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politica

La conferenza sul clima (Cop30) di Bélem in tre numeri e un grafico

L’infografica mostra come i Paesi OCSE e i partner OCSE siano lontani dal raggiungere gli obiettivi climatici fissati per il 2030 e come tali impegni non siano allineati con i target a lungo termine per il 2050. Gli scenari ad alte emissioni indicano un possibile aumento della temperatura globale fino a quasi 6 °C entro il 2100, mentre la maggior parte delle regioni del mondo registra un peggioramento della siccità, con cali significativi dell’umidità del suolo soprattutto in Africa e nelle Americhe. L’azione climatica globale rallenta, con politiche che crescono poco e mostrano livelli insufficienti, e profonde differenze tra Paesi rischiano di compromettere l’efficacia complessiva degli sforzi di mitigazione. La fonte è il Climate Action Monitor 2025 di Ocse

 

Inizia oggi lunedì 11 novembre a Bélem in Brasile la 30esima Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici o meglio conosciuta come Cop30.  Quest’anno la novità è rappresentata dalla scelta dell’amministrazione Trump di non inviare negoziatori di alto livello ai colloqui- Per la seconda volta gli Stati Uniti si ritirano dall’Accordo di Parigi, in vigore da 10 anni, che qui a Belem viene celebrato come un parziale successo. Da trent’anni la conferenza sul clima  di cui fanno parte 170 Paesi più l’Unione Europea con i suoi Stati membri, si riunisce per stabilire ambizioni e responsabilità in tema di clima, oltre a individuare e valutare le misure necessarie. Quest’anno si articolerà su sei pilastri che vanno dalla transizione energetica, alla gestione delle foreste alla trasformazione dell’agricoltura. A dieci anni dallo storico accordo di Parigi, gli oltre 190 firmatari sono chiamati a fare il punto sulle promesse mantenute e a trasformare gli impegni in azioni concrete.  Ricordiamo che in base all’accordo del 2024, sostenuto da quasi 200 paesi, le nazioni ricche hanno dichiarato che avrebbero fornito “almeno” 300 miliardi di dollari in finanziamenti per il clima ai paesi in via di sviluppo entro il 2035.  E’ stato deciso che sarà compito di Brasile e all’Azerbaijan elaborare una “road map” su come raggiungere il totale di 1,3 trilioni di dollari di cui, secondo gli economisti, i paesi in via di sviluppo hanno bisogno per passare all’energia verde e affrontare il cambiamento climatico.  Ora i paesi devono decidere il futuro di questa tabella di marcia  che definisce possibili fonti di entrate e potenziali prossimi passi necessari per generare il denaro necessario. Ricordiamo infine che le decisioni che vengono prese alle COP non sono vincolanti, quindi non si può parlare di fallimento anche se ogni anno c’è sempre meno accordo e più Paesi che si sfilano.  Ecco tre numeri e un grafico da tenere a mente.

30

I Paesi con impegni reali di abbattimento della CO2.  Secondo il Climate Action Monitor dell’Ocse  è il numero dei i paesi, che rappresentano il 17,7% delle emissioni globali basate sui paesi, hanno impegni netti zero legalmente vincolanti. Circa il 63% delle emissioni di gas serra dei paesi devono essere ridotte entro il 2035 per allinearsi all’obiettivo di temperatura di 1,5°C.

 310 miliardi ogni anno

Come arrivare a quota 1,3 trilioni? Secondo un report delle Nazioni Unite i paesi più poveri avrebbero bisogno di più di 310 miliardi di dollari all’anno per l’adeguamento entro il 2035. Nel 2023, i paesi ricchi hanno pagato solo 26 miliardi di dollari. Qui trovate l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sulle emissioni. 

35%-55%.

Come contenere l’aumento delle temperatura entro 2°C La conferenza sul clima di Parigi del 2015 fissò un traguardo chiaro: contenere l’aumento della temperatura media globale entro fine secolo a 1,5 °C rispetto all’era preindustriale, restando comunque sotto i 2 °C. Entro il 2035 saranno necessarie riduzioni delle emissioni annue del 35% e del 55% rispetto ai livelli del 2019, per allinearsi rispettivamente ai percorsi di 2°C e 1,5°C dell’Accordo di Parigi. Nel 2024, l’anno più caldo mai misurato, questa soglia sia stata già superata in modo temporaneo. Molte proiezioni suggeriscono che tornare stabilmente sotto quel limite entro il 2100 sarà estremamente difficile.

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