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cronaca

Akira Toriyama, Dragon Ball e tutto quello che vogliamo ricordare

Al termine della scorsa settimana si è diffusa la notizia della scomparsa di Akira Toriyama, nonostante fosse venuto a mancare già il primo di Marzo, lasciando così un vuoto particolarmente ampio nel cuore di chi si è immerso nelle pagine dei suoi manga, diventati poi delle pietre miliari anche nella forma animata, tanto da venire presi come riferimento per le opere che sono seguite, specialmente per un genere in particolare.

Nato nel 1955 a Nagoya, si interessa da giovanissimo al disegno anche grazie alla visione de “La Carica dei 101” che lo porterà verso un percorso scolastico incentrato sulla vena artistica concluso poi con il conseguimento del diploma che lo porterà a fare il progettista di disegno industriale dove le sue qualità brillano ma vengono limitate dagli schemi piuttosto rigidi dell’ambiente produttivo.

Dopo qualche anno, fortunatamente (per tutti i suoi futuri lettori), lascia il lavoro e comincia a dedicarsi ai manga riuscendo ad approdare per la leggendaria rivista Shonen Jump nel 1978 dove, a distanza di due anni, riuscirà a farsi pubblicare il suo primo lavoro davvero celebre, ossia Dr Slump, noto anche come Dottor Slump & Arale, che tratta le vicende di un fantasioso scienziato in grado di creare una spensierata e buffa bambina robot.

Ma pur con tutto il rispetto per Dr Slump e le altre opere curate dal maestro Toriyama (prestato spesso anche al mondo dei videogiochi come nel caso della saga di Dragon Quest), la sua ineguagliabile eredità è costituita dall’opera che ha settato uno standard per quanto riguarda la categoria shonen (indirizzati principalmente ad un pubblico maschile, partendo dall’età scolare fino alla maggiore età), vale a dire la saga di Dragon Ball.

Curiosamente, quest’anno la serie compie esattamente quarant’anni essendo stata pubblicata per la prima volta sul numero 51 di Shonen Jump ed andando avanti per oltre undici anni nel 1995 con un totale complessivo di 519 capitoli raccolti in 42 tankobon (i libri che raccolgono i capitoli pubblicati singolarmente sulle riviste), riuscendo a vendere oltre 260 milioni di copie in tutto il mondo, secondo solo a One Piece.

Pertanto, volendo celebrare sia Akira Toriyama che la sua più grande creatura, noi di Info Data abbiamo rastrellato la rete alla ricerca di un dataset che potesse permetterci di dare lustro sia all’opera che alla sua profondità temporale come tratto di assoluta importanza anche per tutte le serie che l’hanno presa come riferimento.

Abbiamo quindi scelto di visualizzare tutti i livelli combattimento censiti nell’arco delle prime serie basate sul manga di Toriyama grazie ad una base dati messa a disposizione su Kaggle, in cui sono indicati i valori di potenza combattivi direttamente esplicitati (grazie allo scouter di rilevamento che fa la sua prima comparsa all’inizio di Dragon Ball Z come dotazione dei guerrieri Saiyan, razza alla quale Goku scopre di appartenere proprio ad inizio della seconda serie) oppure derivati a partire da quelli dei capitoli precedenti, senza dimenticare l’apporto dei videogiochi nati sull’onda del successo di quello che poi è diventato un brand a tutti gli effetti.
Grazie al nostro scouter, col pulsante posizionato alla destra del “visore” è possibile passare da una serie all’altra, in modo da poter poi scegliere da menu a tendina quale sia la saga (o il film) specifico di cui voler approfondire l’analisi dei livelli combattivi visualizzati su fondo verde per Dragon Ball Z, mentre il fondo rosso è dedicato alla serie originale Dragon Ball.

 

Partendo dagli albori di Dragon Ball, la trama si sviluppa attorno alle vicende di un bambino di nome Goku che si presenta già in maniera molto singolare essendo dotato di una coda scimmiesca e alla quale sarà legato a doppio file durante tutte le avventure che lo porteranno a conoscere nuovi amici-nemici-rivali, e soprattutto alla ricerca delle sette sfere del drago tramite cui è possibile evocare un maestoso drago in grado di esaudire qualunque desiderio.

Attraverso i vari passaggi della storia, la narrazione – pur mantenendo salda la parte esplorativa di un pianeta terra abitato anche da buffi animali antropomorfi – sposta progressivamente il focus dall’avventura per cercare le preziose sfere verso un orizzonte più improntato sul combattimento in cui il passare del tempo viene scandito dall’indimenticabile torneo di arti marziali.

È in questa circostanza che Goku ha modo di misurarsi ed affinare le proprie doti di combattente, affrontando i personaggi principali della serie come gli amici Crillin e Yamcha, il maestro Roshi (sotto mentite spoglie) ed anche i primi due veri villain di riferimento, Tien e Piccolo, anche se poi questi ultimi avranno modo di redimersi nel corso del tempo in maniere diverse.

Se la prima serie si conclude con quello che potrebbe sembrare un finale potenzialmente autoconclusivo che vede Goku trionfare come campione del torneo, protettore della pace sulla Terra ed anche pronto a convolare a nozze, l’inizio di Dragon Ball Z parte subito col botto facendoci sapere che la strana coda di Goku non è poi così strana una volta che si scopre che il giovane protagonista non è un terrestre ma un Saiyan – nota razza di combattenti – inviato del pianeta Vegeta quando era poco più di un neonato con l’obiettivo di conquistare la Terra.

Questo sarà solo il primo di tanti piccoli tasselli che vedranno l’universo (in senso letterale) della storia allargarsi sempre più varcando i confini della Terra, verso pianeti e galassie sperdute fino a scomodare persino le divinità protettrici di questo panorama costellato da combattenti sempre più forti e con una caratterizzazione tutte le volte capace di rinnovarsi, facendo leva sull’avanzamento dei personaggi principali che assumono così caratteristiche praticamente epiche, anche se un po’ a discapito delle altre figure iniziali, relegate al ruolo di comparse.

Benchè ogni macro arco narrativo abbia un sottoinsieme di micro trame che servono per “colorare” i passaggi fondamentali della storia (come potete poi consultare dal menu a tendina di ciascuna dello scouter presentato nel grafico), si potrebbe dire che Dragon Ball Z è costituito da quattro momenti distinti, tutti associati al cattivo di turno.

Si parte dalla saga dei Saiyan con la quale viene introdotto Vegeta, l’eterno e fiero rivale di Goku nonchè principe della loro razza, alla quale fa seguito la saga di Namek (paese natale di Piccolo) in cui compare forse il vero villain dell’opera, ossia Frieza che – come molti hanno sempre sostenuto – sarebbe dovuto essere il nemico finale secondo l’idea di Toriyama, anche alla luce del raggiungimento dello status di Super Saiyan da parte di Goku che fermò l’Italia – o almeno i giovani (vedasi il sottoscritto) che seguivano gli episodi quotidiani da venti minuti su Italia Uno – come pochi altri eventi televisivi.

Ma si sa come funzionano certi meccanismi quando qualcosa funziona; si tende a continuare, cavalcandone il successo, mettendo un po’ in secondo piano i disegni di una trama molto probabilmente pensata per essere più breve.

Nacquero così la saga degli androidi avente come “cattivo” di turno Cell – l’essere perfetto – e quella di Majin Buu che nella sua smisurata epicità (basti vedere anche i livelli di combattimenti ormai arrivati a cifre inimmaginabili, figlie di supposizioni e proiezioni basate sui già alti valori precedenti) riuscì in qualche modo a porre fine alle avventure degli Z fighter, almeno per quel momento.

Vogliamo quindi lasciarvi con un saluto ad Akira Toriyama e l’invito ad indossare virtualmente il nostro scouter così da ripercorrere numericamente le avventure di Goku e dei suoi amici che resteranno nella storia come un testamento indelebile e metro di riferimento per tutti i manga che verranno aventi la stessa matrice orientata al combattimento.

 

Per approfondire .

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