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cronaca

Chi leggeva poco vi si dedica sempre meno, mentre chi leggeva già tanto lo fa ancora di più

La popolazione italiana per quanto concerne la lettura è sempre più polarizzata: chi leggeva poco vi si dedica sempre meno, mentre chi leggeva già tanto lo fa ancora di più. Stando all’ultima nota Istat, nel 2021 i non lettori, ossia chi non ha letto nell’ultimo anno almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali, erano il 40,8% della popolazione con più di sei anni; un anno dopo erano il 39,3% della popolazione, esattamente come 22 anni fa. Mai i non lettori erano stati così tanti. 1,5% di non lettori in più in un solo anno significa 840 mila persone, su 56 milioni di italiani sopra i 6 anni.
La polarizzazione emerge anche nel fatto che chi non ha studiato oltre alla licenza media legge pochissimo e sempre meno, nonostante vi siano libri per tutti i gusti. Oggi si dedica alla lettura il 68,9% dei laureati, il 43,2% dei diplomati e solo il 17,1% di chi possiede al massimo la licenza media. Il rapporto tra titoli di studio alti e titolo di studio bassi è pari a 4 lettori su 1, mentre era pari a 3 a 1 nel 2010.
Il gap lo si nota anche osservando gli iscritti alle biblioteche. Tra le persone di 25 anni e più si riscontrano forti differenze nella partecipazione a seconda del livello di istruzione. La quota di laureati che frequentano la biblioteca è di oltre sei volte superiore rispetto a quella di chi possiede al massimo la licenza media (16,8% contro 2,6%) ed è più di due volte superiore rispetto a quella di chi ha conseguito il diploma superiore (7,5%).

Crescono solo i lettori forti (cioè chi leggeva già tanto)

L’unica categoria che cresce sono i lettori detti “forti” cioè chi legge almeno un libro al mese, cioè 12 libri l’anno, nonostante come numero siano sempre pochi – il 6,4% della popolazione. I lettori deboli – coloro che leggono da 1 a 3 libri l’anno, solitamente in vacanza d’estate – sono in calo perenne da 20 anni a questa parte, toccando quota 17%, e lo stesso vale per i lettori medi, che rappresentano il 15% del totale.
Se vogliamo c’è una notizia che possiamo dire almeno non essere negativa: in media in 22 anni siamo passati da 6,3 libri letti all’anno, come media nazionale, a 7,4 libri. Parallelamente, la quota di lettori forti è aumentata di 4,3 punti percentuali. Tale andamento si è registrato principalmente tra le lettrici (che leggevano in media 6,3 libri in un anno nel 2000 e arrivano a 7,9 nel 2022) e tra i lettori di 60 anni e più, passati da 7,2 libri nel 2000 a 9 nel 2022.
Rilevante è la differenza di genere: la percentuale delle lettrici è del 44%, quella dei lettori del 34,3%. La distanza di genere in favore delle donne iniziò a manifestarsi nel 1988, 35 anni fa. Le lettrici erano il 39,3%, mentre i lettori il 33,7%. Lo scarto massimo si è registrato nel 2015 quando le lettrici erano 14 punti percentuali in più dei lettori. La quota di lettori forti è più alta tra le lettrici che non tra i lettori (il 17,5% contro il 14,7%). Inoltre, valori più elevati di lettori forti si osservano tra le persone di 60 anni e più, dove si raggiunge il 22% dei lettori. Al contrario, sono gli uomini a presentare più spesso un profilo di lettore debole (il 48% contro il 41,8% delle donne) e anche i ragazzi di 11-14 anni, dove circa un lettore su due legge al massimo 3 libri in un anno.

Le biblioteche ancora non hanno recuperato

Un secondo aspetto da tenere in considerazione è che le biblioteche non hanno ancora recuperato la loro utenza rispetto al pre-pandemia. Va in biblioteca il 14% di chi vive al nord, il 9,2% di chi vive nelle regioni del centro e solo il 5,7% di chi risiede al Sud. Nel 2022 il numero di persone e di ragazzi in particolare, che hanno fruito una qualche biblioteca è cresciuto rispetto al calo drammatico del biennio 2020-2021 che ha visto chiudere le biblioteche per la pandemia, ma siamo ancora lontani rispetto ai numeri pre 2020. Nel 2022 i bambini di 3-5 anni e i giovani e giovanissimi tra i 6 e i 24 anni mostrano i livelli più distanti rispetto al periodo pre-pandemico, con riduzioni sul 2019 del 9,8 per i primi e di del 13,5 punti percentuali per i secondi.
Nel complesso il 10,2% della popolazione di 3 anni e più si è recata in biblioteca almeno una volta nel corso dell’anno 2022, dato in aumento rispetto al 7,4% del 2021, ma ancora distante dal 15,3% del 2019. I frequentatori più assidui sono i ragazzi e le ragazze con meno di 25 anni, con una quota più che doppia rispetto al resto della popolazione: il 23,5% contro 10,2% della media generale.
Va detto che molti usano la biblioteca online, per esempio scaricando ebook. Bisogna considerare che spesso le biblioteche non hanno orari compatibili con la vita professionale, mentre è possibile scaricare online in qualsiasi momento. Ha questa abitudine il 6,4% degli iscritti a qualche biblioteca, percentuale rimasta stabile anche dopo l’apertura fisica delle biblioteche. Durante la pandemia, nel 2021, il 6,8% delle persone con più di 6 anni ha effettuato almeno un accesso on-line collegandosi ad un sito internet per consultare cataloghi, libri, prenotare prestiti o altro, mentre il restante 4,8% ha usufruito dei servizi bibliotecari recandosi fisicamente nella struttura. Nel 2022, con il più ampio ripristino della possibilità di accedere fisicamente alle biblioteche, l’accesso complessivo ha registrato un aumento di 1,8 punti percentuali rispetto all’anno precedente, arrivando al 13,5%. Ad aumentare nel 2022 sono stati gli accessi non virtuali, passati dal 4,8% del 2021 al 7,2% del 2022.