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tecnologia

Windows 11 entra nell’era dell’AI: in cinque punti il nuovo “PC agente” di Microsoft

Microsoft cambia ancora pelle a Windows 11. Non più soltanto un sistema operativo, ma un vero e proprio “PC agente” capace di parlare, vedere e agire per conto dell’utente. L’arrivo del nuovo Copilot segna un passaggio simbolico: il computer diventa conversazionale, contestuale, operativo. Puoi chiedergli di organizzare file, spiegarti un’app, riassumere ciò che vedi sullo schermo o addirittura eseguire azioni per te — sempre con il tuo consenso. È un cambio di paradigma che trasforma l’interfaccia in interazione e spinge Windows dentro l’era dell’intelligenza artificiale diffusa, quella in cui il software non aspetta input, ma anticipa bisogni.

Da sistema operativo a “PC-agente”

Il concetto base: Windows 11 non vuole più essere solo un insieme di finestre, icone e menu. Vuole essere “un agente” che parla, vede, agisce. Secondo Il Sole 24 Ore, “arriva l’era del pc ‘agente’: il nuovo Windows 11 parla, vede e agisce”. 
In concreto: nuove modalità d’interazione — voce, visione, azione — vengono integrate nel sistema. Questo è un cambio di paradigma: non solo “tu fai cose col PC” ma “il PC aiuta, ti supporta, anticipa”.
Importante: è ancora un’affermazione di visione, non una rivoluzione già pienamente matura.

Interazione vocale e naturale (“Hey Copilot”)

Uno degli aspetti più evidenti: la voce. Il nuovo assistente IA integrato — Microsoft Copilot — su Windows 11 può ora essere attivato con una frase tipo “Hey Copilot”, e puoi interagire con il PC parlando in modo naturale. Questo spinge verso un modello d’uso in cui tastiera e mouse rimangono, ma la voce diventa terza modalità d’input: “non sostituisce, ma aggiunge”. Nota mentale: la transizione da “digitare/comandare” a “parlare/interagire” implica questioni di abitudine, privacy, e — sì — accettazione dell’IA.

“Visione” del sistema: il PC che vede lo schermo e aiuta

Un’altra novità forte: Copilot Vision — la capacità dell’IA di “vedere” ciò che è sullo schermo (con il tuo permesso) e offrire supporto, suggerimenti, analisi. Ad esempio: stai usando un’app complessa, chiedi aiuto, e l’assistente può evidenziare ciò che ti serve
Questo significa che l’IA non è solo reattiva (risponde) ma diventa contestuale: capisce cosa stai facendo, cosa vedi, dove potresti avere difficoltà.
Ovviamente: permesso esplicito richiesto, e restano questioni di sicurezza/privacy.

Azioni automatiche / “fare per te”

Non solo vedere e suggerire: ora il sistema può agire. Per esempio, puoi chiedere all’IA di organizzare file, estrarre dati da PDF, impostare qualcosa nell’app: insomma, “fai tu”.
Questo è un salto significativo: dal “assistente che risponde” al “assistente che esegue”. È anche dove emergono più chiaramente le sfide (errori, confusione, fiducia).
In altre parole: Windows 11 diventa meno “strumento” e più “collaboratore”.

Spinta forte verso l’IA come centro dell’esperienza utente

Infine: questi cambiamenti non sono marginali, ma segnano che Microsoft vuole che l’IA sia parte integrante — non accessoria — dell’esperienza Windows. La fine del supporto a Windows 10 ha un ruolo simbolico: l’azienda spinge sull’aggiornamento verso Windows 11, in un momento in cui “AI PC” è parola-magica. Ciò implica riflessioni su hardware (alcune funzioni richiedono certe capacità), compatibilità, modelli di aggiornamento. Inoltre: è un invito implicito a ripensare come usiamo il computer.

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