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scienze

Cinquecento specie di uccelli a rischio nei prossimi 100 anni

a, Posterior values from a multi-response MCMCglmm showing the relationships between pPC values and the frequency (from 1,000 iterations across 9,873 species) in which extinction was avoided under driver-specific complete abatement scenarios. pPC1 is a descriptor of body size, pPC2 is associated with wing morphology and pPC3 is associated with beak and tail morphology (Supplementary Table 3). Least Concern species were not included in the extinction risk model, as improvements under driver-specific complete abatement could not occur by definition. b, Distribution of drivers of extinction with respect to phylogeny, shown by family (9,873 species across 194 families, of which threat information was included for 2,087 Near Threatened and threatened species), with the intensity of colour reflecting the proportion of species in a family affected by each driver (families including only Least Concern or Data Deficient species are shaded white). All silhouettes are from Phylopic. In a (left to right): T. hiemalis (Andy Wilson, CC0 1.0), S. camelus (Darren Naish and T. Michael Keesey, CC BY 3.0), Apteryx (Ferran Sayol, CC0 1.0), A. apus (Ferran Sayol, CC0 1.0), Pelecanus (Ferran Sayol, CC0 1.0), Menura (T. Michael Keesey, CC0 1.0). In b (left to right): Falconiformes (Kai Caspar, CC0 1.0), Coraciiformes (Estelle Bourdon, CC0 1.0), Piciformes (Federico Degrange, CC0 1.0), Bucerotiformes (Ferran Sayol, CC0 1.0), Charadriiformes (Auckland Museum, CC BY 3.0), Apodiformes (Andy Wilson, CC0 1.0), Passeriformes (Andy Wilson, CC0 1.0), Eurypygiformes (Ferran Sayol, CC0 1.0), Pelecaniformes (Ferran Sayol, CC0 1.0), Suliformes (Juan Carlos Jerí, CC0 1.0), Procellariiformes (Louis Ranjard, CC BY 3.0), Musophagiformes (Ferran Sayol, CC0 1.0), Gruiformes (Ferran Sayol, CC0 1.0), Phoenicopteriformes (T. Michael Keesey, PDM 1.0), Mesitornithiformes (Ferran Sayol, CC0 1.0), Galliformes (Elisabeth Östman, PDM 1.0), Anseriformes (Rebecca Groom, CC BY 3.0), Apterygiformes (Ferran Sayol, CC0 1.0) and Tinamiformes (Darren Naish and T. Michael Keesey, CC BY 3.0).

Secondo uno studio pubblicato su Nature Ecology & Evolution, 517 specie di uccelli rischiano di sparire entro il 2125.  La ricerca pubblicata su Nature Ecology & Evolution sottolinea che salvare le specie a rischio sarà una missione quasi impossibile e che il numero delle specie a rischio è il triplo di quelle che si sono estinte negli ultimi 500 anni. Sono state prese in considerazione le quasi 10mila specie di uccelli presenti nella Lista Rossa stilata dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, un catalogo globale sullo stato di conservazione delle specie vegetali e animali, e ne hanno aggiornato la situazione scoprendo in oltre 500 casi la situazione è praticamente disperata.

Shown on 2-dimensional plane with respect to a, pPC1 and pPC2, and b, pPC2 and pPC3 with trait loadings (also see Supplementary Table 3). BD = beak depth, BLC = beak length (culmen), BLN = beak length (nares), BW =beak width, HWI = hand-wing index, KD = Kipp’s distance, LL = tarsus length, M = body mass, S = first secondary length, TL = tail length, WL = wing length (n=9873 species). All silhouettes from Phylopic. Panel a left to right: Apteryx (Ferran Sayol, CC0 1.0), Mellisuga helenae (Steven Traver, CC0 1.0), Troglodytes hiemalis (Andy Wilson, CC0 1.0), Pteroptochos castaneus (Ferran Sayol, CCO 1.0), Pelecanoides urinatrix (Louis Ranjard, CC BY 3.0), Gallirallus australis (there was no silhouette of Atlantsia rogersi so a silhouette of Gallirallus australis was used instead, T. Michael Keesey, CC BY-SA 3.0), Spheniscus humboldti (Juan Carlos Jerí, CC0 1.0), Larus (Ferran Sayol, CC0 1.0), Diomedeidae (Ferran Sayol, CC0 1.0), Struthio camelus (Darren Naish and T. Michael Keesey, CC BY 3.0), Buceros (Ferran Sayol, CC0 1.0), Leptoptilos javanicus (T. Michael Keesey, CC BY-SA 3.0). Panel b left to right: Apteryx (Ferran Sayol, CC0 1.0), Pelecanus (Ferran Sayol, CC0 1.0), Ramphastidae (FJDegrange, CC0 1.0), Spheniscus humboldti (Juan Carlos Jerí, CC0 1.0), Mellisuga helenae (Steven Traver, CC0 1.0), Buceros (Ferran Sayol, CC0 1.0), Apus apus (Ferran Sayol, CC0 1.0), Struthio camelus (Darren Naish and T. Michael Keesey, CC BY 3.0), Phasianus colchicus (Mattia Menchetti, CC0 1.0), Menura (T. Michael Keesey, CC0 1.0).

Il gruppo di ricercatori ha analizzato 9.873 specie di uccelli e valutato l’impatto di diverse strategie di conservazione. Il modello proietta cosa succederebbe da qui a un secolo in tre scenari: nessuna azione, riduzione delle minacce, e interventi mirati di recupero.

Il primo scenario quello senza interventi porta a una perdita stimata del 5,2 per cento delle specie pari a 517 estinzioni e a una riduzione della diversità funzionale del 3,2 per cento la diversità funzionale rappresenta la varietà dei ruoli ecologici svolti dalle specie come l’impollinazione la dispersione dei semi o la pulizia delle carcasse e quindi misura la resilienza degli ecosistemi

Nel secondo scenario si immagina di eliminare completamente le minacce dirette come la distruzione dell’habitat la caccia e la raccolta su tutto l’areale delle specie a rischio in questo caso le estinzioni si dimezzano e la perdita di diversità funzionale scende all’1,5 per cento ma restano comunque 254 specie a rischio segno che la sola riduzione delle minacce non basta se non è accompagnata da interventi più mirati gli autori dello studio mostrano infatti che agire solo su metà dell’areale riduce le estinzioni di appena il 26 per cento mentre proteggere solo una minima parte dell’habitat ha effetti marginali

Il terzo scenario esplora invece l’effetto dei programmi di recupero concentrati sulle specie più uniche dal punto di vista funzionale salvare le 100 specie che svolgono ruoli ecologici non rimpiazzabili consente di evitare il 68 per cento della perdita funzionale complessiva pur salvando in termini assoluti un numero molto più basso di specie pari a 37 estinzioni evitate la logica è quella dell’efficienza ecologica agire poco ma bene su chi conta di più per l’equilibrio complessivo

La scomparsa di singole specie, sottolineano gli autori, non è solo l’eliminazione di una singola forma di vita ma uno stravolgimento potenzialmente molto pericolo per l’intero ecosistema in cui sono inseriti e per le specie che ne hanno una sorta di dipendenza, ad esempio alcune piante. Secondo gli autori ad essere a rischio maggiore sarebbero gli uccelli di grandi dimensioni, più vulnerabili alla caccia e ai cambiamenti climatici, mentre gli uccelli con ali larghe soffrono maggiormente della perdita di habitat. Fermare la distruzione degli habitat salverebbe la maggior parte degli uccelli in generale, tuttavia, le azioni più importanti per salvaguardare gli ecosistemi sarebbero anche la riduzione della caccia o la cattura a fini commerciali degli uccelli con caratteristiche più insolite

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