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cronaca

In Europa un bambino su quattro è a rischio povertà

Il valore esatto è il 24,7%, il dato arriva da Eurostat e fa riferimento al 2022. Secondo l’istituto europeo di statistica, lo scorso anno era questa la quota di minori a rischio di povertà o di esclusione sociale. Il che significa che o vive in una famiglia il cui reddito è al di sotto della soglia di povertà o è a rischio di deprivazione materiale (ad esempio perché non può mangiare carne, pesce o proteine vegetali una volta ogni due giorni) o vive in un’area a bassa intensità lavorativa. Indicatore statistico, quest’ultimo, che misura la quantità di persone tra i 18 e 59 anni che hanno lavorato per un tempo inferiore al 20% di quello potenziale (ad esempio due mesi e mezzo in un anno o per un periodo inferiore ad 8 ore la settimana) nell’anno precedente alla rilevazione.

Tutte circostanze che riguardano il 28,5% dei minori italiani, il quarto dato più alto a livello europeo, subito dopo quello di Romania (41,5%), Bulgaria (33,9%) e Spagna (32,2%). All’estremo opposto di questa classifica, si incontrano Danimarca (13,8%), Cechia (13,4%) e Slovenia (10,3%). Questa, invece, la distribuzione in numeri assoluti:

I numeri assoluti relativi ai minori a rischio di povertà o esclusione sociale riflettono, per ragioni facilmente intuibili, quelli relativi alla popolazione. Nel senso che la Germania è la nazione dell’Unione europea più popolosa, seguita dalla Francia (che però ha un numero più alto di minori a rischio povertà) e dall’Italia. Il punto di questo grafico è dire che i minori italiani che Eurostat considera a rischio sono 2,66 milioni, esattamente tanti quanti gli abitanti di Calabria e Umbria messi assieme. E che il 13,3% dei minori europei a rischio di povertà o eslcusione sociale ha una carta di identità italiana.