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cronaca

Nel 2022 le visite specialistiche sono ancora di meno del periodo pre-pandemico

 

Fatte 100 le prestazioni in specialistica ambulatoriale erogate nel 2019, prima della pandemia, nel 2022 ne sono state erogate 83. In particolare 92 ecografie addominali, ostetriche e ginecologiche, il 76% degli elettrocardiogrammi del 2019; è stato fatto l’84% di prime visite rispetto al pre pandemia, l’85% di prime visite neurologiche, il 74% di quelle oculistiche. Sono state erogate 83 visite di controllo sulle 100 di quattro anni fa. Le uniche prestazioni, fra quelle esaminate da Agenas, per le quali nel 2022 sono stati recuperati i volumi, e addirittura superati, sono la Tac del capo e la risonanza magnetica muscoloscheletrica.

Rispetto al 2021, il recupero è evidente. Nel complesso su registrava il 79% delle visite rispetto al pre pandemia: l’88% delle ecografie all’addome, il 74% degli elettrocardiogrammi, il 77% delle prime visite, l’88% delle ecografie all’addome, il 90% di quelle ginecologiche e osttriche, il 78% delle visite di controllo.
In termini assoluti, le prestazioni erogate nel 2022 si assestano su valori decisamente inferiori al pre pandemia, ma in rialzo sul 2020 e anche sul 2021.
Le differenze regionali sono enormi. Solo considerando il 2022 come anno del “recupero” rispetto al valore del 2019, si passa dallo 0,78% della Toscana a un -45% di visite in provincia di Bolzano, al 32% in meno in Valle d’Aosta, al -20% di Sardegna e Calabria.
Anche la domanda di prestazioni è calata con la pandemia. Nel 2019 si contavano 54,14 visite di controllo per 100 abitanti, nel 2022 45,57; 8,74 richieste di elettrocardiogramma, nel 2022 6,75. 36 prime visite (non ginecologiche né oculistiche) per 100 residenti, contro le 31 del 2022. 6,62 ecografie addominali, mentre nel 2022 solo 5,95.

Sono i dati che Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, pubblica come grafici interattivi all’interno di un cruscotto statistico. Abbiamo chiesto loro di inviarci i dati in formato utilizzabile (excel) e siamo andati a fare due conti sui volumi e sulle variazioni percentuali nel periodo 2019-2022 delle prestazioni erogate in regime di specialistica ambulatoriale.

Per capire se la diminuzione delle visite specialistiche abbia significato un peggioramento della salute degli italiani, è necessario provare ad accostare questi numeri con i dati sulle diagnosi e sui decessi, per ogni categoria di malattia.

Per quanto riguarda l’oncologia ad esempio, i dati li fornisce attualmente AIOM, attraverso l’infrastruttura di Registri Tumori regionali. L’ultimo rapporto, pubblicato a dicembre 2022, evidenzia chiaramente che la pandemia ha causato un aumento della mortalità dei pazienti oncologici, soprattutto nei maschi, in età avanzata, in quelli con tumore diagnosticato da meno di 2 anni, o con tumori ematologici. I casi di tumore stimati per il 2022 è più alto che mai. 390.700 nuove diagnosi, un numero che pone interrogativi per i quali attualmente non ci sono – scrivono gli esperti di AIOM – risposte esaurienti.
La pandemia ha anche determinato, nel 2020, un calo delle nuove diagnosi, in parte legato all’interruzione degli screening oncologici, in parte al rallentamento delle attività diagnostiche. Per molte sedi tumorali, questi rallentamenti e interruzioni di attività hanno causato uno spostamento da forme precoci verso quelle più avanzate, anche se con una forte variabilità geografica, correlata alla diversa attitudine alla partecipazione ai programmi di prevenzione secondaria e alla capacità di “recupero” del sistema sanitario.

Anche per le malattie cardiovascolari la prevenzione con visite periodiche di controllo è importante, per abbattere il rischio di eventi acuti. Il Piano Nazionale Esiti di Agenas raccoglie una serie di indicatori di performance delle strutture ospedaliere in Italia.  Il rapporto 2022 copre il triennio 2019-2021 e ha documentato anche per il 2021 l’impatto della pandemia in termini di riduzione delle ospedalizzazioni e tentativi di ripresa delle attività rimaste indietro. Nel 2021, si è registrata una lieve ripresa delle ospedalizzazioni (500 mila ricoveri in più rispetto al 2020), ma i volumi rimangono comunque al di sotto dei livelli prepandemici: 1 milione e 200 mila ricoveri in meno rispetto al 2019, che si sommano a 1 milione e 700 mila ricoveri non effettuati nel 2020.

Qualche esempio:la mortalità a 30 giorni da un episodio di infarto si è leggermente ridotta nel 2021 rispetto al 2020 (7,7% vs. 8,4%), con riavvicinamento al trend prepandemico (valore atteso pari a 7,3%). La mortalità a 30 giorni dal ricovero per frattura di femore è rimasta stabile rispetto al 2020 (6,4% vs. 6,6%), ma è comunque più elevata rispetto al periodo prepandemico (5,1% nel 2019).
L’assistenza in ambito oncologico ha fatto registrare nel 2021 importanti segnali di ripresa. Ad esempio, le ospedalizzazioni per tumore maligno della mammella, che nel 2020 si erano ridotte dell’11% (circa 6 mila interventi in meno rispetto all’atteso), sono tornate ai livelli prepandemici.

Andata peggio l’area muscolo-scheletrica, per la quale si evidenzia una significativa ripresa delle attività programmate rispetto al 2020 (soprattutto in ambito privato), con un aumento di 18 mila interventi di protesi d’anca e 14 mila interventi di protesi di ginocchio. Rimane tuttavia un gap rispetto ai livelli prepandemici: nel biennio 2020-2021, la perdita complessiva rispetto al trend è stimabile in circa 27 mila interventi di protesi d’anca e 39 mila interventi di protesi di ginocchio.