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ChatGPT compie tre anni: dai trionfi di Altman alla “bolla” degli accordi circolari la curva di OpenAi in tre grafici

 

Se dovessimo tracciare una linea su un grafico per raccontare questi ultimi tre anni, non sarebbe una retta che punta verso l’infinito, ma un tracciato sismico. Era il 30 novembre 2022 quando OpenAI rilasciava quella “research preview” chiamata ChatGPT. Oggi, tre anni dopo, festeggiamo un compleanno che si porta dietro le promesse della tecnologia trasformativa più potente degli ultimi vent’anni, decine di cause in tribunale per violazione del copyright e le ombre di una sostenibilità finanziaria ancora tutta da dimostrare.

Qui sotto invece una mappa ancora più completa realizzata da Bloomberg.

Guardiamo i dati, perché i numeri – a differenza delle allucinazioni dei modelli linguistici – non mentono.

Tre anni fa ci chiedevamo se l’AI ci avrebbe rubato il lavoro. Oggi, leggendo le carte che raccontano l’esodo dei manager di OpenAI e le recenti cause su copyright e privacy legate al lancio di Sora 2, la domanda è cambiata: la governance di Sam Altman è sostenibile?

L’origine della frattura: Il fantasma di Helen Toner
Per capire dove siamo oggi (novembre 2025), dobbiamo riavvolgere il nastro. Non al 2022, ma a quel novembre 2023 e, ancor più, alle rivelazioni di luglio 2024 su Helen Toner e il team di “Superalignment”.

Come avevamo analizzato su Info Data (leggi qui), il licenziamento lampo di Sam Altman non fu un capriccio, ma l’epilogo di uno scontro filosofico e tecnico. Toner aveva visto giusto: la corsa al prodotto stava cannibalizzando la sicurezza. Altman vinse quella battaglia, tornando in sella a furor di popolo (e di investitori), ma smantellando di fatto il superallineamento. Il risultato? Una fuga di cervelli senza precedenti. I padri fondatori della sicurezza dell’AGI hanno lasciato la nave, lasciando il timone a un approccio puramente commerciale che oggi mostra le sue crepe.

Il “momento DeepSeek” e la risposta sbagliata
Il vero campanello d’allarme, però, ha suonato a inizio 2025. Ve lo abbiamo raccontato a febbraio: mentre OpenAI cercava di mantenere l’hype, i laboratori cinesi di DeepSeek dimostravano che si potevano ottenere risultati simili con una frazione del costo computazionale.

In quel momento, Altman si è trovato – forse per la prima volta – dalla parte sbagliata della storia. La risposta di OpenAI non è stata un salto quantico verso GPT-5, ma il rilascio di o1-mini. Una mossa difensiva, tattica, per presidiare il mercato low-cost piuttosto che guidare l’innovazione pura. Lì il mito dell’invincibilità tecnica di San Francisco ha iniziato a sgretolarsi.

La curva di adozione Questo grafico rappresenta l’incredibile velocità con cui ChatGPT ha raggiunto i primi 100 milioni di utenti, stracciando ogni record precedente di piattaforme internet (il famoso “bastone da hockey” della crescita). È l’immagine perfetta per i primi paragrafi sull’hype iniziale.

L’economia delle “scatole cinesi”
Ma se la tecnologia rallenta, come fa la valutazione di mercato a continuare a salire? Qui entriamo nel campo che ci è più caro: i flussi di denaro.

La mappa degli accordi circolari che abbiamo pubblicato pochi giorni fa è impietosa. Il mercato dell’AI si sta gonfiando grazie a un meccanismo perverso: le Big Tech investono in LLM che investono  soldi per comprare cloud computing dalle stesse Big Tech. Per fare nomi e cognomi possiamo riassumerli così: Nvidia investe in OpenAi, OpenAI paga Oracle per i servizi di cloud computing, Oracle acquisti chip da Nvidia.   Il fatturato sale, ma è un gioco a somma zero, un doping finanziario che maschera la reale domanda di mercato. È una bolla? I grafici dicono che ci somiglia molto.

La valutazione di OpenAI Per accompagnare la parte sugli “accordi circolari” e la bolla finanziaria, questo grafico mostra come la valutazione di OpenAI sia schizzata verso l’alto nel tempo, spesso in corrispondenza dei round di investimento guidati da Microsoft e altri giganti.

Sora 2 e il muro legale
E arriviamo a oggi. Il terzo compleanno di ChatGPT coincide con il lancio travagliato di Sora 2. Se il primo Sora aveva stupito per la qualità video, la seconda versione sta facendo discutere i tribunali. La capacità di generare video iper-realistici ha scatenato una tempesta perfetta: class action sul copyright da parte degli studios di Hollywood e inchieste dei garanti privacy europei sull’addestramento dei modelli sui dati biometrici.

Tre anni dopo, ChatGPT è ovunque. Ma l’OpenAI di oggi è un’azienda assediata: dai competitor cinesi più efficienti, dai regolatori che chiedono conto di quella sicurezza sacrificata sull’altare della velocità (come temeva Toner), e da una struttura finanziaria che scricchiola sotto il peso delle proprie aspettative.

Sam Altman voleva creare un dio digitale. Per ora, ha costruito una media company molto costosa e piena di avvocati.

Per approfondire. 

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