E poi sorpreso dai vostri ‘Come sta’, meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci, tipo ‘Come ti senti amico, amico fragile’. Sono stati da poco pubblicati i risultati della Sorveglianza PASSI dell’Istituto Superiore di Sanità su come si sentono gli italiani, adulti e dei più anziani, in riferimento al 2024. Risultato: poco più del 6% degli adulti e circa il 9% degli over 65 italiani (Sorveglianza parallela PASSI d’Argento) riferiscono sintomi depressivi e percepiscono compromesso il proprio benessere psicologico per più della metà dei giorni del mese precedente l’intervista.
Dietro queste percentuali si nasconde una realtà complessa, in cui età, genere e condizioni socioeconomiche continuano a determinare forti disuguaglianze. La prevalenza di sintomi depressivi, infatti, sale fino al 18% fra gli adulti e al 25% fra gli anziani che dichiarano di avere molte difficoltà economiche.
A stare peggio sono le donne: il 7,4% delle intervistate ha dichiarato sintomi che definisce depressivi nel mese precedente l’intervista, contro il 4,2% degli uomini. Si sentono peggio le persone in difficoltà economica (il 18% degli intervistati ha nominato la presenza di sintomi depressivi), chi ha avori precari (8%) e chi ha un basso livello di istruzione (11%). Sono più comuni anche tra chi vive da solo (7%) e tra chi convive con una malattia cronica (11%). È sempre interessante la correlazione fra salute mentale e titolo di studio, che conferma quanto emerge dalla ricerca scientifica, dalla quale emerge che chi ha più strumenti culturali, parliamo anche semplicemente di alfabetizzazione di base, ha una salute percepita migliore.
Stiamo parlando di salute percepita e di sintomi depressivi autoregistrati, due indicatori che non contano le diagnosi, ma la percezione di benessere complessivo di una persona, che la salute pubblica cerca di intercettare pur nella consapevolezza della complessità di piani che si intersecano per produrre la sensazione su “come ci si sente”.
La depressione pesa anche sul corpo: chi la sperimenta vive quasi 10 giorni al mese in cattive condizioni fisiche e circa 8 giorni con difficoltà a svolgere le normali attività quotidiane. Tra chi non mostra sintomi, questi numeri scendono drasticamente a meno di due e a meno di un giorno.
Eppure, solo il 65% delle persone adulte che vivono questo malessere chiede aiuto, il 27% a medici o operatori sanitari, il 22% a familiari e solo il 15% condivide questa sofferenza dentro e fuori di casa.
I due indicatori di PASSI da cui sono tratti questi numeri sono nel dettaglio: Percezione dello stato di salute e Depressione.
Due aspetti risultano interessanti. Primo, che nel tempo, dal 2008 a oggi, la quota di italiani che riferisce sintomi depressivi è diminuita, anche se con ritmi diversi da un’area all’altra e tra uomini e donne. La pandemia di COVID-19 ha interrotto questa tendenza, facendo temporaneamente salire i numeri, con un impatto diverso a seconda dei territori e delle condizioni sociali.
Inoltre, se per decenni, il Sud d’Italia è stata l’area dove meno persone si dichiaravano soddisfatte della propria salute, negli ultimi anni, però, le cose sono cambiate: nel biennio 2023-2024 a registrare la quota più bassa è il Centro, dove il 90% degli adulti si dice soddisfatto del proprio stato di salute, leggermente sotto al 92% del Nord e al 91% del Sud. Un piccolo scossone rispetto alla tradizione, che mostra come la percezione del benessere si stia ridefinendo anche all’interno del Paese.
E i giovani? Meno della metà si sente davvero bene
La sorveglianza PASSI esamina solo le persone maggiorenni. Un dato paragoabile che cerca di intercettare lo stato di salute percepita dagli stessi giovani è quello delle indagini HBSC, la più recente delle quali risale al 2022. La survey intervista ampi campioni di ragazzi e ragazze di 11, 13, 15 e 17 anni.
I numeri parlano chiaro: meno della metà dei giovani considera la propria salute eccellente. La differenza di genere emerge già a partire dai 13 anni. Tra le ragazze, meno del 30% si dichiara in ottima forma a 13 anni, e la percentuale scende ulteriormente al 13% tra le 17enni. Questo significa che per molte adolescenti il senso di benessere fisico e mentale è già compromesso prima della maggiore età.
Gli adolescenti segnalano una frequenza significativa di sintomi fisici e psicologici: mal di testa, mal di stomaco, mal di schiena, difficoltà ad addormentarsi, giramenti di testa, sentimenti di tristezza, irritabilità o nervosismo. Circa la metà dei maschi riferisce di avere almeno due sintomi più volte alla settimana, mentre tra le femmine la quota supera il 60% e arriva oltre l’80% nelle 15-17enni. Anche l’uso di farmaci per questi disturbi è elevato: oltre la metà degli intervistati ne ha fatto uso nell’ultimo mese, con percentuali maggiori tra le ragazze e un aumento con l’età, passando dal 56% dei ragazzi e 61% delle ragazze 11enni, al 55% e 78% tra i 17enni.
La condizione socio-economica della famiglia di origine influenza in maniera significativa la percezione di salute e la presenza di sintomi psicosomatici multipli: i ragazzi e le ragazze che vivono in famiglie più agiate si dichiarano più spesso in buona salute e lamentano meno disturbi, mentre l’uso di farmaci cronico risulta meno influenzato. Tra i risultati più rilevanti emerge che le ragazze presentano livelli di benessere complessivamente inferiori rispetto ai ragazzi, sia in termini di soddisfazione di vita sia di sintomi psicosomatici, con la fascia dei 15enni particolarmente critica: circa 8 ragazze su 10 e più di 1 ragazzo su 2 dichiarano almeno due sintomi psicosomatici più volte a settimana. La solitudine è un ulteriore fattore di fragilità: tra i 13 e i 15 anni, il 30% delle ragazze e il 10% dei ragazzi si sente soli per la maggior parte del tempo negli ultimi 12 mesi.
A queste sfide tradizionali della crescita adolescenziale si aggiungono i rischi legati all’uso digitale. Secondo le elaborazioni di questi dati tratte da un report dell’Ufficio Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblicato a settembre 2025, un ruolo cruciale ce l’avrebbero i social media e i videogiochi. Oltre 1 adolescente su 10 fatica a controllare l’uso dei social, sperimentando conseguenze negative nella vita quotidiana, con le ragazze più colpite dei ragazzi (13% contro 9%). Più di un terzo dei giovani (36%) dichiara di essere in contatto costante con amici online, con le 15enni che guidano la classifica con il 44%. Anche il gaming digitale è un fenomeno diffuso: un terzo degli adolescenti gioca ogni giorno, e più di 1 su 5 passa almeno quattro ore davanti allo schermo nei giorni di gioco. Complessivamente, il 12% degli adolescenti è a rischio di problematiche legate ai videogiochi, con i ragazzi più esposti delle ragazze (16% contro 7%).
Viene da chiedersi quando inizieremo a monitorare l’effetto dell’uso massiccio dei social media anche sulla salute mentale della popolazione non più adolescente.
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