La foresta mondiale persa nel 2024 ha raggiunto il picco del 2016 e segnato un nuovo record nella storia dei dati raccolti. Un nuovo studio del World Resources Institute, nella loro Global Forest Review, in collaborazione con l’Università del Maryland, mostra i dati e i risultati della loro analisi, dipingendo un quadro non roseo dello stato di salute delle foreste globali.
Il ruolo della foreste è essenziale nella vita dell’uomo e dell’intero ecosistema terrestre. Se da un lato è la prima fonte di approvvigionamento per il legname e i suoi derivati, ricoprendo un ruolo importante nell’industria umana, specialmente per quella statunitense e quella russa, dall’altro offrono ossigeno, riparo e cibo agli esseri viventi, proteggono il suolo e aiutano a regolare il clima.
La distruzione della foresta mondiale avvenuta l’anno precedente a quello corrente ammonta a 30 milioni di ettari, cioè un quantitativo pari alla superficie della nostra penisola. Oltre all’enorme mole di superficie forestale andata persa, un altro fattore importante è la causa scatenante: il disboscamento dovuto a incendio sembra essere diventato la causa principale di devastazione nelle zone tropicale, cioè le aree che ospitano il 45% delle foreste globali. La fascia tropicale è quella area terrestre delimitata in altezza dal Tropico del Cancro e da quello del Capricorno, mentre orizzontalmente abbraccia l’intero globo terrestre.
Le foreste coprono circa 4 miliardi di superficie terrestre (il 30% dell’intero globo) e le si trovano principalmente nelle fascia tropicale (45%) e, a seguire, in quella boreale (27%), temperata (16%) e subtropicale (11%).
Uno dei motivi per cui è importante concentrarsi sull’area tropicale è proprio perché è la casa della maggior parte della foresta presente sul pianeta, infatti è l’America Latina la zona che sembra essere stata più gravemente colpita dalla distruzione forestale.
L’area tropicale nel solo 2024 ha perso quasi 7 milioni di ettari, cioè circa un quarto dell’intera superficie forestale persa nel mondo. È il record più alto per quanto riguarda l’area tropicale, la quale solamente nel 2016 aveva raggiunto un valore estremamente elevato, seppur si era fermata a poco più di 6 milioni di ettari distrutti.
Sempre nell’area tropicale, nel 2002 erano 2.7 i milioni di ettari devastati, sancendo così un aumento in termini percentuali del 150% nel 2024.
Nel 2002, la quota di foreste abbattuta dagli incendi era solamente del 6%, mentre nel 2024 si è toccato il massimo livello mai raggiunto prima di ettari bruciati: il 48% di superficie forestale è stato rovinato dal fuoco. L’anno trascorso segna uno dei primi periodi in cui gli ettari distrutti a causa del fuoco rischiano di eguagliare, in termini di quantità, quelli persi per altri motivi.
In termini assoluti, nella fascia tropicale, nel 2002 erano stati bruciati 190.000 ettari, mentre nel 2024 sono stati 3.250.000 gli ettari interessati, segnando un aumento del 1600% nell’arco di venti anni.
Confrontando l’anno appena trascorso con quello passato si nota che, nel 2024, il fuoco ha bruciato cinque volte gli ettari bruciati nel 2023 e quasi venti volte quelli bruciati nel 2002.
Le temperature raggiunte nel 2024 hanno facilitato il diffondersi di incendi e il conseguente danneggiamento delle foreste tropicali; il cambiamento climatico ed El Niño possono aver contribuito alla diffusione degli incendi.
Tra le varie cause che hanno portato alla perdita di superficie forestale nelle fasce tropicali, nel 2024, il fuoco è quello principale, seguito dall’agricoltura, sia essa permanente che itinerante. Diversamente, considerando l’intera serie storica dal 2002 al 2024, il fattore più influente è stato l’agricoltura, la quale interessa circa il 60% di tutti gli ettari rovinati, mentre il fuoco solamente il 13%. Relativamente ai venti anni di dati, il fuoco si posiziona come terzo elemento più impattante nella perdita di superficie forestale nelle aree tropicali, mentre nel 2024 si aggiudica il posto sul podio; nel 2024, la quota di ettari bruciati (49,5%) ha superato di 36,2 punti percentuali la media del periodo 2002–2024 (13,3%).
Tra i dieci paesi tropicali più colpiti, alcuni hanno subito incrementi di ettari persi rispetto al 2023 a tripla cifra.
La Bolivia registra un aumento record, passando dal quarto paese più colpito con quasi 500.000 di ettari distrutti nel 2023 a 1.500.0000 di ettari nel 2024, mentre il Brasile conferma la sua posizione in vetta alla classifica, ma subendo un aumento più basso, pari a quasi il 150% rispetto al suo periodo precedente.
Sono sette i punti chiave a cui rivolge l’attenzione il World Resources Institute per rallentare la perdita di foreste e per iniziare a dirigersi verso un bilancio più positivo dell’attuale situazione:
1) Gli sforzi richiesti alla leadership politica devono essere durature, stabilendo regole a difesa delle foreste che vadano al di là dei cicli elettorali e permettano un corretto monitoraggio dello stato delle foreste, specialmente grazie anche agli open data;
2) La terra a disposizione è una risorsa finita e le aziende che si occupano di beni che mettono a rischio la foresta devono cercare quanto più possibile di orientarsi verso sistemi di produzione o approvvigionamento che danneggiano il meno possibile il suolo forestale;
3) L’aumento del rischio di incendi richiede investimenti in prevenzione, sistemi di allerta precoce, attrezzature di pronto intervento, formazione e pratiche agricole sostenibili;
4) Servono leggi contro il disboscamento illegale, il land grabbing e altre attività illecite che sono cause importanti di deforestazione;
5) Eliminare i sussidi che favoriscono la deforestazione, rafforzare gli impegni finanziari internazionali, sviluppare strumenti innovativi come il Tropical Forest Finance Facility, promuovere comportamenti economici che incentivano il rispetto delle foreste;
6) Sostenere le economie locali legate alla conservazione delle foreste, specialmente quelle gestite da Popoli Indigeni e comunità locali, favorendo un approccio bottom-up, rispetto a quelli calati dall’alto attraverso l’imposizione;
7) Includere le foreste primarie, spesso fuori dalle aree protette, in queste aree di conservazione per salvaguardare sia le foreste che la biodiversità.
Il World Resources Institute evidenzia come i dati del 2024 debbano rappresentare un segnale di avvertimento: “per poter arrestare e invertire la perdita di foreste entro il 2030, la perdita annuale di foreste dovrà diminuire del 20% ogni anno rispetto ai livelli del 2024”.
L’ammonimento è principalmente rivolto alle istituzioni e alla politica, visto che le azioni da intraprendere al fine di mitigare i danni del disboscamento e ridurre il fenomeno della deforestazione, richiedono opere e fatti con un impatto su larga scale, i quali non possono essere realizzati solamente dai cittadini.