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politica

Gaza, due anni di guerra: 67mila morti, fame e macerie. Come è cambiata la mappa della Palestina?

Netanyahu ha annunciato di voler controllare militarmente l’intera Striscia, per poi lasciarla nelle mani di un nuovo governo arabo post Hamas, indipendendente dall’Autorità palestinese, la quale non avrà alcun ruolo nella costituzione del nuovo organo dedicato al controllo di Gaza. Il Primo Ministro israeliano ha aggiunto che le alternative ad Hamas non possono sopravvivere, finché il gruppo armato non viene annientato.

Dall’ottobre 2023, il numero di vittime palestinesi si avvicina alle 67.000, con oltre 155.000 feriti. Le stime provengono dal Ministero della Salute palestinese e, nonostante il dibattito sull’attendibilità delle cifre, rimangono quelle considerate più affidabili da parte delle Nazioni Unite e altre organizzazioni, governative e non.

Le Forze di Difesa israeliane hanno sin da subito risposto all’atroce attacco perpetrato dai miliziani di Hamas colpendo violentemente la Striscia di Gaza.
Nonostante i rappresentanti israeliani sostengano di fare di tutto affinché sia tutelata la popolazione civile, circa l’83% delle vittime nella Striscia sembra riguardare i civili. La stima del rapporto civili-combattenti è complessa ed è sicuramente affetta da incertezza, ma valori simili provengono anche da professori indipendenti, come Michael Spagat. Generalmente, nei conflitti moderni la quota civile sul totale delle vittime è all’incirca del 50%, mentre valori prossimi all’80% si sono registrati nel genocidio in Ruanda (1994), nel massacro di Srebrenica (1995) e nell’assalto a Mariupol a opera dei russi (2022).

Dall’inizio del conflitto, le regioni più colpite sembrano essere quelle di Gaza City e di Khan Yunis, le quali hanno registrato rispettivamente 6.172 e 4.495 attacchi. La tipologia di attacco considerato in questa analisi non distingue il mezzo con il quale è stato realizzato, ma contiene al suo interno qualsiasi evento violento realizzato sulla Striscia: dai bombardamenti fatti attraverso i missili a quelli compiuti dai droni, dai colpi di artiglieria alle battaglie sul terreno.

Seppure i due governatorati più colpiti siano quelli visti sopra, l’orizzonte temporale mostra che nel primo semestre del 2025 c’è stata un’inversione del trend: se prima era Gaza City la regione a registrare più eventi violenti, i dati fanno emergere che nel periodo in esame l’attenzione dell’esercito israeliano si è spostata più su Khan Yunis. I dati successivi a quelli di giugno 2025 non sono sufficienti a capire se anche il resto dell’anno corrente vedrà questa regione come quella più bersagliata dalle forze israeliane, poichè vengono registrati 504 eventi per Gaza City e 395 per Khan Yunis, ma considerando l’offensiva promossa da Netanyahu su Gaza City ci si aspetta che rimarrà questa la zona più interessata.

L’analisi dei dati a un livello più dettagliato prende in considerazione distretti, località e municipalità della Striscia di Gaza. Le informazioni di ACLED sono disponibili fino al livello della singola località, che però spesso non compare nei file di mappatura geografica. Per questo motivo Info Data ha rielaborato i dati, accorpando gli attacchi registrati in località non riconosciute a quelle presenti nel file GeoJSON utilizzato per costruire la mappa della Striscia, in base alla loro prossimità geografica.

Come visto nello studio sui governatorati colpiti, scendendo nel dettaglio geografico, la città di Gaza rimane quella più colpita, seguita da quella di Khan Yunis, entrambi capoluoghi delle rispettive regioni. Anche in questo caso, nei primi 6 mesi del 2025 si vede come la città di Khan Yunis mostri più eventi violenti rispetto a Gaza, ma, se a livello regionale, Khan Yunis ha subito il 15% di attacchi in più rispetto a Gaza City, a livello di città, il distacco è solamente del 4%, a rimarcare quanto Gaza sia comunque tra i centri più devastati.

Il ministro della difesa israeliano ha ribadito la volontà di proseguire l’operazione su Gaza City, dichiarando che questa sarà rasa al suolo se Hamas non accetterà le condizioni di Israele, mentre l’organizzazione politica e militare ha accusato Netanyahu di mettere a rischio la vita degli ostaggi e ha sostenuto che solo un cessate il fuoco potrà portare al loro rilascio.
Israele ha infatti intensificato i bombardamenti aerei e l’uso di carri armati nei quartieri orientali e settentrionali di Gaza City, distruggendo edifici e abitazioni. Nelle aree di Zeitoun, Shejaiya, Sabra e Jabaliya si sono registrate esplosioni continue e nuove vittime, con scene di panico tra i civili: alcune famiglie stanno fuggendo, altre affermano di non avere mezzi né intenzione di lasciare le proprie case.

Intanto, gli esperti dell’ONU hanno confermato che a Gaza è in corso una carestia “interamente causata dall’uomo”, con 289 morti per fame, tra cui 115 bambini. Dopo quasi due anni di guerra, la Striscia di Gaza appare devastata: gran parte delle aree urbane è stata ridotta in macerie e la popolazione civile vive tra distruzione, fame e sfollamenti continui, mentre gli ostaggi israeliani continuano a restare nelle mani dei militanti di Hamas. L’impasse è sempre più drammatico.

 

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