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economia

Gli open data possono aiutarci ad affrontare le fake news?

Sappiamo che la protezione del cyberspazio dell’Ue è fondamentale per salvaguardare l’innovazione digitale da minacce e vulnerabilità. Una delle sfide contemporanee identificate da ENISA nel suo rapporto annuale sul panorama delle minacce alla cybersecurity (2022) è la diffusione della disinformazione. Questo articolo dal titolo Leveraging Open Data to Tackle Cyber Disinformation”  esplora come i dati aperti possono essere utilizzati per comprendere la percezione pubblica della disinformazione e dimostrare il potenziale dei dati aperti come strumento potente per combattere la disinformazione.

Disinformazione cibernetica in breve La disinformazione è definita come contenuto falso o fuorviante diffuso con l’intento di ingannare o ottenere vantaggi economici o politici, che può causare danni pubblici. La disinformazione si distingue dalla semplice informazione inaccurata perché è fatta deliberatamente con un intento consapevole e, in certe circostanze, può rappresentare una minaccia cibernetica.

Percezioni dei cittadini sui rischi della disinformazione I dati aperti possono aiutare a comprendere i rischi della disinformazione e il suo impatto sulla società. Studi dell’UE mostrano una diminuzione della fiducia nei media tradizionali e un aumento della dipendenza dai social media e da altre piattaforme online tra i giovani, che potrebbero essere fonti di notizie non verificate. Come esempio di impatto sulla società, una ricerca della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound), un’agenzia dell’UE, ha riferito che la fiducia nei media dell’UE è in calo. Questo risultato è supportato da un Eurobarometro su media e notizie (2022) che ha mostrato un senso di dubbio tra gli intervistati riguardo ai media online. In particolare, i tradizionali media radiotelevisivi e cartacei (e gli account online di questi media tradizionali) si classificano in media al primo posto come fonti di notizie affidabili (rispettivamente 49% e 39%). Ciò vale per tutti i gruppi di età, come possiamo vedere nella Figura 1. Ad esempio, sia gli intervistati più giovani di età compresa tra 15 e 24 anni (41%) e gli intervistati più anziani di età pari o superiore a 55 anni (56%) riferiscono un’elevata fiducia nei media radiotelevisivi tradizionali, sebbene esista una Differenza di 15 punti percentuali nei livelli di fiducia riportati da questi due gruppi di età.

Fonti di notizie attendibili nell’UE-27 per fascia di età Fonte: Eurobarometro Media & Sondaggio sulle notizie 2022

Oltre al calo di fiducia nei media, la disinformazione rappresenta un altro rischio per la società poiché tenta di interferire nei processi decisionali democratici. Lo studio Eurobarometro sulla democrazia e le elezioni (2018) ha analizzato la preoccupazione dei cittadini riguardo alle interferenze elettorali e elettorali. Gli intervistati più spesso hanno risposto di essere preoccupati per la manipolazione delle elezioni attraverso attacchi informatici (61%). La preoccupazione per gli attacchi informatici che manipolano le elezioni è stata maggiore della preoccupazione per attori stranieri e gruppi criminali che influenzano segretamente le elezioni (59%), il risultato finale di un’elezione manipolata (56%) o persone costrette a votare in un modo particolare (55%)

La preoccupazione dei cittadini riguardo alle elezioni influenzate da mezzi diversi
Fonte: Eurobarometro su democrazia ed elezioni 2018

 

L’IA può facilitare la diffusione della disinformazione L’intelligenza artificiale (IA) può essere uno strumento potente, ma può anche essere utilizzata per diffondere disinformazione. Gli algoritmi di IA possono creare involontariamente “bolle di filtro”, dove gli individui vedono contenuti che rafforzano le loro credenze preesistenti, e possono generare informazioni errate, parziali o inesatte.

Dati Aperti come strumento contro la disinformazione facilitata dall’Ia I dati aperti possono essere utilizzati per combattere la disinformazione e altri rischi cibernetici. Durante la pandemia di COVID-19, ad esempio, è stato sviluppato il “Covid Fake News Detector” basato su dati aperti. Durante la pandemia di COVID-19, il Covid Fake News Detector  consente alle persone di controllare le notizie in tedesco sul COVID-19. 19 per determinarne l’attendibilità. Un altro caso d’uso più recente che illustra la potenza degli open data è il database EUvsDisinfo. EUvsDisinfo è gestito dalla task force East StratCom del Servizio europeo per l’azione esterna e utilizza servizi di analisi dei dati e di monitoraggio dei media in quindici lingue per identificare, compilare e denunciare la disinformazione proveniente dai media filo-Cremlino. Il risultato è un archivio unico e open source consultabile che attualmente memorizza oltre 6500 campioni di disinformazione pro-Cremlino. La task force mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla disinformazione e sul suo impatto sulle società dell’UE e continua ad aggiornare settimanalmente il database e a fornire una sintesi delle tendenze.

I dati aperti possono essere utilizzati anche per promuovere l’alfabetizzazione mediatica e aiutare i cittadini a individuare la disinformazione ed evitare attacchi informatici. L’ Osservatorio europeo sui media digitali è un’iniziativa lanciata dall’UE e utilizza fonti di dati aperte per raccogliere e analizzare informazioni relative alle campagne di disinformazione. L’Osservatorio promuove inoltre la condivisione di dati aperti per migliorare la trasparenza e la cooperazione tra fact-checker e ricercatori per contrastare la disinformazione. Questa iniziativa funge da esempio di come rendere i dati liberamente accessibili possa consentire alle persone di valutare criticamente le informazioni che visualizzano online.

Nota per realizzare l’articolo abbiamo usato  WebPilot

Per approfondire. 

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