è detto rifletta i cambiamenti demografici e l’evoluzione clinica e sociale del fenomeno.